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Verso nuove capienze e per la terza dose “nessun rinvio per medici”

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Fino all’80% della capienza in cinema e teatri, non oltre il 75% per stadi e concerti. Si apre la settimana che vedra’ impegnato il governo a rivedere i limiti di capienza in quei luoghi “nei quali si svolgono attivita’ culturali, sportive, sociali e ricreative”, come previsto dal decreto che ha introdotto il green pass nei luoghi di lavoro dal 15 ottobre. Gli esperti del Comitato tecnico scientifico torneranno a vedersi gia’ nelle prossime ore, per esprimere il parere richiesto dal governo entro il 30 di settembre, dopo l’incontro di sabato in cui e’ arrivato l’ok alla terza dose per gli over 80, i residenti delle Rsa e il personale sanitario a rischio. Un via libera sul quale e’ intervenuto lo stesso portavoce del Comitato e presidente dell’Istituto superiore di Sanita’ Silvio Brusaferro, per rassicurare il resto dei medici e degli infermieri. “Non sono previsti rinvii per gli operatori sanitari – ha detto – La somministrazione, nell’ottica di massima precauzione, viene indicata progressivamente per gli ultraottantenni, i residenti nelle Rsa, le persone ultrafragili e operatori sanitari a partire da quelli piu’ a rischio”. Per il presidente dell’ordine dei medici Fnomceo, Filippo Anelli, pero’, “i sanitari a rischio sono tutti, ognuno ne ha uno proprio”. E dunque “puo’ avere un senso partire da quelli piu’ esposti, come quelli che lavorano nei reparti Covid” ma poi la terza dose va estesa a tutti perche’ “garantisce la riduzione del rischio e aiuterebbe la categoria a continuare a lavorare in serenita’”. Anche il presidente della Fondazione oncologi, cardiologi e ematologi Francesco Cognetti chiede che la priorita’ sia data ai medici, quelli piu’ a contatto con i pazienti fragili, quelli vaccinati prima, quelli con piu’ di 70 anni, quelli fragili ma non fragilissimi, con patologie rilevanti concomitanti e quelli a contatto con personale sanitario non vaccinato. Per il resto degli italiani, invece, si attendera’ ancora. “Dipendera’ dall’andamento della curva epidemiologica nel paese”, conferma il presidente dell’Aifa Giorgio Palu’. Quanto alle capienze, la decisione finale la prendera’ il presidente del Consiglio Mario Draghi dopo l’incontro con i ministri, forse gia’ il primo ottobre, ma l’orientamento di esperti e governo e’ quello di superare gli attuali limiti, con gradualita’ e autorizzando capienze diverse. Un discorso sono i cinema e i teatri – spiegano diverse fonti – nei quali una capienza fino all’80% non creerebbe problemi, e una gli stadi o i concerti dal vivo, che richiamano migliaia di persone. In questi ultimi casi la percentuale dovrebbe essere inferiore al 75%. E poi c’e’ il discorso delle discoteche che Lega e Fi vogliono riaprire ma che per buona parte degli esperti continuano ad essere uno dei luoghi piu’ a rischio di contagio. Matteo Salvini e’ tornato anche oggi a ribadire la sua posizione. “Le discoteche sono vittime di un pregiudizio ideologico e restano chiuse senza nessun motivo. Se con il green pass si puo’ andare allo stadio in 50mila domando perche’ non si possa andare a ballare in 500. Vanno riaperte domani, non tra un mese o due”. Se la modifica delle capienze e’ comunque un passaggio quasi certo, il governo sta ancora valutando una possibile revisione delle norme sul distanziamento nei luoghi di lavoro. Con il Dpcm di venerdi’ scorso si e’ stabilito che la “modalita’ ordinaria” di lavoro nelle pubbliche amministrazioni sara’ in presenza, con lo smart working che restera’ ancora ma in maniera residuale e solo a determinate condizioni: non pregiudicare i servizi per il pubblico, avere strumenti tecnologici per comunicazioni sicure tra amministrazione e dipendenti come “una piattaforma digitale o un cloud”, avere un piano per lo smaltimento degli arretrati. La stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici dovra’ tornare dietro la scrivania e dunque si pone il problema di come gestire gli spazi negli uffici. Il Dpcm afferma che il rientro deve avvenire in “condizioni di sicurezza e nel rispetto delle misure anti Covid” che, al momento, prevedono il mantenimento della distanza di almeno un metro. Il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta dovra’ mettere a punto il decreto che definisce i criteri per il rientro e con il ministro della Salute Roberto Speranza sta definendo le linee guida che devono stabilire le modalita’ organizzative per le verifiche sul green pass ed entrambi saranno sottoposti al Cts. In questo quadro, confermano fonti di governo, non e’ escluso che possa essere rivisto il distanziamento poiche’ sarebbe complicato riportare tutti in ufficio e garantire il metro di distanza. Possibile, dunque, che si arrivi ad una soluzione come quella gia’ indicata per la scuola dove viene raccomandato il rispetto della distanza di sicurezza “salvo che le condizioni strutturali-logistiche degli edifici non lo consentano”.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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