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Corona Virus

Vivere su un’isola durante l’isolamento della quarantena

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Non è la tempesta che oggi ti costringe a rimanere sulla tua terra in mezzo al mare, non sono le onde dell’acqua, ma quelle di un tracciato statistico, non è il vento che ti spruzza sul viso le goccioline salmastre, ma potrebbe essere l’aria che respiri se non rispetti le distanze sociali, comunque tu sei li, sempre sulla tua isola, che sempre amerai, anche se un virus oggi ti costringe a viverla isolata quando invece tu l’avevi collegata con i tuoi ponti e i tuoi pensieri alla terraferma. Abitare l’ isola rispettando la  quarantena, i pensieri di chi ci vive

Lucia Scalise-esperta d’arte contemporanea

Sono a Salina, nell’arcipelago Eoliano dove abbiamo sempre affermato: ”isolani si, isolati no”.
Ora invece ci ritroviamo inaspettatamente isolati, da tutto,ma non dal Covid19: 5 casi, e fra questo un uomo, un marinaio, non ce l’ha fatta. Tanto per una piccola comunitá come questa.
Nonostante il tempo bellissimo, non siamo ancora usciti dai ritmi invernali: pochi amici residenti, silenzio, enorme rilassatezza. Non è più così: le cenette con gli amici sospese,tensione per andare a fare una semplice spesa, è il silenzio. Il silenzio ha qualcosa di irreale, ha a che vedere con la notte, con l’immobilitá.
E poi non c’è più nessuna rilassatezza, fare la spesa era un momento d’incontro, lo scambio di una ricetta, una chiacchiera, una risata. Niente più di tutto questo, ma un fastidio, un sospetto, un saluto velocissimo.
Eppure mi sento privilegiata co un giardino, l’orto, la possibilità di leggere un libro seduta al sole. E invece no. Approfitto di tutto questo con una sottile, persistente angoscia. Non potermi muovere e, soprattutto, non poter essere raggiunta dai miei amici, non poterli abbracciare dopo una sola nottata in nave, è questo   mi provoca tristezza e angoscia.
E poi pensò alla nutrita comunità magrebina, qui sull’isola, che lavorano nell’edilizia e nei ristoranti. Li conosco quasi tutti, conosco i loro bambini.
Quanto durerá? È questa la domanda più angosciante.
Ed ho voglia d’urlare Isolani si, isolati no!

Donatella Pandolfi-docente

Vivo sull’isola di Procida da 30 anni,
napoletana d’origine ho scelto di vivere nel posto del cuore che apparteneva ai ricordi d’infanzia miei e della mia famiglia
Sono una docente ed insegno qui sull’isola nell’istituto F.Caracciolo-G.da Procida. Da un mese sono a casa isolata come tutti. Ho visto i miei allievi l’ultima volta dal vivo il 3 marzo, l’ultimo caffè al bar il 7 marzo, l’ultimo abbraccio con una collega il 2 marzo, l’ultimo bacio sulla guancia di un alunna il 2 marzo.
Non è reale questa situazione è come se il tempo fosse sospeso di giorno e di notte nei sogni riconquistasse la quotidianità persa , la notte nel sogno esco, incontro amici, discuto con i colleghi a volte sogno di essere in classe di salutare i ragazzi. Sono sogni che ogni giorno diventano più vivi ,quasi penso sia successo davvero…
La cosa più̀ bella all’inizio del fermo totale è stato il silenzio irreale, ascoltare il rumore della natura senza l’urlo dell’uomo che sovrasta ogni cosa.
Mi ha ricordato cosa mi spinse a lasciare la città e vivere qui su una piccola isola , mi spinse la voglia di sentire fisicamente la natura , di fare in modo che la natura entrasse nella mia testa con i suoi ritmi e i suoi suoni, il mare è natura prepotente e materna, dà e toglie, rigenera e atterrisce; un elemento che spesso rende impossibile il contatto con la terraferma, restiamo isolati per uno o due giorni, se arriva lo scirocco non si parte né si ritorna per 3 giorni, il Ponente invece intralcia le manovre dei traghetti nel porto . Qui il mare e il vento scelgono per noi e la vita è scandita dai capricci metereoligici Strano destino il nostro restare isolati su isola…isolati l’uno dall’altro con tanta natura e mare intorno da guardare dal terrazzo o da una finestra…

Enzo Rando-Fotografo

Ero al Ponte, i primi di marzo. Noi lo chiamiamo semplicemente ‘Ponte’ quello che è l’antico borgo di Celsa, il centro storico per eccellenza di Ischia, dove padroneggia il bellissimo Castello Aragonese. Una giornata calda, decisamente primaverile, si discuteva di quando avrebbe aperto Cocò, tra i caffè più apprezzati, in quei giorni chiuso per ordinaria manutenzione. Sì, perché per chi va al Ponte il caffè è una scusa. Nell’aria il profumo del pane caldo di Boccia e un salto nella libreria Imagaenaria, dove ancora vive la figura del libraio, lì entri ed al primo sguardo capiscono che libro cerchi. I pensieri erano già rivolti alla programmazione della vicina stagione turistica e allo stesso tempo pensavo a quelle ginestre lassù in alto quando sarebbero fiorite, per uno scatto ‘Castello tra le ginestre’. Sì, perché sono fotografo, con una vera passione verso il paesaggio, ho realizzato e ancora adesso in misura ridotta, serie di cartoline e calendari dell’isola d’Ischia, anche se per colpa del puntualissimo arrivo delle bollette ho dirottato verso la fotografia in studio e di interni. Quello che è successo l’8 marzo lo conosciamo tutti. L’isola ancora più isolata. L’isola nell’isola è piombata in un silenzio surreale. La mia fedele Nikon, ogni giorno con me, si è fermata come si sono fermate le date di lavoro in agenda. I primi giorni sono trascorsi ascoltando notizie di ogni tipo, le informazioni facevano da padrone e anche l’insonnia finalmente ha avuto la sua ghiotta occasione di esprimersi al meglio. Ci è stato chiesto di rallentare. E allora perché non ripescare quella vecchia agenda dove erano segnate le cose da fare con un ‘quando avrò tempo’. Piccoli lavori di manutenzione fai da te, quella serratura da sostituire, e poi, vogliamo parlare di quel libro; non l’avevo mai capito fino in fondo, ma adesso è il momento di affrontarlo a quattrocchi, sto parlando della “Camera Chiara” di Roland Barthes che adesso sta uscendo fuori nel suo essere degno capolavoro del linguaggio fotografico. A questo ci ho aggiunto un saggio su Luigi Ghirri, autore che mi sta molto a cuore. Ed è anche un momento che capisci che quella sciarpa che ti hanno regalato a Natale e che ti faceva proprio schifo, in fondo non è niente male! E poi perché no, pensavi che lo strudel di mele fosse difficilissimo da fare, e ci si riscopre anche ai fornelli. Anche i social mi sembra che abbiano preso una strada più matura, davvero quella di avvicinare, ed il bello di poter entrare nelle case di tanti, anche famosi, con grande disinvoltura. Mi sembra un’occasione per ridare un valore al tempo, alle piccole cose e ad osservare un fiore che lentamente sta sbocciando. La radio, la mia stazione preferita, accesa dalla mattina in ogni angolo della casa, ieri citava una frase di Frida Kahlo che più o meno diceva: “io vedo ancora orizzonti dove tu disegni confini”. In questa frase ci ho letto un ottimismo che cerco di conservare in questi giorni.

 

Isola d’Ischia, Italia, 8 Aprile 2012. Una veduta del porticciolo di Sant’Angelo di Ischia con la luna piena. Ph. Mario Laporta ag: CONTROLUCE
A view of little harbour of Sant’ Angelo at Ischia Island i south of Italy.

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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