L’Italia “è in grado” di reggere i rialzi dei tassi usando la prudenza che ha caratterizzato la Legge di bilancio: “Mantenere conti pubblici in ordine e, quindi, disavanzi ridotti e decrescenti nel tempo è cruciale”. Ma anche da Francoforte occorre un “approccio prudente” sull’intensità e la tempistica della stretta.
Dopo oltre due mesi di silenzio sulle scelte della Bce, il Governatore della Banca d’Italia riporta in campo le ‘colombe’ di fronte alle “tante voci nella Bce” e solleva un problema di comunicazione che “bisogna migliorare” da parte degli esponenti della banca centrale. Era da metà novembre, quando aveva chiesto un approccio “meno aggressivo” dopo due rialzi dei tassi consecutivi da tre quarti di punto percentuale, che il Governatore taceva. Nel frattempo la Bce ha frenato a mezzo punto a dicembre, ma le parole dei ‘falchi’ hanno punteggiato il dibattito.
Da ultimo, a Davos, una ridda di dichiarazioni per rintuzzare le indiscrezioni circolate sulla Bloomberg di un ritmo meno serrato dei rialzi da marzo in poi. Visco ora è tornato a farsi sentire. Riconosce che, passata la deflazione, “la politica monetaria non poteva più essere ‘the only game in town'”, come quando faceva da supplente ai governi nello stimolare la crescita (e l’inflazione). E che un’inflazione tanto alta pone “rischi significativi” per famiglie e imprese. Ma aggiunge: “Stiamo dando messaggi troppo duri e spaventiamo anziché accompagnare”, e “non sono convinto che sia oggi meglio rischiare di restringere troppo anziché troppo poco”.
Non è il solo a invocare prudenza: anche il greco Yannis Stournaras, sulle pagine di Kathimerini, dice che il rialzo dei tassi “deve essere più graduale”. C’è lo scenario incerto della crescita fra le preoccupazioni delle ‘colombe’: l’inflazione, ora rallentata al 9,2% in Europa (11,6% in Italia), potrà scendere “senza che le nostre misure arrechino all’attività produttiva e all’occupazione danni particolarmente gravi”, dice Visco riferendosi ad alcune dichiarazioni passate che esortavano a combattere l’inflazione anche al rischio di una lieve recessione.
E il governatore evoca, se la stretta della Bce fosse eccessiva, la possibilità di una “reazione di famiglie, imprese e operatori di mercato eccessiva, con rischi per la stabilità finanziaria, l’attività economica” e anche l’inflazione nel medio termine. Parole che sembrano riferirsi anche allo spread, oggi a 181 in chiusura ma con un rendimento del Btp decennale tornato oltre il 4% e superato solo dalla Grecia.
Quel che è certo è che l’uscita di Visco e Stournaras riequilibra un dibattito che per settimane era sembrato ostaggio dei ‘falchi’. E lo fa non tanto in vista del meeting del 2 febbraio, quando è scontato un nuovo aumento da mezzo punto come a dicembre, ma guardando alle riunioni da marzo in poi. Una sintesi l’ha data la presidente Christine Lagarde, che a dicembre aveva preannunciato rialzi da mezzo punto per volta e oggi ribadisce: “Manterremo la rotta” perché i tassi devono “salire significativamente”.
Sia il governatore francese Villeroy de Galhau che lo spagnolo Pablo Hernandez de Cos (serviranno rialzi “significativi”), così come il capo economista Philip Lane, si sono avvicinati alla posizione di Lagarde. Così ora per la linea della cautela nella lotta all’inflazione restano il membro del Direttorio Fabio Panetta, Visco, Stournaras e i meno influenti governatori di Cipro, Portogallo e Malta. Più pesante la schiera opposta, che fra gli altri conta Nagel (Bundesbank), Knot, ma anche la Schnabel (del Direttorio), i Nordici e – sia pure con più prudenza – il vicepresidente de Guindos. Difficile dire chi la spunterà a marzo.
Ma i dati economici indicano (per ora) un minor rischio di recessione, e l’inflazione di fondo al netto di alimentari ed energia continua a salire al 5,2%. Il tono prevalente nelle uscite pubbliche, oltre che nei verbali della riunione di dicembre, fanno propendere per un’altra stretta da mezzo punto.