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Una fedelissima di Maduro a capo Corte suprema

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È stata la protagonista di queste ultime settimane in Venezuela. Caryslia Rodriguez, presidente della Corte suprema, ha accettato il ricorso di Nicolás Maduro fino a convalidarne la vittoria nella sentenza di oggi. La giudice è una fedelissima del presidente venezuelano. Militante del suo Partito socialista Unito del Venezuela (Psuv), ha iniziato la sua ascesa politica come consigliere comunale di Caracas nel 2018. All’epoca era molto vicina al deputato Dario Vivas, già vicepresidente del Parlamento durante il primo mandato di Maduro (2013-2018). Fu Vivas, oggi defunto, che all’epoca la mise in stretto contatto con la coppia presidenziale, la first lady Cilia Flores e Maduro. Nel 2021 il Psuv l’ha promossa sindaco ad interim di Caracas. In quel periodo a proteggerla fu Diosdado Cabello, attuale vicepresidente del Psuv che, poi, la propose come magistrato della Sala elettorale della Corte suprema venezuelana, carica assunto il 26 aprile del 2022. Poco più di un anno e mezzo dopo, il 17 gennaio di quest’anno, è stata nominata presidente della massima istituzione giuridica del Venezuela. Tuttavia colei che oggi ha ratificato la vittoria di Maduro in Venezuela è assurta alla notorietà per un video, poi diventato virale online, in cui lo scorso anno chiedeva ai militanti del Psuv di “votare per il nostro presidente” alle primarie del partito. (

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Ue boicotta Orban, Ecofin a Budapest senza commissari

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Riunioni senza commissari europei e con una manciata di ministri: arriva all’Ecofin il boicottaggio Ue della presidenza di turno ungherese dell’Ue. Dopo la visita plateale del primo ministro Viktor Orban al presidente russo Vladimir Putin a poche ore dall’avvio della guida a rotazione dell’Unione da parte dell’Ungheria l’ordine della presidente Ursula von der Leyen era stato perentorio: nessun commissario sarebbe andato alle riunioni informali organizzate da Budapest per il semestre Ue. Prima di questo altri consigli informali sono stati disertati e quelli di Esteri e Difesa si son tenuti a Bruxelles e non più nella capitale ungherese grazie a un escamotage, ovvero la convocazione ‘ad hoc’ fatta dall’Alto rappresentante Josep Borrell.

Più recentemente alla riunione dei ministri dell’ Agricoltura di Budapest le assenze non sono mancate. E ora arriva il momento dei ministri dell’Economia: alla riunione informale nella capitale ungherese domani e sabato non ci saranno né il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e né il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Il ministro italiano Giancarlo Giorgetti invece ci sarà. Ma l’Italia ha la presidenza di turno del G7 e ci sarà un aggiornamento sui lavori per arrivare all’uso degli extraprofitti degli asset russi immobilizzati nell’agenda dell’Eurogruppo, il coordinamento dei ministri dell’Economia dell’Eurozona (forum indipendente dal Consiglio Ue e dalla presidenza ungherese).

Ad un certo punto era persino parso che l’Eurogruppo potesse saltare o venir convocato a Bruxelles, sempre per opportunità politica. Ma la prassi è sempre stata quella di riunirlo a ridosso dell’Ecofin, per evitare raddoppi agli spostamenti dei ministri, e così sarà anche questa volta. Il coordinamento ha bisogno di riunioni periodiche, a prescindere dalle presidenze di turno presenti e future, è stato il ragionamento, e così si andrà avanti su questa linea. Saranno comunque molti i ministri europei assenti, magari per impegni concomitanti spesso legati all’approvazione dei bilanci nazionali e non esplicitamente per ‘boicottare’ Orban. Fatto sta che i ministri di Olanda, Spagna e Germania non ci saranno. Mentre quelli di Francia e Belgio hanno la giustificazione di essere dimissionari. A livello di Eurogruppo l’attesa è comunque che i ministri presenti saranno solo otto su 20. Nella riunione dell’Ecofin i ministri presenti dovrebbero essere dieci, Ungheria inclusa.

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Il sindaco di New York Eric Adams trema, si dimette capo polizia Edward Caban

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Il capo della polizia di New York getta la spugna. Sotto pressione da giorni, Edward Caban annuncia le sue dimissioni in seguito a un’indagine per corruzione, una delle quattro inchieste in corso che sta facendo tremare l’amministrazione del sindaco Eric Adams. In una email inviata agli agenti del dipartimento di polizia più grande d’America, Caban spiega che gli ultimi sviluppi gli hanno reso impossibile concentrarsi sul suo lavoro.

“Il New York Police Department merita qualcuno che possa concentrarsi esclusivamente nel proteggere e servire New York, ed è per il bene della città e di questo dipartimento che ho assunto la difficile decisione di dimettermi”, ha detto Caban, al quale nei giorni scorsi gli agenti federali hanno sequestrato il cellulare nell’ambito dell’indagine che stanno conducendo per corruzione.

Secondo indiscrezioni, l’agenzia delle entrate americana è coinvolta nell’inchiesta che avrebbe nel mirino le attività del fratello gemello di Caban, un ex agente licenziato nel 2001. Il sindaco di New York, che da giorni premeva per un passo indietro di Caban, ha accettato le dimissioni: “Rispetto la sua decisione. Gli auguro il meglio”, si è limitato a dire Adams, che lo aveva nominato poco più di un anno fa come il primo ispanico alla guida del Nypd.

Le dimissioni di Caban mettono in evidenza il caos all’interno dell’amministrazione Adams, nei confronti della quale sono in corso complessivamente quattro inchieste. Una di queste ha nel mirino proprio il sindaco e la sua campagna elettorale per aver raccolto donazioni illegali dal governo turco in cambio dell’autorizzazione al nuovo consolato di Ankara a New York nonostante i timori per la sicurezza dell’edificio

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Reportage nel Kursk, l’inviata della Rai Battistini dichiarata ricercata in Russia assieme al cameraman

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La Russia ha dichiarato persona ricercata l’inviata della Rai Stefania Battistini, accusata di essere entrata illegalmente sul territorio nazionale al seguito delle truppe d’invasione ucraine nella regione di Kursk. Lo riferisce la Tass citando il database del ministero dell’Interno. Con lei sono ricercati altri giornalisti occidentali con la stessa accusa.

“Battistini Stefani, nata il 16 aprile 1977, ricercata in base a un articolo del Codice penale della Federazione Russa”, si legge nel database. L’articolo in questione non è specificato, ma la Tass ricorda che per l’ingresso illegale in Russia è prevista una pena fino a 5 anni di reclusione. I servizi d’intelligence interni (Fsb) avevano iniziato un’azione penale contro Battistini e l’operatore della Rai Simone Traini, oltre che nei confronti di alcuni altri inviati stranieri: Simon Connolly di Deutsche Welle, Nick Walsh della Cnn e le giornaliste ucraine Natalia Nagornaya, Diana Butsko e Olesya Borovik.

“Ho fatto convocare alla Farnesina l’ambasciatore della Federazione russa in Italia per manifestare la nostra sorpresa a causa della singolare decisione di Mosca di inserire la giornalista Battistini nella lista dei ricercati diramata dal ministero dell’Interno Russo”. Lo annuncia su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

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