Con una cerimonia solenne nella piazza d’armi della caserma Piave, Giuseppe Zafarana ha lasciato nel pomeriggio di oggi la Guardia di Finanza dopo 42 anni di servizio, gli ultimi 4 da comandante generale. Sul suo successore non c’è però ancora l’accordo nel Governo. E Giancarlo Giorgetti, non a caso, ha parlato di “scelta non semplice”, che si conclude con una deliberazione del Consiglio dei ministri. “Su proposta del ministro dell’Economia” ha anche sottolineato, rimarcando le proprie prerogative e confermando le tensioni nella maggioranza. In attesa che la politica decida, le Fiamme Gialle saranno rette dal comandante in seconda, il generale Andrea De Gennaro.
Proprio De Gennaro è il nome al centro dell’impasse. Sul fratello dell’ex capo della Polizia e del Dis, Gianni, puntavano forte la premier Giorgia Meloni ed il suo plenipotenziario del comparto Intelligence, il sottosegretario Alfredo Mantovano. Ma giovedì scorso, nel corso di un franco confronto a Palazzo Chigi, si sono messi di traverso Giorgetti, in asse con il titolare della Difesa, Guido Crosetto. I due – il primo è il ministro proponente la nomina, il secondo quello “concertante” – avevano un altro candidato: il generale Umberto Sirico. E’ passata una settimana, i contatti si sono susseguiti febbrili nell’esecutivo per cercare di arrivare ad un’intesa, magari su un nome terzo. Ma non c’è stato nulla da fare.
Proprio oggi c’era una dead line: la data delle dimissioni di Zafarana, che da domani sarà presidente dell’Eni. L’obiettivo era quello di evitare sgrammaticature istituzionali ed arrivare alla cerimonia con il passaggio di consegne tra il comandante uscente e quello entrante. Non è stato così e le Fiamme Gialle saranno ora guidate da un “reggente”. Nel discorso di commiato Zafarana ha ringraziato il suo comandate in seconda che, “in attesa delle determinazioni dell’autorità di Governo, assumerà la reggenza temporanea dell’istituzione”. E Giorgetti nel suo intervento ha ammesso che i nodi non si sono sciolti.
Fare il comandante di 57mila finanzieri, ha spiegato, “è una grande responsabilità. Per questo la sua nomina richiede un processo complesso e condiviso che si conclude con una deliberazione del Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Economia di concerto con quello della Difesa”. Si tratta, ha evidenziato, “di una designazione delicata, una scelta non semplice che deve ricadere sul candidato più autorevole in una platea di generali tutti di primissimo piano”. Gli undici possibili candidati erano tutti presenti oggi sul palco ma sarebbero i generali Fabrizio Cuneo, Fabrizio Carrarini e Ignazio Gibilaro a comporre la terna alternativa proposta dalla premier se non passasse De Gennaro. Il cui nome rimane comunque ancora sul tavolo e, nel frattempo, è formalmente alla guida delle Fiamme Gialle, sia pure da reggente. Mentre, a questo punto, sembrerebbe fuori gioco il generale Sirico.
Giorgetti sembra però intenzionato a non farsi passare la nomina sulla testa. Dall’altro lato, FdI non è disposta ad ingoiare che la Lega indichi due cariche chiave del comparto sicurezza: oltre alla Gdf, è infatti in ballo la nomina del nuovo capo della Polizia, l’attuale vicedirettore dell’Aisi, Vittorio Pisani, sul quale invece è stata trovata la quadra. Pisani è proposto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi ed ha il gradimento del partito di Matteo Salvini. Giovedì prossimo è in programma il Consiglio dei ministri, ma al momento sembra che non siano ancora maturi i tempi per una fumata bianca. E intanto ci sono due “servitori dello Stato” in bilico su due poltrone delicate tra Polizia e Finanza: Lamberto Giannini (destinato a fare il prefetto di Roma con poteri per il Giubileo 2025) e Andrea De Gennaro.