A otto giorni dal baratro di una Brexit senza accordo, l’Ue si prepara a concedere al Regno Unito una miniproroga di due mesi, fino al 22 maggio. Un’estensione condizionata pero’ a quello che a molti appare piu’ come un miracolo che una possibilita’ reale, e cioe’ il via libera di Westminster all’accordo di divorzio, la settimana prossima. Un’intesa che i Comuni hanno bocciato gia’ in due occasioni e che ancora una volta non sembra avere una maggioranza a sostegno. Un miracolo soprattutto alla luce dell’ultimo attacco di Theresa May ai parlamentari, incapaci – a suo parere – di accompagnare il Paese verso un’uscita ordinata, dando seguito alla volonta’ popolare espressa col referendum. Il discorso della leader Tory, come era prevedibile, ha acceso gli animi esacerbando una situazione gia’ difficile, con prevedibili ripercussioni sulla nuova consultazione, che comunque non ha ancora una data prevista.
A dare la misura di quanto profonda sia la spaccatura al Parlamento di Londra, anche la missione del leader del Labour Geremy Corbyn che nel giorno del vertice sulla Brexit si e’ precipitato a Bruxelles per incontrare il capo negoziatore della Ue Michel Barnier cercando di convincerlo della bonta’ del suo piano per scongiurare il caos e salvare Regno Unito e Unione. L’alternativa all’estensione breve – che May aveva chiesto fino al 30 giugno, ma che i 27 colleghi le hanno concesso solo fino al 22 maggio, per evitare l’ingorgo con le elezioni europee – per il momento e’ quella di una Brexit traumatica, lo avrebbe ammesso lei stessa. Nel suo lungo intervento per convincere i partner a concedere la miniproroga May ha infatti spiegato di non essere disponibile ad organizzare il voto per l’Eurocamera, e soddisfare cosi’ la condizione richiesta per valutare rinvii piu’ lunghi. E all’esame dei 27 la leader britannica e’ apparsa evasiva: non ha saputo indicare una data per il nuovo voto sull’accordo, ne’ come pensa di arrivarci, o con quale maggioranza, lasciando dietro di se’ uno strascico di timori e scetticismo. Ad indicare quanto sia stretto e tortuoso il passaggio su cui la premier britannica si muove e’ stato il presidente francese Emmanuel Macron, che gia’ prima dell’inizio del vertice ha invitato a guardare in faccia la realta’: se il terzo voto a Westminster fosse negativo “andremmo verso un’uscita senza accordo. Lo sappiamo tutti. Dobbiamo essere molto chiari in questo momento.
Non possiamo andare a proroghe piu’ lunghe che potrebbero avere conseguenze sul buon funzionamento dell’Ue e intaccare la nostra capacita’ di decidere e agire”, ha avvertito il capo dell’Eliseo. Un atteggiamento intransigente in cui molti leggono un bluff. A fargli da contraltare e’ stata invece la sua piu’ stretta alleata, Angela Merkel, che gia’ dal primo mattino ha iniziato col suo mantra: “Lottero’ fino all’ultimo minuto perche’ si arrivi ad un’uscita ordinata”, interpretando lo stato d’animo di molti dei partner europei, che pur fiaccati nella pazienza e logorati dalla protratta attesa delle mosse di Londra, continuano a tenere duro. Nonostante infatti le conclusioni del vertice Ue non facciano riferimenti a possibili scenari, e cosa fare nel caso di una nuova bocciatura dell’accordo, i presidenti della Commissione e del Consiglio europei Jean-Claude Juncker e Donald Tusk si sono detti pronti a convocare un nuovo vertice per la prossima settimana. Un summit d’emergenza, un attimo prima del suono dell’ultima campanella.
Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE (FOTO IMAGOECONOMICA)
La dinamica dell’attacco
Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.
Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA
Le dichiarazioni del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:
“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.
Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.
La solidarietà del Presidente Meloni
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.
Unifil: una missione per la pace
La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.
La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.
Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.
E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.
La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.