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Cronache

Un esercito di 68 genitori denunciati dai carabinieri per evasione dell’obbligo scolastico dei loro figli ad Ercolano

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Sessantotto genitori sono stati denunciati perche’ non mandavano i figli alla scuola dell’obbligo: e’ il bilancio di una attivita’ di indagine volta a reprimere il fenomeno della dispersione scolastica, in particolare l’inosservanza dell’obbligo d’istruzione dei minori sul territorio di Ercolano (Napoli). Qui i Carabinieri della locale Tenenza hanno accertato che nel periodo scolastico compreso tra il 2017 – 2018, numerosi minori si assentavano dalle lezioni per lunghi periodi, senza che i genitori o gli esercenti la potesta’ genitoriale fornissero plausibili risposte alle richieste di insegnanti e dirigenti scolastici. Sono state le numerose assenze in varie scuole dell’obbligo a far scattare i controlli. Di diverso tipo sono state le giustificazioni esibite dalle famiglie, spesso in difficili condizioni socio economiche nelle quali i minori vengono usati come ‘risorse’ e avviati a lavori saltuari o alla gestione quotidiana di mansioni di controllo su fratelli piu’ piccoli. In altri casi i genitori si sono scusati dicendo di aver provato a insistere affinche’ i figli andassero a scuola, ma invano. Altri casi hanno riguardato ragazzi piu’ volte bocciati che hanno deciso di non frequentare piu’ scuola per vergogna. Infine, in numero limitato, ci si e’ trovati di fronte a ragazzine in attesa che hanno preferito dedicarsi alla imminente maternita’ o, in un caso, a una bambina appena nata decidendo cosi’ di non frequentare piu’ le lezioni. Al termine dell’attivita’ sono risultati indagati sessantotto adulti, padri e madri di 38 minori (15 ragazzine e 23 ragazzini) di eta’ compresa tra i 7 e i 15 anni.

 

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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