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Cronache

Va in ospedale con dolori a pancia e schiena, la mandano a casa. Torna dopo due giorni e muore, i legali: potevano salvarla facendo esami

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È morta dopo un ricovero d’urgenza in ospedale. Lo stesso ospedale – il Pellegrini – dove si era presentata pochi giorni prima accusando dolori addominali. Nel primo caso, era stata rimandata a casa con la raccomandazione di eseguire un’ecografia, già prenotata per lunedì prossimo. Un’attesa rivelatasi fatale, poichè la giovane donna – Anna Siena, 36 anni – è stata colta da una nuova crisi di forti dolori, che l’ha riportata in ospedale dove però è deceduta. Ufficialmente per arresto cardiocircolatorio, ma i familiari hanno sporto denuncia: la cartella clinica della paziente è stata sequestrata e il pm ha disposto l’autopsia per accertare le cause del decesso. Una vicenda choccante che ha distrutto la famiglia Siena. I  genitori (nella foto in evidenza) della donna morta hanno già affidato incarico agli avvocati Angelo e Sergio Pisani per la tutela dei propri diritti . Questi ultimi hanno subito nominato un medico legale e sono certi che l’autopsia potrà indicare le  cause di quella che appare essere oggi una inspiegabile tragedia ma che sicuramente avrà precise responsabilità. Ma per dirlo occorrerà eseguire l’esame autoptico.

“È assurdo –  spiegano i legali – che nel 2019 un paziente esca da un pronto soccorso per dolori lancinanti a stomaco e schiena senza essere sottoposta a tutti controlli del caso, quando a volte anche una semplice radiografia può salvare la vita”. “Speriamo – è scritto in una nota dell’ufficio legale – che oltre alla magistratura anche il ministro della Sanità si attivi per fare chiarezza su questo ennesimo caso che vede coinvolta una giovane di appena 36 anni che  molto probabilmente poteva essere salvata. Oramai non c’è dubbio che la sanità campana ha bisogno di interventi concreti e non più passerelle politiche”.

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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