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Tyson contro la star di Youtube Jake Paul, l’America si ferma

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Una sceneggiata dal gusto tipicamente americano, quasi una fiction, o un vero match di pugilato? Se lo chiedono gli 80mila appassionati che hanno acquistato il biglietto (con prezzi che andavano da 169 a 11.147 dollari) e i 283 milioni di abbonati a Netflix che, in 190 Paesi del mondo, avranno la possibilità di seguire l’incontro fra Mike Tyson e Jake Paul. Intanto si godono la miniserie tv che fa da prologo alla sfida, che avrebbe dovuto svolgersi a luglio ma venne rinviata per via dei problemi di ulcera che hanno fatto perdere 12 chili al 58enne ex campione del mondo dei pesi massimi. Di sicuro il ritorno di Tyson sul ring, per sfidare lo youtuber e personaggio dei social, ma anche boxeur, Jake Paul, un tipo da 50 milioni di followers e che ha meno della metà degli anni di Iron Mike, fa molto parlare.

Per l’evento del prossimo 15 novembre (in Italia saranno le 2 di notte del 16) nello stadio dei Dallas Cowboys ad Arlington, i diretti interessati parlano, forse esagerando, di un giro d’affari da 300 milioni di dollari, nel frattempo cresce l’attesa per questo incontro che fa inorridire i puristi ma sta battendo i primati di popolarità, anche per la caratura dei due protagonisti, seguiti da giovani (nel caso di Paul) e meno giovani. Basti pensare che questa sfida negli Usa ha fatto parlare più di quella per le Presidenziali fra Donald Trump (che di Tyson è un grande fan) e Kamala Harris.

L’incontro sarà sulla distanza di otto riprese da due minuti ciascuna, con guantoni da 14 once, quindi più pesanti, per far meno male. Ma che sia una cosa che va bene a chi ‘governa’ la nobile arte lo ha ‘certificato’ Mauricio Sulaiman, il presidente della Wbc, uno degli enti principali della boxe professionistica: “Sicuramente attirerà milioni di occhi sul nostro sport. Tyson è più felice che mai, molto impegnato a ispirare le persone di tutto il mondo. Lui è una figura straordinaria, leggendaria. Un’icona dello sport, un simbolo del Wbc. Lo supporteremo. Credo anche che sia un’ottima iniziativa finanziaria”.

Tyson, l’ex uomo più cattivo del pianeta ma che si definisce ancora tale, non combatte un match vero dal 2005 con la sconfitta contro Kevin McBride. C’è stata poi un’esibizione, da alcuni definita ‘pagliacciata’, nel novembre 2020 a Los Angeles contro l’altro ex fuoriclasse Roy Jones. Per affrontare Paul guadagnerà 20 milioni di dollari, stessa cifra garantita al rivale, che ha cominciato a fare il pugilato perché non gli bastava più essere un fuoriclasse di youtube e cercava nuove emozioni. Ora sogna di diventare campione del mondo e ha già 10 incontri da professionista e una sola sconfitta, per ‘split decision’ contro Tommy Fury.

Detto tutto ciò, va precisato che la commissione medica del Texas darà il via libera al match soltanto il giorno prima, per via delle regole vigenti in quello stato dove la marijuana è vietata e i controlli antidoping sono previsti anche alla vigilia dell’incontro: potrebbe essere un problema per uno come Tyson, che ha ammesso di fumare “40mila dollari di erba al mese”. Parole sue, che nel campo della marijuana terapeutica è anche imprenditore.

Ma Iron Mike non sembra preoccupato, giura di essere in gran forma e parla della sua dieta in base alla quale “mangio di tutto, a parte la carne rossa. Sì, anche i funghi allucinogeni di cui ho parlato su Netflix e che mi aiutano a rimanere concentrato sul mio obiettivo: voglio distruggere Paul, perché sul ring sono un killer nato, al contrario di lui che è un ‘assassino’ creato dai giornali e dalle tv. Paul crede di poter sfidare una leggenda, invece dovrà stare attento a non farsi molto male”.

Replica di Jake Paul: “Sono qui per guadagnare venti milioni di dollari, ma non solo per prendere i soldi. Voglio mettere fuori combattimento una leggenda, in futuro vedrete scritto su BoxRec che ho messo ko Mike Tyson. E poi chi altro poteva organizzare questo incontro? Abbiamo firmato il contratto con Netflix e io ho il merito (con la sua società Mvp ndr) di esserci riuscito. Avremo uno YouTuber che combatte contro uno dei due più grandi di tutti i tempi. Lui è Iron Mike, ma io sono Titanium Jake Paul”. E allora incontro sia, lo spettacolo deve andare avanti, assieme a quello dell’altro match clou della riunione, in cui si sfideranno in un’attesissima rivincita Katie Taylor e Amanda Serrano, ovvero le due migliori fighter del pugilato femminile mondiale.

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Spalletti entra nella Hall of Fame, un’altra emozione

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“Nessuno sa quello che ho sofferto per averle a disposizione, quelle scarpe lì”: e ora i vecchi scarpini di Luciano Spalletti sono uno dei cimeli patrimonio della Hall of Fame del calcio italiano, di cui il ct della Nazionale è entrato ufficialmente a far parte oggi. Un riconoscimento conferito, al centro tecnico federale di Coverciano, anche a Daniele De Rossi, Andriy Shevchenko, Valentina Giacinti, Roberto Boninsegna e Ariedo Braida. “Mi emoziona avere un riconoscimento di questo livello, pensando a tutti quelli che mi hanno preceduto, e a quelli seduti vicino a me stasera”, ha detto Spalletti ai cronisti.

“Ho visto i più brutti campi sportivi e poi ho visto gli stadi più belli del mondo da allenatore”, ha osservato, spiegando che “anche se sembrano mondi apparentemente distanti poi invece sono vicinissimi, perché quelle che fanno da traino sono le emozioni: io mi sono sempre emozionato in tutte queste situazioni molto differenti fra loro”. Per Gabriele Gravina, presidente della Figc, Spalletti e tutti gli altri “rappresentano dei modelli da seguire”, e per questo “nessuno li dimenticherà mai”.

Premi alla memoria per Agostino Di Bartolomei e Vincenzo D’Amico, storiche bandiere di Roma e Lazio, e Manlio Scopigno, allenatore del Cagliari dello scudetto, mentre il premio ‘Davide Astori’ per il fair play è andato al medico psichiatra Santo Rullo per il progetto ‘Crazy for Football’, la nazionale di calcio a 5 per persone con problemi di salute mentale. Tra i presenti De Rossi, sul palco, ha ricordato l’avventura del Mondiale 2006 e il rigore segnato ala Francia: e a chi gli chiedeva della frase “Qui non ci torno più”, che secondo alcune ricostruzioni avrebbe detto il giorno dell’esonero a Trigoria, ha risposto precisando di non averlo mai detto, perché lì “sono di casa”, e “come torno a Coverciano, tornerò anche a Trigoria”.

Shevchenko ha letto una lettera al calcio italiano, piena di affetto per gli anni al Milan, e con un appello agli Azzurri di oggi: “Il calcio italiano è amatissimo in tutto il mondo, difendetelo e onoratelo”. Braida, che portò il campione ucraino in Italia da dirigente rossonero, si è commosso: “Si parla sempre di algoritmi, e sono utili – ha detto – ma i calciatori hanno gli occhi e il cuore che l’algoritmo non ha. Vedere Sheva mi emoziona: ho fatto l’impossibile per portarlo al Milan, e sono orgoglioso”.

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Sinner incoronato, è il re del tennis nel 2024

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Non poteva esserci un luogo migliore delle Atp Finals di Torino per incoronare Jannik Sinner come re del tennis mondiale nel 2024. L’investitura ha avuto come scenario la Inalpi Arena, sede del ‘torneo dei maestri’. Il tennista altoatesino è stato premiato per aver chiuso l’anno al numero 1 del ranking: succede nell’albo d’oro a Nole Djokovic e Carlos Alcaraz. Un anno che ha dominato, con la vittoria di due slam (Australian Open e Us Open) e di tre Atp Masters 1000. A consegnargli il prestigioso riconoscimento è stato Boris Becker, indimenticato campione degli anni ’80 e ’90. “Non c’è posto più bello per festeggiare questo trofeo. Torino è sempre stata importante per me, festeggiare con tutti voi è davvero speciale” ha detto un emozionato Sinner, aggiungendo: “Questo è un club molto molto esclusivo, ne fanno parte solo 29 persone. Quando ero giovane non pensavo di arrivare a questo punto, ma piano piano e con tanto lavoro ci sono arrivato”.

Domani l’azzurro sfiderà lo statunitense Taylor Fritz, numero 5 del ranking mondiale, reduce dal convincente successo su Daniil Medvedev. L’ultima volta che i due si sono affrontati è stato l’8 settembre scorso alla finale degli Us Open: nell’occasione finì con un largo successo dell’altoatesino, 6-3, 6-4, 7-5 in due ore e 15 minuti di gioco. Sinner ha preparato il match con la solita, maniacale, attenzione: due ore di allenamento tra campo e palestra (Fritz ha preferito conservare le energie e ha svolto una sessione più leggera, di circa un’ora).

Allo Sporting di Torino, sotto gli occhi attenti di Simone Vagnozzi e Darren Cahill, l’azzurro nel pomeriggio ha svolto una sessione completa: prima un’ora con lo sparring partner e poi un’ora con il team. Esercizi sulle diagonali, sulle volée, sugli smash, sui servizi e sulle risposte. Hanno studiato la strategia migliore per affrontare Fritz. E’ scattato l’applauso quando Jannik ha cambiato il campo e si è piazzato sotto la tribuna. Sugli spalti dalla parte opposta i familiari – mamma, papà, fratello e zio – hanno seguito l’allenamento. Una pallina dietro l’altra, colpi piatti alternati a colpi ‘arrotati’. Sinner “sul pezzo”, Vagnozzi non ha avuto bisogno di stimolarlo. Solo a metà allenamento il team si è fermato per qualche minuto e in panchina l’atmosfera si è sciolta.

Ormai è tutto pronto per l’ennesima sfida di un anno esaltante. Domani alle 20.30 l’atmosfera sarà bollente all’Inalpi Arena, sempre gremita in questi giorni. Ed è proprio sull’entusiasmo della piazza che si punta per avere la conferma di Torino come sede della prestigiosa manifestazione anche per il quinquennio 2026-2030. Nell’ambiente sportivo si dà per scontato che le Nitto Atp Finals resteranno in Italia: per la destinazione sono in ballo Torino e Milano – anche con un possibile ticket – con quest’ultima preferita da alcuni sponsor. La decisione si conoscerà solo domenica prossima, il giorno della finale. A livello sportivo è inutile fare pronostici per ora, le soprese sono dietro l’angolo: dopo la sconfitta di Medvedev con Fritz è arrivata anche quella di Alcaraz con Ruud. Troppo falloso lo spagnolo (frenato da un’indisposizione), che ha perso in due set 6-1, 7-5.

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Salernitana, esonerato Martusciello: il tecnico paga per una gestione sportiva complessa e difficoltosa

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La Salernitana ha ufficializzato l’esonero di Giovanni Martusciello dalla guida tecnica della prima squadra. La società campana ha comunicato la decisione, ringraziando l’allenatore per la dedizione e la professionalità dimostrate fin dall’inizio dell’incarico. Nonostante l’impegno del tecnico, la direzione ha scelto di interrompere il rapporto e ora il nome più accreditato per la sostituzione sembra essere quello di Stefano Colantuono, già responsabile del settore giovanile granata, che potrebbe tornare a guidare la squadra per la quarta volta.

L’allontanamento di Martusciello non è però una questione di sola responsabilità tecnica. Il tecnico paga infatti una gestione sportiva complessa e difficoltosa, segnata da una campagna acquisti poco efficace e da numerose cessioni di calciatori validi. Nonostante queste difficoltà, Martusciello era riuscito a costruire una squadra competitiva, capace di esprimere un ottimo gioco in molti incontri. Tuttavia, il reparto offensivo è stato il punto debole: dopo la cessione di Boulaye Dia alla Lazio, una punta di riferimento non è stata degnamente sostituita, lasciando un vuoto che ha pesato notevolmente sulle prestazioni offensive.

Inoltre, il tecnico ha dovuto fare i conti con una rosa segnata da infortuni e problemi fisici, costringendolo a schierare frequentemente giocatori fuori condizione o non in perfetta forma fisica. Nonostante queste difficoltà, la squadra ha mostrato buone qualità in difesa e centrocampo, ma la mancanza di incisività in attacco ha limitato fortemente i risultati.

Ora si guarda al futuro: con Colantuono in pole position per la panchina, la Salernitana avrà la possibilità di ripensare una strategia di mercato che supporti adeguatamente la guida tecnica. L’obiettivo sarà offrire al prossimo allenatore una rosa ben equilibrata, priva di debolezze che, come nel caso di Martusciello, hanno pesato non solo sui risultati, ma anche sulla carriera di un tecnico che ha sempre lavorato con grande dedizione per il club.

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