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Usa, è morto in carcere Peter Gotti: è stato l’ultimo capo dei Gambino

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Il gangster Peter Gotti, ultimo capo della famiglia mafiosa dei Gambino e successore del boss John Gotti, e’ morto in una prigione federale del North Carolina dove stava scontando una pena di 25 anni di carcere. Secondo quanto riportato dai media Usa l’81enne e’ deceduto per cause naturali presso il Federal Medical Center di Butner. Gotti, nato nel Bronx, era dietro le sbarre da oltre 17 anni e stava cercando di ottenere una liberazione anticipata per motivi di salute. “Abbiamo davvero paura che stia morendo, sente che sta accadendo”, aveva scritto il suo avvocato James Craven nel dicembre 2019. L’ex mafioso e confidente di Peter, Lewis Kasman, ha spiegato da parte sua che aveva avuto problemi alla tiroide ed era cieco da un occhio. Kasman ha ricordato Gotti come un “ragazzo normale il quale non ha lasciato che il suo titolo gli desse alla testa”. La sua gentilezza lo rendeva inadatto a guidare la famiglia dei Gambino, ha proseguito: “Cercava di eseguire gli ordini di suo fratello, ma molti comandanti erano arrabbiati con lui perche’ non era un capo forte. La famiglia Lucchese lo ha calpestato”. Peter Gotti e’ stato il capo ad interim dei Gambino dal 1999 al 2002 dopo che suo fratello minore, John, e’ finito in prigione per omicidio e racket. John e’ morto di cancro nel 2002 a 61 anni.

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Putin minaccia anche l’Europa: useremo altri super missili

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Il Cremlino aveva detto di essere sicuro che il messaggio inviato dalla Russia con il lancio sull’Ucraina del missile Oreshnik e il monito di Vladimir Putin su un “conflitto globale” fosse stato recepito dagli Usa. Ma se così non fosse stato, il presidente russo lo ha reso ancor più chiaro, annunciando l’avvio della produzione in massa del nuovo vettore, mentre il capo delle forze missilistiche strategiche ha avvertito che il missile può “colpire obiettivi in tutta Europa”.

“Questo sistema missilistico con blocchi ipersonici può colpire qualsiasi bersaglio, da quelli isolati ad un’area intera, anche altamente protetti e con un’elevata efficienza”, ha affermato il generale Serghei Karakayev, incontrando il capo del Cremlino insieme ai massimi funzionari della difesa russa, dirigenti di aziende del settore della difesa e sviluppatori di armi. Oltre ad annunciare l’avvio della produzione in serie dell’Oreshnik, un missile ipersonico balistico a medio raggio, Putin ha fatto sapere che esso continuerà ad essere testato “in condizioni di combattimento”, cioè per bombardamenti sull’Ucraina, come quello in cui ieri è stata colpita una fabbrica di componenti missilistiche a Dnipro.

Secondo i russi, il vettore ha una velocità dieci volte superiore a quella del suono e può eludere qualsiasi sistema di difesa aerea. A Kiev la preoccupazione è palpabile. Oggi il Parlamento ha annullato una sessione prevista per il timore di nuovi attacchi, secondo quanto riferito all’agenzia Afp da alcuni deputati. Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto che il ministero della Difesa si sta già consultando con i partner occidentali per chiedere la fornitura di “nuovi sistemi di difesa aerea, esattamente il tipo di sistemi che possano proteggere dai nuovi rischi”. E della nuova minaccia si discuterà martedì prossimo in una riunione del Consiglio Nato-Ucraina, a livello di ambasciatori, convocata su richiesta di Kiev.

Ma Putin ha ampliato il discorso oltre l’Ucraina, per dire che questo ed altri missili a medio e corto raggio ai quali gli scienziati militari russi stanno lavorando serviranno a mantenere un equilibrio strategico con gli Usa, che Mosca vede minacciato. Specie dopo che, nel luglio scorso, Washington ha annunciato che schiererà missili in Germania a partire dal 2026 come primo passo dopo l’uscita nel 2019 degli Usa – durante la prima presidenza Trump – dal trattato Inf che nel 1987 aveva messo al bando gli euromissili. Per questo il presidente russo ha sottolineato che l’Oreshnik è una “garanzia dell’integrità territoriale e della sovranità della Russia”.

La Cina ha invitato tutte le parti coinvolte nel conflitto ucraino ad esercitare “calma e moderazione”, aggiungendo che è urgente “lavorare alla de-escalation” e creare “le condizioni di un cessate il fuoco da attuare il prima possibile”. Ma Mosca afferma che il lancio dell’Oreshnik è stata una risposta all’autorizzazione data da Washington all’Ucraina di utilizzare missili a lungo raggio per colpire in profondità il territorio russo.

A questo proposito il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, in visita Bielorussia, ha usato un linguaggio colorito per accusare l’amministrazione uscente di Joe Biden di volere “cacare” sulla situazione in Ucraina per “lasciare un’eredità più negativa possibile” al presidente eletto Donald Trump. “Le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale”, ha notato il premier polacco Donald Tusk. Mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che il 15 novembre aveva avuto un colloquio telefonico con il presidente russo, ha detto che l’uso del missile balistico da parte di Mosca è “una spaventosa escalation, esattamente come quando Putin ha assoldato i nordcoreani”.

Sarebbero 11.000, secondo le ultime stime dell’intelligence sudcoreana, i soldati che Pyongyang ha schierato al fianco delle truppe di Mosca nella regione russa di Kursk per combattere le forze ucraine d’invasione. In cambio, la Russia avrebbe fornito sostegno economico e missili antiaerei alla Corea del Nord. “È stato accertato che equipaggiamenti e missili antiaerei per rafforzare il vulnerabile sistema di difesa aerea di Pyongyang sono stati consegnati alla Corea del Nord”, ha detto Shin Won-sik, il principale consigliere per la sicurezza di Seul, all’emittente tv Sbs. Un’analisi delle immagini satellitari realizzata dal gruppo di ricerca britannico Open Source Centre, e rilanciata dalla Bbc, ha mostrato inoltre che più di un milione di barili di petrolio sono stati trasferiti dai giacimenti russi alla Corea del Nord a partire dal marzo di quest’anno.

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Trump chiama il fan dei dazi Scott Bessent a guidare il Tesoro

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E’ arrivata la nomina più attesa di Donald Trump e non solo negli Stati Uniti: il presidente eletto ha nominato il manager di hedge fund Scott Bessent alla guida del Tesoro. Il miliardario 62enne della South Carolina, fondatore della società di investimento Key Square Capital Management e chief investment officer alla Soros Fund Management al 2011 al 2015, negli ultimi mesi è diventato il più importante consigliere economico del tycoon difendendolo per tutta la campagna elettorale sulla proposta di imporre dazi estremi nonostante l’opposizione di Wall Street che teme guerre commerciali e l’impennate dei costi per gli americani.

The Donald sarebbe stato colpito da lui quando dichiarò che, secondo le sue previsioni, il mercato azionario sarebbe crollato se Kamala Harris avesse vinto le elezioni. Di recente l’investitore ha scritto un editoriale sul Wall Street Journal bocciando la tesi di un gruppo di premi Nobel che l’agenda economica di Trump avrebbe danneggiato l’economia degli Stati Uniti.

Tra gli alleati più di lunga data di Bessent, che hanno spinto per la sua nomina, c’è Larry Kudlow, che guidò il Consiglio economico nazionale durante il primo mandato di Trump. I detrattori invece hanno puntato il dito contro la sua collaborazione con George Soros e lo hanno attaccato sostenendo che non aveva fatto abbastanza per difendere l’impegno di Trump di imporre tariffe rigide.

Elon Musk, ad esempio, non era tra i sostenitori e anzi sabato ha dato il suo endorsement a Howard Lutnick, l’amministratore delegato della società di servizi finanziari Cantor Fitzgerald, in lizza per il posto. Lutnick, ha scritto Musk su X, “metterà in atto il cambiamento”.

Bessent, ha detto, è una “scelta di business as usual”. Se sarà confermato il miliardario sarà alla guida di uno dei dipartimenti più importanti del governo. Dall’edificio proprio accanto alla Casa Bianca, infatti, Bessent dovrà attuare la politica fiscale, gestire l debito nazionale, guidare i regolatori finanziari, controllare le sanzioni e condurre la diplomazia economica. Per non parlare del ruolo centrale sui dazi. Tra i consigli che ha dato al presidente eletto c’è quello di perseguire la politica del “3-3-3”: tagliare il deficit di bilancio al 3% del prodotto interno lordo entro il 2028, stimolare la crescita del Pil del 3% attraverso la deregolamentazione e produrre 3 milioni di barili di petrolio o suoi derivati al giorno.

Scott Bessent, il nuovo Segretario al Tesoro di Trump, è gay, sposato con un ex procuratore di New York City, John Freeman, e hanno due figli.  

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Austin, truppe nordcoreane in Russia pronte a entrare in Ucraina

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Gli Stati Uniti si aspettano che migliaia di truppe nordcoreane che si stanno radunando in Russia entreranno “presto” in guerra contro l’Ucraina: lo ha detto il capo del Pentagono Lloyd Austin durante una sosta alle isole Fiji durante una missione in Australia. “Si ritiene che circa 10.000 soldati nordcoreani siano di stanza nella regione di confine russa di Kursk – ha detto Austin – dove sono stati integrati nelle formazioni russe”.

“In base a ciò a cui sono stati addestrati, e alla loro integrazione con i militari russi – ha aggiunto – mi aspetto di vederli presto impegnati in combattimento”. Austin ha detto di non aver “visto segnalazioni significative” di truppe nordcoreane “attivamente impegnate in combattimento” fino ad oggi. Giovedì, funzionari del governo sudcoreano e un gruppo di ricerca hanno affermato che la Russia ha fornito a Pyongyang petrolio, missili antiaerei e aiuti economici in cambio di truppe. Kiev ha avvertito che Mosca, insieme ai soldati nordcoreani, ha ora radunato una forza di 50.000 uomini per riconquistare parti della regione di confine conquistate dalle forze ucraine.

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