Il virus SarsCov2 in Italia sembra frenare leggermente la sua corsa, con l’indice di trasmissibilita’ della malattia Rt che si colloca in lieve remissione a 1,4. C’e’ insomma una iniziale decelerazione dell’epidemia che dovra’, pero’, essere confermata nelle prossime settimane perche’ si possa iniziare a parlare di una svolta. Per il momento, c’e’ un primo segnale positivo, attribuibile alle misure restrittive in atto, ma non si evidenzia ancora un calo della curva e resta l’emergenza, soprattutto per il livello di saturazione di ospedali e terapie intensive. L’obiettivo e’ ora portare Rt sotto l’1. E’ un andamento epidemiologico indice in un certo senso di una fase interlocutoria quello delineato oggi dai presidenti del Consiglio superiore di sanita’, Franco Locatelli, e dell’Istituto superiore di sanita’, Silvio Brusaferro, con il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della salute Gianni Rezza. Un quadro che trova conferma nei dati del giornaliero bollettino del ministero, che registra 37.255 nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore (contro i 40,902 di ieri), che fanno salire il totale dei contagiati a 1.144.552. I decessi sono stati 544 (ieri 550), mentre sono 227.695 i tamponi effettuati, oltre 27 mila in meno di ieri. Il rapporto tra positivi e test effettuati e’ del 16,3%, stabile. Ma se il dato giornaliero indica un lieve calo di casi e decessi, pur tenendo conto del minor numero di tamponi, aumentano invece i numeri dei ricoveri in ospedale: sono 76 in piu’ i pazienti ricoverati in terapia intensiva (contro i 60 di ieri), per un totale di 3.306, mentre sono 484 i ricoverati con sintomi per un totale di 31.398. Tra le regioni con il maggior numero di positivi nelle ultime 24 ore, la Lombardia (8.129) e il Piemonte (4.471). “Ieri e’ stato il quarto giorno di fila in cui si osservava un calo nelle terapie intensive, questo sta a indicare che il sistema che e’ stato messo a punto funziona. C’e’ una decelerazione che ovviamente andra’ confermata, e questo deve essere motivante per andare avanti nella linea adottata con le misure stringenti prese”, ha detto Locatelli alla conferenza stampa al ministero della Salute per l’analisi della situazione epidemiologica. Infatti, ha rilevato Brusaferro, “questa settimana c’e’ una lieve remissione dell’Rt che pero’ non si traduce ancora in un calo della curva perche’ il numero dei casi e’ ancora significativo e, quindi, non si puo’ allentare l’attenzione”. Alcuni segnali continuano insomma ad allarmare. Uno e’ l’eta’ dei nuovi casi: “Seppur lentamente, l’eta’ mediana delle persone che si infettano sta crescendo – ha osservato il presidente Iss – e gli asintomatici superano il 50%”. Altro parametro preoccupante e’ sempre rappresentato dal livello di ricettivita’ degli ospedali perche’, ha avvertito, “sta aumentando l’occupazione in area medica e nelle terapie intensiva e si stanno raggiungendo le soglie limite”. Ora l’obiettivo, affermano gli esperti, e’ ridurre al piu’ presto l’Rt sotto 1, “per evitare che un’onda lunga possa mettere in ulteriore sovraccarico i servizi sanitari”. Invita alla cautela anche Rezza, sottolineando che se da un lato “c’e’ una tendenza alla diminuzione della trasmissione dell’infezione nel Paese, che potrebbe essere conseguenza dei provvedimenti adottati, dall’altro c’e’ pero’ un aumento dei ricoveri” e “servono 2 settimane per vedere la de-escalation dei casi per effetto delle misure”.
Insomma, “bisogna mantenere una consapevolezza del rischio, che e’ alto in tutte le regioni. Da qui – ha detto ancora Brusaferro – l’appello a rafforzare le misure in atto in base al contesto regionale”. E poi un altro appello ad usare le mascherine, “importantissime anche per i prossimi mesi, ma vanno usate bene: tenerle sotto il naso non e’ corretto”. Infine, una proiezione sul Natale, che non potra’ essere lo stesso di sempre. “Non possiamo pensare che Natale faccia eccezione, l’auspicio e’ di arrivarci con l’Rt piu’ basso possibile ma non possiamo pensare di fare eccezioni dando luogo ai festeggiamenti cui eravamo abituati. Andranno tenute presenti tutte le misure per non vanificare gli sforzi che stiamo facendo”, ha ammonito Locatelli.
“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.
Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.
“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.