Diciamo la verità: nessuno di noi sa per quanto tempo i (diversi) vaccini ci immunizzano. Nemmeno le star televisive dell’informazione Covid, temo. E, dico la verità, ora che da vaccinato sto scoprendo cose nuove -anzi antiche, come dice la poesia di Giovanni Pascoli- del mondo nel quale abbiamo vissuto fino all’anno scorso, mi spiacerebbe molto avere verso Natale la “sorpresa”, diciamo, che il mio vaccino non mi copre più, che la sua carica immunizzatrice non mi protegge più adeguatamente dall’aggressività del coronavirus, o magari di qualche “variante”.
Per questo considero importantissima la notizia letta ieri su juorno.it – che a fatica ho trovato anche altrove – sulla Corte dei Conti che ha bloccato i fondi governativi per la prosecuzione della fase sperimentale sul vaccino ReiThera, un’azienda (finalmente) italiana.
Ma no, non è nazionalismo che dite! Nessun orgoglio di parrocchietta. E’ per evitare gli snervanti e altamente pericolosi tira e molla con le multinazionali del farmaco: sì, proprio quelli che stiamo vedendo ancora in queste settimane, con contenziosi, ricorsi, carte bollate e cose così anche a livello UE. E’ per garantire l’autonomia nazionale nel campo della salute pubblica. Una questione molto seria di strategia anti-Covid,di politica vaccinale, di prevenzione epidemica. Stiamo parlando, insomma, di una visione della sanità pubblica capace di andare oltre l’emergenza gestita a colpi di quarantene e lockdown. E qualcuno avrà pur capito che queste ricette segregazioniste, essenziali per fermare l’onda di piena del contagio, sono del tutto improponibili non solo agli italiani, ma ai popoli del mondo come proposte di medio-lungo periodo.
Confesso di non aver capito molto bene il nocciolo della questione. E proprio perché immagino che ci dovranno/potranno essere nuove e magari periodiche campagne di inoculazione quando ne sapremo di più sulla durata dello scudo vaccinale –già, che aspettiamo a saperne di più? – chiederei quattro semplici atti di comunicazione pubblica. Sì, esattamente, quattro comunicati di 10 righe l’uno che esprimano rispetto per la pubblica opinione facendo capire a t.u.t.t.i. di che si tratta. E facendoci capire se, ben oltre le logiche emergenziali, la ”politica sanitaria” ha un futuro in questo Paese, di là dai pur ottimi propositi del PNRR.
E dunque, chiederei di spiegarci in quattro brevi comunicati, quel che sta succedendo:
Alla Corte dei Conti, non in burocratese giuridico-contabile, ma in lingua italiana, nel settimo centenario dantesco.
Alla ReiThera che, a quanto pare, non ha risposto adeguatamente ai rilievi della Corte, provocando in qualche modo il rifiuto della registrazione del provvedimento finanziario in suo favore.
All’Ente che ha stanziato o comunque promosso lo stanziamento dei fondi per la ricerca del vaccino italiano, in corso almeno da Gennaio, e cioè al Ministero dello Sviluppo Economico, le sue valutazioni “politiche”, tenendo conto che il titolare leghista del MSE, Giancarlo Giorgetti, a quanto pare, è l’unico finora a mostrare di avere una visione “politica” della lotta all’epidemia.
All’ospedale Spallanzani, infine, partner sperimentale di ReiThera, affinché si pronunci sugli aspetti tecnico-scientifici, e quindi sanitari, della questione.
Aspettiamo fiduciosi, come si dice in questi casi.
Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.
“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.
Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.
“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.