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Cronache

Ucciso in strada a Bologna, Lepore chiama Piantedosi

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Un appuntamento, poco prima dell’una di notte, in piazza XX Settembre a Bologna, poco lontano dalla stazione centrale. Un 26enne ivoriano incontra un’altra persona, fa qualche passo con lui, poi l’aggressione. Si accorge di tutto un amico del 26enne che lo sta aspettando vicino all’auto: vede l’incontro fra i due e poi, dopo qualche istante, l’amico che, ferito, cerca di tornare verso la vettura.

Ha una profonda ferita all’addome e l’amico chiama subito il 118: nonostante la corsa all’Ospedale Maggiore, il 26enne non ce l’ha fatta. Subito sono scattate le indagini dei carabinieri che, con il coordinamento della Procura, hanno cercato di ricostruire quello che è successo e si sono messi sulle tracce dell’aggressore. Un sospettato sarebbe stato portato in caserma nel pomeriggio e interrogato.

A trovarlo, riconoscendolo da una foto segnaletica, i militari dell’Esercito impegnati in stazione per l’operazione ‘Strade sicure’. In alcune immagini registrate da un sistema di videosorveglianza, mostrato dalla Tgr Rai Emilia-Romagna, si vede un uomo, vestito di scuro, che scappa. Sarebbe proprio l’uomo che ha incontrato il 26enne, una persona che sembra gravitasse in zona.

Immagini visionate dai militari dell’Arma così come le testimonianze raccolte, di residenti e commercianti, che hanno descritto anche il degrado e le condizioni di poca sicurezza che si avvertono nell’area compresa fra Piazza XX Settembre, la Galleria 2 Agosto 1980, la stazione centrale e il Parco della Montagnola. Qui, in maggio, ai piedi della scalinata del Pincio, un 17enne tunisino ha ucciso un connazionale di 21 anni. Violenza in strada, davanti agli occhi dei passanti. Come è stato anche il 4 settembre quando, in via Piave, un 16enne, Fallou Sall, durante una rissa, è stato ferito a morte da un coetaneo. La zona della città è diversa, ma la violenza è la stessa.

La notte scorsa, l’ultimo episodio. “Quello che è accaduto stanotte in piazza XX Settembre è un fatto gravissimo e purtroppo non è il primo nella zona della stazione – ha commentato il sindaco di Bologna, Matteo Lepore che ha chiamato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Abbiamo concordato che nei prossimi giorni sarà in città – ha aggiunto il primo cittadino – per guidare un comitato per l’ordine pubblico per prendere provvedimenti ulteriori rispetto alla situazione di piazza XX Settembre e dintorni”.

E ha indetto una manifestazione sul luogo dell’aggressione. Appena 48 ore prima dell’omicidi di piazza XX Settembre, al Parco della Montagnola si è verificata nel vicino parco della Montagnola. I carabinieri hanno arrestato un 20enne e un 27enne, tunisini, per tentata rapina in concorso e lesioni personali aggravate. Ad essere aggredito è stato un uomo di 35 anni, bolognese, accoltellato a un gluteo durante un tentativo di rapina da parte di un gruppo di persone.

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Cronache

Si fa dare video porno e ricatta 70enne, condannato

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Un 37enne di Melegnano è stato condannato dal tribunale di Lodi a due anni e due mesi di reclusione con l’accusa di aver organizzato un’estorsione a sfondo sessuale ai danni di un settantenne piemontese, costretto a versare 3mila euro con due distinti bonifici su conti esteri sotto il ricatto che, in caso di mancato pagamento, sarebbero stati diffusi sia su youtube sia ai suoi colleghi di lavoro una serie di filmati compromettenti di natura pornografica che lo ritraevano. Il pensionato, attraverso i social network, aveva conosciuto una certa Nadine, una ragazza che sosteneva di essere francese e interessata a nuove amicizie con uomini italiani di una certa età, e che lo aveva convinto a filmarsi in atteggiamenti osè e a inviarle quindi le immagini in via riservata.

Poco tempo dopo, però, lo stesso 70enne era stato contattato, sempre tramite social, da un uomo, secondo l’accusa il 37enne condannato, che gli aveva richiesto di pagargli 2100 euro con un bonifico su un conto irlandese e altri 900 euro a ‘Nadine’ tramite MoneyGram, altrimenti i filmati compromettenti sarebbero stati messi in circolazione. Il pensionato aveva pagato, poi aveva sporto querela ai carabinieri che, attraverso l’Iban su cui era stato effettuato il versamento, sono risaliti al melegnanese, ritenuto colpevole in primo grado. La ragazza francese, presunta complice, non è stata, invece, identificata.

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Scomparsa da 7 giorni, trovata morta in una villetta

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La cercavano da venerdì scorso anche con i cani molecolari. Avevano affisso manifesti per tutto il paese e il suo caso era andato anche all’attenzione della trasmissione Rai Chi l’ha visto. I familiari erano fiduciosi di rintracciare sana e salva Maria Campai, 42 anni, di nazionalità romena, e invece hanno ritrovato il suo cadavere. Maria era sparita nel nulla da sette giorni a Viadana, cittadina del Mantovano, nella quale era arrivata la sera del 19 settembre assieme ad un amico da Parma per un colloquio di lavoro con un uomo, pare contattato su internet. Dal giorno dopo la donna non aveva più dato notizie di sé.

Il suo corpo è stato ritrovato dai carabinieri nella tarda mattinata di oggi a Viadana, nel giardino di una villetta nel centro della cittadina, vicino al luogo dove era stata accompagnata e lasciata dall’amico. I carabinieri si sono precipitati sul posto con il magistrato di turno e si sono chiusi in uno stretto riserbo, in attesa di avvertire i familiari della donna. Che cosa sia successo è ancora un mistero tanto che gli investigatori non hanno dato alcuna indicazione circa le cause della morte. I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Mantova e i colleghi della stazione di Viadana sarebbero, però, sulla buona strada per individuare il responsabile o i responsabili.

Un uomo sarebbe infatti stato sentito a lungo dai carabinieri in caserma. Maria Campai andava e veniva dalla Toscana a Parma, dove abitava da qualche tempo con la sorella, dopo aver lasciato la Toscana dove vivono l’ex marito e i due figli. Giovedì scorso era arrivata con un amico che poi l’aveva accompagnata in auto a Viadana per un colloquio di lavoro. L’amico ha riferito agli investigatori di non conoscerne l’identità ma di aver capito che si trattasse di un uomo. L’ha lasciata in centro a Viadana con l’accordo che sarebbe stata lei a telefonargli per dirgli di andarla a riprendere. Poi il silenzio. Il giorno dopo , venerdì 20 settembre , è partito l’allarme. La sorella si è rivolta alle forze dell’ordine che hanno fatto scattare immediatamente le ricerche. Oggi la tragica scoperta.

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Imprenditore massacrato con una mazza, fermato 16enne

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Lo ha sorpreso alle spalle e lo ha colpito ferocemente con una mazza da baseball, riducendolo in fin di vita, ma non ha saputo spiegare il perché. A 16 anni, vicino di casa dell’uomo, imprenditore di 60 anni residente in Brianza, si trova ora al Beccaria di Milano, dopo essere stato fermato dai carabinieri a seguito di una indagine lampo. Un altro minorenne che improvvisamente, e senza una spiegazione comprensibile, come per la strage di Paderno Dugnano, è esploso lasciando che la sua rabbia si sfogasse contro un vicino di casa, incrociato nel garage di una palazzina di Cesano Maderno (Monza), per poi lasciarlo privo di sensi a terra e fuggire via.

È accaduto martedì sera, dopo cena, quando l’uomo ha deciso di scendere in garage e si è trovato davanti un ragazzino che probabilmente conosceva di vista, i loro rapporti sono ora al vaglio degli inquirenti, che però lo ha aggredito brandendo una mazza e lo ha ripetutamente colpito, soprattutto alla testa, per poi abbandonare l’arma e fuggire via. Pochi minuti dopo una coppia che abita nello stesso palazzo è rientrata a casa in auto e una volta arrivata in garage ha trovato il 60enne a terra, privo di sensi, il volto coperto di sangue, e ha dato l’allarme. L’imprenditore è stato soccorso e trasportato d’urgenza all’ospedale San Gerardo di Monza, dove è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva, in pericolo di vita, con numerosi traumi. Sul posto sono poi arrivati i carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza, unitamente alla squadra rilievi, i quali hanno repertato i segni lasciati dalla brutale aggressione e la mazza da baseball abbandonata, per poi seguire le tracce di sangue lasciate all’interno dello stesso condominio.

Forse sono stati proprio alcuni indicatori evidenti a spingere gli inquirenti a cercare l’aggressore all’interno dello stesso complesso residenziale, oltre ad alcune testimonianze di residenti nel palazzo, per poi arrivare ieri sera all’abitazione del 16enne. Nella sua stanza hanno scoperto gli abiti indossati il giorno precedente dal ragazzo, ancora sporchi di sangue, e alcuni spinelli. Prelevato dalla sua abitazione in esecuzione in stato di fermo, indiziato per tentato omicidio, il minore è stato portato al Beccaria di Milano. Oggi è stato ascoltato dai magistrati della Procura dei minori di Milano, ma a quanto emerso non sarebbe riuscito a spiegare il perché del suo gesto, mostrandosi molto confuso e manifestando una chiara difficoltà a esprimersi seppure, come confermato dalla stessa Procura, non vi siano documenti che accertino sue difficoltà di natura psicologica.

Le indagini sono ancora in corso e il ragazzino verrà certamente risentito, così come i suoi familiari e quelli del 60enne, che nel frattempo lotta per la vita nel suo letto di ospedale. “Scavare a fondo” è quanto gli inquirenti hanno detto di voler fare, per dare una spiegazione a un’aggressione apparentemente immotivata quanto brutale.

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