Nessun effetto sorpresa: la leadership militare russa aveva previsto l’incursione ucraina nel Kursk e da mesi stava elaborando piani per impedirla. Ciò nonostante, le forze di Mosca si sono fatte trovare impreparate, mostrando un imbarazzante disordine tra i ranghi di Vladimir Putin. A delineare questo scenario sono una serie di documenti russi, visionati in esclusiva dal Guardian, che l’esercito ucraino afferma di aver sequestrato dopo che le forze nemiche hanno abbandonato la regione attaccata ad agosto.
Carte che rivelano anche le preoccupazioni russe sul morale tra i ranghi di Kursk, aumentate dopo il suicidio di un soldato al fronte che si trovava in uno “stato prolungato di depressione a causa del suo servizio nell’esercito russo”. Il Guardian afferma di non aver potuto verificare in modo indipendente l’autenticità dei documenti, sebbene portino i tratti distintivi delle comunicazioni ufficiali russe. Alcuni sono ordini stampati, altri registri scritti a mano che vanno da fine 2023 a sole sei settimane prima che Kiev lanciasse la sua incursione il 6 agosto.
Se l’incursione dell’Ucraina a Kursk sembra aver colto di sorpresa i partner occidentali di Kiev e molti membri dell’élite ucraina, quei documenti contengono invece mesi di avvertimenti su una possibile incursione nell’area e un tentativo di occupare Sudzha, cittadina finita poi sotto controllo ucraino. Un documento del 4 gennaio parlava del “potenziale di una svolta al confine di stato” da parte di gruppi armati ucraini e ordinava un addestramento più intenso per prepararsi a respingere qualsiasi attacco. Il 19 febbraio, i comandanti di unità furono avvertiti dei piani ucraini per “una rapida spinta dalla regione di Sumy nel territorio russo, fino a una profondità di 80 km, per stabilire un ‘corridoio’ prima dell’arrivo delle principali unità dell’esercito ucraino”. A metà marzo, alle unità al confine fu ordinato di rafforzare le linee difensive.
A metà giugno, ci fu un avvertimento più specifico sui piani ucraini “con l’obiettivo di prendere il controllo di Sudzha”. C’era anche la previsione che l’Ucraina avrebbe tentato di distruggere un ponte sul fiume Seym, cosa poi effettivamente accaduta. I documenti forniscono anche un’idea delle tattiche russe, parlando della necessità di creare trincee e ‘postazioni esca’ per confondere i droni da ricognizione ucraini. E celati sotto il linguaggio burocratico e militaresco, emergono segni di gravi problemi di morale al fronte: “L’analisi della situazione attuale mostra che la questione dei militari che muoiono a causa di suicidi rimane tesa”, si legge in una voce in merito a un episodio che risale al 20 gennaio, quando un soldato si è sparato volontariamente all’addome.
“L’indagine ha stabilito che la causa del suicidio è stata un crollo nervoso” per una “depressione dovuta al suo servizio nell’esercito”, si legge in un rapporto manoscritto sulla vicenda. Per prevenire ulteriori episodi, i comandanti sono stati incaricati di identificare i soldati “mentalmente impreparati” e trasferirli in strutture mediche. E garantire che i soldati leggano quotidianamente i media statali russi per mantenere le loro “condizioni psicologiche”.