Ottobre 2022, in un contesto lontano da occhi indiscreti, Caterina Amato sussurra parole minatorie: «C’è chi come mio marito ha il suono dei cancelli (quelli del carcere, ndr), ma è sempre meglio del suono delle campane (quelle a morto, ndr)». Queste parole, pronunciate in un momento di apparente tranquillità, hanno portato Caterina Amato sotto processo per minacce aggravate dal fine mafioso. La vittima di queste minacce è Francesco Emilio Borrelli, all’epoca consigliere regionale e oggi parlamentare in quota Verdi, noto per il suo impegno nel rispetto delle regole civili.
Le accuse non si fermano alle minacce verbali. Un secondo capo di accusa riguarda Stanislao Montagna, marito di Caterina Amato, accusato di aver investito Borrelli con una moto in via Tasso. La Procura sostiene che Montagna abbia speronato volutamente Borrelli, facendolo cadere e rimanendo sul posto a fissarlo insistentemente, con l’obiettivo di incutere timore. L’episodio è avvenuto l’11 novembre 2022, un mese dopo le minacce di Caterina Amato.
L’inchiesta è stata condotta dal pm anticamorra Celeste Carrano, con la prima udienza dei due coniugi fissata per il 17 ottobre davanti al gup del Tribunale di Napoli, Luca Della Ragione. Borrelli, difeso dagli avvocati Pietro Marzano e Stefano Paparella, è pronto a costituirsi parte civile nel processo. Le aggressioni subite da Borrelli sono strettamente legate alla sua campagna contro gli abusivi di via Egiziaca a Pizzofalcone, una battaglia che ha portato alla luce pratiche illecite di occupazione delle case comunali.
La denuncia iniziale è partita da don Michele Pezzella, parroco della chiesa di via Egiziaca a Pizzofalcone, che ha segnalato l’occupazione abusiva di strutture pubbliche. Borrelli ha preso a cuore la causa, puntando il dito contro le omissioni amministrative e i clan locali che gestivano gli alloggi pubblici come beni privati. Questa battaglia ha portato a un’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli e coordinata dalla Prefettura, che ha organizzato gli sgomberi.
Il caso di Pizzofalcone ha avuto risvolti significativi a livello nazionale, evidenziando la necessità di ripristinare la legalità in un contesto di diffusa illegalità. Emblematico è il caso della docente Carlotta, cacciata dalla sua abitazione devastata da nuovi inquilini abusivi durante una breve assenza. Questo e altri episodi hanno spinto Borrelli a denunciare apertamente le aggressioni e le irregolarità.
La notte dell’assalto a Borrelli, speronato da una moto guidata presumibilmente da Stanislao Montagna, segna un punto di svolta. Il parlamentare diventa oggetto di un’azione intimidatoria che rende necessario un servizio di scorta permanente disposto dal prefetto di Napoli.
Ora si attende il verdetto del giudice. Minacce e lesioni aggravate dal metodo mafioso sono al centro dell’inchiesta, e la vicenda continua a destare attenzione per il suo impatto sulla lotta alla camorra e sul ripristino della legalità. Francesco Emilio Borrelli, simbolo di questa battaglia, rimane un punto di riferimento nella difesa delle regole civili e nella denuncia delle infiltrazioni criminali nelle istituzioni pubbliche.