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Cronache

Violenta ragazza dopo averle fatto assumere droga, arrestato

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Avrebbe violentato una ragazza in una zona appartata di Gragnano (Napoli). La scoperta dopo che il presunto autore della violenza è stato aggredito dal fratello della vittima, una circostanza che ha spinto i carabinieri ad indagare fino ad arrivare all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della procura oplontina. L’arrestato è accusato di violenza sessuale e lesioni personali aggravate. Dalle indagini dei militari dell’Arma è emerso come l’uomo avrebbe carpito la fiducia della vittima, frequentando assiduamente il locale dove la giovane lavorava, anche offrendole marijuana. Successivamente, l’arrestato avrebbe contattato ripetutamente la giovane con messaggi a chiaro sfondo sessuale, chiedendole insistentemente un appuntamento.

Nella serata del 18 settembre scorso, a bordo della propria auto, l’uomo – stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine – avrebbe intercettato la vittima e, dopo averla convinta ad appartarsi nel parcheggio della stazione ferroviaria di Gragnano per fumare stupefacente, l’avrebbe violentata, sfruttando lo stato di alterazione della ragazza dovuto all’assunzione delle sostanze stupefacenti. La ragazza, inizialmente contraria a sporgere querela, il giorno successivo alla violenza si sarebbe confidata con il fratello, il quale – dopo aver organizzato un finto incontro con l’attuale indagato per chiedergli conto della violenza commessa il giorno prima ai danni della sorella – aggredì il presunto autore della violenza.

Proprio quest’episodio ha permesso ai carabinieri di intervenire, consentendo così di avviare le indagini e di raccogliere le possibili prove del reato. Decisive anche le analisi delle immagini catturate dagli impianti di videosorveglianza attivi nella zona dove si sarebbe consumata la violenza, che hanno permesso di individuare la targa del veicolo. Importanti per le indagini anche alcune testimonianze e il riconoscimento fotografico da parte della vittima, che ha individuato il proprio aggressore. Dopo le formalità di rito, l’uomo è stato portato nel carcere napoletano di Poggioreale.

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Cronache

Riesame conferma il carcere anche per ex bodyguard di Fedez

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Il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato le ordinanze di custodia cautelare in carcere per due ultrà milanisti Christian Rosiello, anche noto come ex bodyguard di Fedez, e Riccardo Bonissi, entrambi arrestati, assieme ad altre 17 persone, tra cui i vertici delle curve Nord e Sud di San Siro, lo scorso 30 settembre, nell’inchiesta di Polizia e Gdf, coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra. I giudici hanno respinto il ricorso delle difese dei due ultras, così come nei giorni scorsi lo stesso Riesame aveva confermato il carcere per Mauro Nepi, ultrà interista anche lui arrestato nell’inchiesta milanese con al centro le curve, i presunti traffici illeciti, le violenze e le infiltrazioni della ‘ndrangheta.

Christian Rosiello, 41 anni, è accusato, assieme al capo ultrà rossonero Luca Lucci ed altri, di estorsione sulla vendita di birre in curva e di associazione per delinquere, sempre con Lucci e altri, tra cui Bonissi, anche per aver preso parte ad una serie di aggressioni. Tra queste pure quella della notte tra il 21 e il 22 aprile scorso ai danni del personal trainer Cristiano Iovino. A quest’ultima avrebbe partecipato anche il rapper Fedez, indagato in un’inchiesta autonoma su questo fatto, ma non iscritto nell’inchiesta sulle curve. Nei giorni scorsi era arrivata anche la conferma degli arresti domiciliari, sempre da parte dei giudici del Riesame, per Gherardo Zaccagni, accusato di fabbricazione di documenti falsi e accesso abusivo a sistema informatico, nonché gestore di parcheggi fuori dallo stadio. Zaccagni, secondo le indagini, avrebbe dovuto versare, attraverso Giuseppe Caminiti, accusato di concorso esterno nell’associazione per delinquere con aggravante mafiosa, 4mila euro al mese ai capi curva nerazzurri. Zaccagni, tra l’altro, nei giorni scorsi è stato interrogato dai pm in Procura. In un’altra tranche autonoma dell’inchiesta milanese è indagato per corruzione tra privati Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo, per i suoi presunti rapporti, secondo l’accusa, con l’imprenditore interessato, come si leggeva nell’ordinanza del gip, a “garantirsi l’aggiudicazione dell’appalto” per i parcheggi dello stadio di San Siro.

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Cronache

“Il quadro fu rubato e taroccato”, chiusa l’inchiesta su Sgarbi

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E’ stata chiusa l’inchiesta della procura di Macerata sulla vicenda del quadro del pittore del Seicento senese Rutilio Manetti, che vede indagato l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Lo scrive il Fatto quotidiano ,secondo cui Sgarbi sarebbe ora imputato per riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d’arte e rischierebbe per questo una condanna da 4 a 12 anni di carcere.

A dare il via all’indagine giudiziaria è stata proprio un’inchiesta giornalista del Fatto e di Report sulla tela rubata nel 2013 da un castello di Buriasco e che poi sarebbe riapparsa del tutto identica nove anni dopo a Lucca nella Mostra ” I pittori della luce”curata da Sgarbi , come opera di sua proprietà”, salvo il dettaglio di una torcia in alto a sinistra. Secondo il Fatto nelle conclusioni dei pm sarebbe stata decisiva la perizia sul quadro fatta eseguire dalla procura sulla tela che Sgarbi sostiene aver trovato così com’è nella soffitta della sua villa in provincia di Viterbo.

Perizia che avrebbe concluso che il dipinto in possesso del critico e da gennaio sotto sequestro “sia lo stesso provento di furto e oggetto di denuncia il 14 febbraio 2013” . E a carico di Sgarbi peserebbe anche la confessione di quello che il quotidiano definisce il “pittore-falsario” Pasquale Frongia, che con gli inquirenti avrebbe ammesso:” la torcia nell’originale non c’era, fu lui a chiedermi di aggiungerla”.

E’ sempre il caso di ricordare a chi ci legge che chiunque è da considerarsi innocente sino a sentenza definitiva perchè nel nostro Paese vige il principio di innocenza e non quello di colpevolezza. La colpevolezza la accertano i giudici e una sentenza è definitiva quando viene pronunciata in ultima istanza dalla Cassazione.

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Elena Cecchettin, non sarò in aula, da 11 mesi ho incubi

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“Oggi e lunedì 28 ottobre non sarò presente in aula. Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno”. Lo scrive oggi Elena Cecchettin, in una storia su Instagram, a proposito dell’udienza che vede oggi Filippo Turetta in aula a Venezia. “Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò”, aggiunge.

“Sarebbe per me una fonte di stress enorme – prosegue il messaggio di Elena – e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado. Voglio condividere questo, perché penso sia giusto proteggersi quando ne abbiamo bisogno. Sono umana, e come tutti non sono invincibile”. Elena Cecchettin esprime infine “massima solidarietà alle persone che in questi mesi ci sono state vicine e si sono occupate di Giulia, grazie per prendervi cura anche di lei. Grazie a Gabriella, Nicodemo, Stefano e Francesco (i legali della famiglia, ndr), e tutte le altre persone del team”.

Nella foto in evidenza Giulia Cecchettin, la ragazza assassinata

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