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Xian Fashion Town, in Cina si lavora ad un hub della moda con le imprese italiane

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La città cinese di Xian punta a diventare un hub per moda e cerca imprese e designer italiani pronti a investire. In cambio offre supporto logistico, di marketing e finanziario. Il progetto e’ stato svelato alla settimana della Moda di Milano, dove la Xian Fashion Town ha portato – grazie alla collaborazione con la Camera della Moda – sette designer cinesi emergenti, perche’ uno dei suoi obiettivi e’ anche supportare gli “astri nascenti” dell’industria cinese della moda. Nella citta’ nota nel mondo per l’Esercito di Terracotta e’ stato avviato un piano per costruire un distretto del lifestyle. Il progetto, sotto l’egida della ‘Belt & Road Initiative’, e’ affidato ad una joint venture al 55% privata e 45% pubblica. Alle aziende pronte a dare vita ad una filiera locale verra’ data assistenza gratuita. In determinati casi sara’ offerto anche “un aiuto per la ricerca di finanziamenti – ha spiegato Helen Tu, Ceo di Chic Investiment, societa’ partner della joint venture -. Potremmo anche prevedere un ingresso in minoranza nelle imprese avviate in Cina”.

I consumatori cinesi, per Tu, cercano il ‘bel vivere italiano’. I prodotti italiani sono di qualita’ e quindi costosi ma “certe marche non sono abbastanza note, percio’ spesso i cinesi continuano a preferire quelle piu’ note, come Prada o Gucci”. La Fashion Town offre quindi la possibilita’ di aumentare la notorieta’ di un marchio e la conoscenza del mercato cinese, per evitare ‘incidenti’ come quello capitato a Dolce & Gabbana “che non hanno capito abbastanza a fondo la nostra cultura” ha concluso Tu. I lavori per 10 miliardi di yuan (1,3 miliardi di euro) sono gia’ partiti e dovrebbero concludersi nel 2022, ma gia’ quest’anno sara’ operativo l’Exhibition Centre. Alla presentazione dei sette designer cinesi e’ arrivato anche Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda. “Il Fashion Hub di Milano – ha spiegato – conferma sempre piu’ la sua vocazione di laboratorio dei nuovi talenti”.

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La Dieta Mediterranea: modello di sostenibilità e salute al centro dell’evento alle Nazioni Unite

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La dieta mediterranea, molto più di un semplice regime alimentare, si è affermata come simbolo di identità culturale, sostenibilità ambientale e salute globale. Questo è stato il tema centrale dell’evento “Mediterranean Diet: A Living Heritage, Unleashing One Health”, tenutosi ieri presso la sede delle Nazioni Unite a New York, promosso dalle Missioni permanenti di Italia e Marocco in collaborazione con il Comune di Pollica e il supporto del Future Food Institute.

Un patrimonio culturale vivente

L’evento ha celebrato il 14º anniversario del riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco. È stata un’occasione per riaffermare l’importanza di questo modello non solo dal punto di vista alimentare, ma anche come pilastro per lo sviluppo sostenibile e la promozione della salute.

Rappresentanti di istituzioni come la Fao, l’Unesco e il mondo accademico hanno sottolineato come la dieta mediterranea possa essere un faro per l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, affrontando temi come la riduzione dell’impatto ambientale e i benefici sulla salute umana.

L’impegno di Pollica e il modello cilentano

Pollica, capofila della rete delle Comunità Emblematiche Unesco, ha annunciato la sua candidatura a Città Creativa della Gastronomia Unesco. Stefano Pisani, sindaco di Pollica, ha spiegato: «Abbiamo dimostrato come il modello della dieta mediterranea possa tradursi in azioni pratiche, dall’urbanistica integrata al Master Plan Cilento Sud, fino a progetti innovativi come il Mediterranean Mind Lab».

Questi progetti, supportati dal Future Food Institute, consolidano il Cilento come cuore pulsante della dieta mediterranea, unendo tradizione e innovazione in un laboratorio internazionale di rigenerazione ecologica.

Presidi della Dieta Mediterranea nel mondo

Durante l’evento sono stati presentati i “Presidi della Dieta Mediterranea nel Mondo”, un’iniziativa volta a celebrare le eccellenze culturali e gastronomiche. Tra i primi riconoscimenti:

  • Pasquale Cozzolino, chef italiano noto a New York per i suoi ristoranti “Ribalta” e “Amo”.
  • Rossella Episcopo ed Emiliano Cammardella, promotori cilentani del progetto “Flora”.

Un’eredità per il futuro

Sara Roversi, presidente del Future Food Institute, ha ribadito: «La dieta mediterranea è un modello perfetto per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il nostro impegno è trasformarlo in un’eredità viva e tangibile per il pianeta». Questo approccio conferma come la dieta mediterranea non sia solo un patrimonio culturale, ma una risorsa per il futuro del pianeta.

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Global Summit sulla Dieta Mediterranea: Pollica al centro del futuro della nutrizione e della sostenibilità

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La Dieta Mediterranea non è solo un insieme di abitudini alimentari, ma un modello di vita olistico capace di promuovere sostenibilità, relazioni sociali e salute. Questo il messaggio centrale emerso dal Global Summit “Mediterranean Diet Feeds the Future”, organizzato dal Comune di Pollica con il supporto del Future Food Institute.

Un evento globale per celebrare la Dieta Mediterranea

Il Summit ha toccato diverse tappe: Portici (Napoli), Pollica (Salerno), e culminerà con una missione globale a New York, presso la sede delle Nazioni Unite, il 21 e 22 novembre. La celebrazione coincide con il 14º anniversario del riconoscimento Unesco della Dieta Mediterranea come Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Tra i protagonisti del Summit, il presidente del Culinary Institute of America, Michiel Bakker, ha offerto una visione ispiratrice sul “Futuro della Nutrizione e della Sostenibilità”. In un intervento rivolto in particolare alle giovani generazioni, Bakker ha elogiato la Dieta Mediterranea come un modello replicabile in tutto il mondo:

“La Dieta Mediterranea è un sistema olistico. Pollica è un chiaro esempio di come l’intera comunità possa unirsi per valorizzare le tradizioni locali, mantenendole vive per le generazioni future”.

Pollica, la comunità emblematica della Dieta Mediterranea

Pollica, con il suo Paideia Campus del Future Food Institute, rappresenta un laboratorio vivente di sostenibilità e innovazione. Durante il Summit, la comunità locale ha partecipato attivamente a un pranzo tipico domenicale, in cui cavatelli fatti in casa, verdure fresche e convivialità hanno celebrato il valore culturale e sociale della Dieta Mediterranea.

“Essere qui è semplicemente magico,” ha affermato Bakker. “Tuttavia, mantenere questo ecosistema richiede un lavoro quotidiano e un forte impegno della comunità. Il Future Food Institute, che seguo dal 2012, svolge un ruolo fondamentale nel diffondere e preservare questi valori.”

Relatori di spicco e visioni innovative

Il Summit ha accolto esperti internazionali provenienti da diversi settori:

  • Peter Klosse, fondatore di T.A.S.T.E. Foundation, ha approfondito il legame tra cibo e scienza.
  • Jelena Ivanisevic, ricercatrice senior dell’Istituto di Etnologia di Zagabria, ha illustrato le connessioni tra tradizione e cultura alimentare.
  • Lisa Sasson, associate dean della New York University, ha sottolineato l’importanza di trasmettere questi valori a livello globale.
  • Jay Tompt, esperto di economia rigenerativa, ha evidenziato come la Dieta Mediterranea possa essere un volano per la trasformazione locale: “Il modello Pollica dimostra come il cibo possa diventare un catalizzatore di cambiamento sostenibile.”

La Dieta Mediterranea come patrimonio universale

Il Global Summit ha ribadito l’importanza della Dieta Mediterranea non solo come patrimonio culturale, ma come stile di vita integrato, capace di affrontare le sfide globali della sostenibilità e della salute. Attraverso eventi come questo, Pollica si conferma un punto di riferimento internazionale per l’innovazione agroalimentare e la tutela delle tradizioni.

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Alta cucina italiana supera prova del tempo, tante stelle longeve

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L’alta cucina in Italia sembra reggere bene la prova del tempo, e sono tante le insegne che nel celebrare i primi 70 anni della Guida Michelin Italia, ieri a Modena, hanno celebrato anniversari a due zeri della propria attività di ristorazione. “Conservare una stella Michelin non è un passo banale per un ristorante, ancor più conservare le tre stelle Michelin, il massimo riconoscimento per quelle realtà che sanno offrire emozioni uniche che meritano un viaggio ad hoc. L’Italia ha mantenuto i 13 ristoranti tristellati della scorsa selezione; tutti confermati con la novità del nuovo ristorante 3 stelle “Casa Perbellini – 12 Apostoli”, a Verona.”

A dirlo, dal palco della presentazione della guida Michelin Italia 2025, è Gwendal Poullennec, direttore Internazionale delle Guide Michelin. “E’ andata bene” hanno commentato a caldo la bella “pagella”, o meglio il rating al top, Massimo Bottura e Massimiliano Alajmo, come fossero alunni indisciplinati. Ma sia durante che dopo la cerimonia alla grande emozione di Perbellini e della moglie Silvia Bernardocchi si è aggiunta quella dei tanti chef, come Gennaro Esposito, due stelle Michelin alla Torre del Saracino, che si congratula con “uno dei grandi maestri della cucina italiana che è entrato nell’èlite dei tristellati”.

E come già successo con Uliassi e Cannavacciuolo, ogni nuovo ingresso nel gotha è accompagnato da una standing ovation e dalla commozione, perchè è quasi un nodo che si scioglie veder dare il massimo riconoscimento a professionisti di lunga esperienza, nel caso di Perbellini a 60 anni, dopo 46 anni di lavoro in cucina e in pasticceria. “È stato emozionante” ha detto Alberto Santini del tristellato “Dal Pescatore” , tristellato dal 1995 , “ero un bambino quando per la prima volta sono andato con i miei al suo ristorante e ora vedo il giusto riconoscimento di una vita di lavoro. Ora il nostro compito è accogliere e mettere a proprio agio chiunque faccia l’esperienza della tavola a tre stelle, talvolta ricevuta in dono da uno smartbox scelto dagli amici”.

“La selezione 2025, con 393 ristoranti stellati rappresenta – ha sottolineato ancora Poullennec – una fotografia che conferma l’eccellenza della cucina italiana, fatta di tradizioni, contaminazioni e innovazione””. Ma quel che è emerso in questa edizione è la longevità dello stile italiano nel fare impresa nella ristorazione, spesso a conduzione familiare, e la capacità di trasmettere questa esperienza sul campo alle nuove generazioni di professionisti. Heinz Beck, ad esempio, ha celebrato con un abbraccio collettivo la conferma delle tre stelle a La Pergola a Roma e i 20 anni dalla prima assegnazione. Sempre nel Lazio il cuciniere Salvatore Tassa vanta 29 anni con la stella Michelin per le “Colline ciociare”.

E da Vico Equense, in Campania, Peppe Guida rimarca che non ha “mai dato per scontato la riconferma. Sono 18 anni che ogni anno ne gioisco”. Il recordi di longevità spetta ad “Arnaldo” a Rubiera (Reggio Emilia), ristorante in guida sin dal 1956 e con la stella dal 1959″ ha precisato Marco Do, responsabile Relazioni Michelin Italia. “Noi siamo custodi – ha detto lo chef Roberto Bottero – di una tradizione da 88 anni; io e Ramona siamo alla terza generazione. E adesso c’è già un figlio che lavora in sala. Il filo conduttore alla nostra tavola è rimanere ancorati alla nostra tradizione, con la spugnolata ad esempio e naturalmente il carrello del bollito e degli arrosti, molto apprezzato dai clienti che passano qui da generazioni. Ultimamente tanta gente ci fa i complimenti per il discorso di ritrovare i sapori che non sentiva più, da noi – conclude con orgoglio – si sentono sapori che altrove sono ormai persi”.

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