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Cronache

Turista morto: avvocato, Simon Gautier poteva essere salvato

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Simon Gautier, il ragazzo francese deceduto dopo essere precipitato in un burrone il 9 agosto del 2019, nel Cilento, poteva essere salvato se non fossero state trascurate le informazioni che lui stesso aveva fornito con la prima chiamata di soccorso. Questo è quanto sosteniene l’avvocato Maurizio Sica, legale della famiglia francese, nell’atto con il quale si oppone alla richiesta di archiviazione formulata lo scorso 22 gennaio dalla Procura di Vallo della Lucania (Salerno). Il legale, nell’ambito delle sue indagini difensive, ha inserito su Google i dati forniti da Simon durante il primo sos (“sono caduto, vedo il mare, su una salita, una scalata, c’e’ un’altezza, sono partito stamattina da Policastro, volevo tornare a Napoli… a piedi… e ho perso il sentiero”) ed ha ottenuto una serie di informazioni utili circa i sentieri che il giovane avrebbe potuto percorrere, partendo da Policastro in direzione Napoli. Un tragitto virtuale che passava proprio per la localita’ di San Giovanni a Piro dove poi venne trovato il cadavere. In sostanza le notizie fornite dal 27enne, secondo l’avvocato, erano sufficienti per poterlo individuare in tempo utile. Simon, inoltre, effettuo’ anche altre 5 telefonate alle quali non ebbe risposta. Secondo l’autopsia Gautier e’ deceduto a seguito di uno choc emorragico determinato dalla rottura dell’arteria femorale. Aveva fratture esposte e composte ad entrambi gli arti inferiori e un laceramento dei tessuti determinati verosimilmente da due cadute non consecutive. Tra la prima e la seconda caduta ebbe il tempo chiamare i soccorsi che pero’ lo rintracciarono senza vita 9 giorni dopo malgrado droni, elicotteri e imbarcazioni (disse che vedeva il mare, ndr). Tutto fu reso ancora piu’ complicato dall’impossibilita’ di “geolocalizzare” il suo cellulare: in quell’area infatti non c’era connessione a Internet ma ciononostante, secondo Sica, il 27enne avrebbe avuto una chance di vita se quelle prime indicazioni fornite in italiano, fossero state valutate correttamente. Nell’atto di opposizione, estremamente dettagliato, l’avvocato Maurizio Sica chiede al Giudice l’imputazione coatta, per omicidio colposo, per coloro che “omisero di intervistare correttamente Simon e di trattare i dati comunque da lui riferiti e di comunicarli e/o avviare i mezzi di soccorso”. Il legale chiede, tra l’altro, l’identificazione della prima operatrice del 118, l’acquisizione presso la centrale operativa del 112 di un’informativa circa la mancata risposta alle 5 chiamate di soccorso di Simon, effettuate dalle 9.12 alle 9.14 di quel tragico 9 agosto 2019. Non ancora fissata l’udienza durante la quale il giudice dovra’ pronunciarsi. Gli esiti delle eventuali nuove indagini andranno poi confrontati con il tempo di sopravvivenza di Simon.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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