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Tumori del sangue, algoritmi per cure su misura e più rapide

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L’ematologia entra in una nuova era: servendosi di algoritmi basati sull’intelligenza artificiale – in grado di analizzare in tempi da record milioni di dati clinici, molecolari e genetici dei pazienti – sara’ possibile avere diagnosi e prognosi piu’ precise e riscrivere le modalita’ con cui il clinico gestisce caso per caso, scegliendo le terapie piu’ adatte in tempi piu’ rapidi, con maggiori chance di guarigione del paziente. E’ la promessa che arriva dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ematologia, che consentira’ di personalizzare la terapia per i tumori del sangue. Con questo obiettivo nasce il progetto Philadelphia University, organizzato dall’Accademia Nazionale di Medicina (ACCMED), con il contributo non condizionante di Novartis. Il progetto si avvale di un board scientifico composto da eccellenze tra cui Francesco Passamonti, Massimo Brecci, Gianantonio Rosti, Giuseppe Saglio e Alessandro Maria Vannucchi, affiancati da esperti come i professori Luca Mainardi e Pietro Cerveri del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano. “Nei tumori del sangue esistono tantissime varianti genetiche diverse e il profilo molecolare della malattia del singolo paziente ha un ruolo cruciale per la diagnosi e la scelta delle terapie – spiegano Passamonti (Universita’ dell’Insubria) e Breccia (Sapienza Universita’ di Roma) – La digitalizzazione dei dati clinici ha prodotto una massa di informazioni senza precedenti che grazie alle applicazioni dell’intelligenza artificiale, possono essere analizzati anche in poche ore, consentendo di scegliere il trattamento migliore e il farmaco utile piuttosto che un altro invece da evitare. Un passo deciso in piu’ verso la medicina di precisione in grado di ottenere risposte sempre maggiori in pazienti meglio definiti”.

(In evidenza c’è una foto di archivio)

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Esteri

Cuba in lista d’attesa per l’ingresso a pieno titolo nei Brics

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Cuba e altri 12 paesi, tra cui anche la Bolivia, la Turchia, l’Indonesia e la Nigeria, sono da oggi membri associati dei Brics. È quanto è “emerso nel corso del XVI Vertice dell’organizzazione che si conclude oggi a Kazan, in Russia”, ha celebrato il sito giornalistico governativo Cubadebate sulla sua homepage, rilanciando un post dell’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America – Trattato commerciale dei popoli (Alba-Tcp) sul suo account ufficiale di X. “I Brics incorporano 13 nuovi paesi associati, due dei quali dell’Alba-Tcp: Bolivia e Cuba. L’incorporazione di questi nuovi paesi associati è percepita come un segnale che i Brics cercano di rafforzare la cooperazione multilaterale per espandere la loro influenza sulla scena internazionale” si legge nel post rilanciato da Cubadebate, che evidenzia la presenza a Kazan del ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla.

A differenza dell’ultimo summit in cui ai cinque paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) se ne aggiunsero altri, nel 2022 a Pechino, questa volta non è stato però diramato nessun comunicato ufficiale sul sito dell’organizzazione intergovernativa che riunisce alcune delle economie più importanti del pianeta. Forse perché in quell’occasione fu annunciato l’ingresso di cinque paesi ma poi, a causa della sorprendente vittoria in Argentina di Javier Milei, a entrare nel 2023 furono solo Iran, Etiopia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Per evitare rischi di gaffes, dunque, nessun comunicato ufficiale, anche perché tra i nuovi paesi associati dei Brics c’è l’Arabia Saudita che, pur non avendo posto veti, ha inviato un rappresentante di secondo livello al vertice russo a causa dei rapporti tesi con l’Iran, che invece dei Brics è membro a tutti gli effetti.

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Economia

Quasi 4,8 milioni pensionati con meno di 1.000 euro

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Sono quasi 4,8 milioni i pensionati che possono contare su redditi da pensione inferiori a mille euro al mese, quasi tre su dieci: l’Osservatorio Inps sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari nel 2023 segnala che tra questi quasi 1,7 milioni hanno assegni inferiori a 500 euro, un livello nettamente al di sotto della soglia di povertà. Il Rapporto si concentra sulle singole prestazioni e sul reddito complessivo da pensione e non sugli altri eventuali altri redditi dei pensionati ma la fotografia ci racconta quanto sia ampia la fascia di coloro che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. I pensionati che prendono oltre 2mila euro al mese comunque sono il 38,4% del totale ma assorbono il 60% della spesa.

La spesa nel complesso dell’anno ha superato i 347 miliardi di euro con un aumento del 7,7% rispetto al 2022, crescita legata soprattutto al recupero dell’inflazione. Le pensioni rimangono quindi un grande capitolo di spesa per lo Stato. I dati confermano il divario tra uomini e donne nei redditi da pensione sulla scia di quello che accade nel mercato del lavoro con i maschi che possono contare su carriere più lunghe e retribuzioni più alte oltre a tassi di occupazione medi più elevati. Se l’importo medio annuo dei redditi percepiti in Italia è di 21.382 euro nel 2023 l’assegno medio da pensione incassato dagli uomini è superiore a quello delle donne del 35% con 24.671 euro contro 18.291.

Con l’aumento dell’occupazione femminile questo divario dovrebbe ridursi e diminuire la fascia delle donne che possono contare solo su pensioni assistenziali e di reversibilità. Nel 2023 le donne con pensioni inferiori a 1.000 euro al mese sono oltre tre milioni, oltre una pensionata su tre, e tra queste quasi un milione (959.986) può contare su prestazioni da pensione per meno di 500 euro al mese , l’11,5% del totale. L’intervento del governo sulle pensioni minime riguarda solo i trattamenti previdenziali, ovvero basati sul versamento dei contributi, e non quelle assistenziali, legate alle condizioni economiche disagiate, come ad esempio l’assegno sociale, o a invalidità non legate all’attività lavorativa.

Dovrebbero essere coinvolte nel passaggio tra i 614,77 euro al mese ai 617,92 euro circa 1,8 milioni di assegni. Un intervento definito dal leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte una “beffa” e da altre parte dell’opposizione una “elemosina” che non recupera neanche il potere d’acquisto perso con l’inflazione. Per gli assegni pensionistici i più sostanziosi, quelli superiori a 5mila euro lordi al mese, percepiti da poco più di 400mila persone, basati nella grande maggioranza di casi su un alto numero di anni di contributi e retribuzioni elevate, si spende più che per i 4,8 milioni di pensionati con i redditi più bassi, circa 34,4 miliardi a fronte di 33,5. Le prestazioni pensionistiche nel complesso sono 22.919.888, per la grande maggioranza Ivs (Invalidità vecchiaia e superstiti), pari a 17.752.596. Le indennitarie sono 627.143 e quelle assistenziali 4.540.149.

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Sinner: da caso doping ho capito chi è amico e chi no

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L’ansia di non essere padrone del proprio destino sul caso della contaminazione involontaria di clostebol, la ferma consapevolezza di non avere colpe, l’imbarazzo per gli sguardi e i bisbigli di avversari e amici, o presunti tali. Jannik Sinner racconta a Sky l’anno della sua entusiasmante consacrazione – due Slam vinti, Australia e Stati Uniti, e numero uno del ranking Atp – e della beffarda turbolenza sul caso doping, dal quale è stato scagionato dopo l’inchiesta ma sul quale la Wada ha fatto ricorso. “Era un periodo molto complicato, delicato, perché non sapevo come dovevo comportarmi io, non sapevo cosa sarebbe uscito, non sapevo cosa sarebbe successo con il team. Non mi potevo aprire con tante persone. Era facile perdere il controllo. Non dormivo, come la sera prima del match contro Medvedev a Wimbledon. Una mattina invece mi sono svegliato e ho realizzato che anche la decisione del giudice non dipendeva da me ma che io non avevo fatto nulla di sbagliato”.

Ma, qualità solo dei grandi, trovare spunti per crescere ancora, diventare sempre più forte. “Allo US Open, dopo che il caso era diventato di dominio pubblico, ho dovuto cambiare il mio programma di allenamento: mi sono allenato di sera, così ci sarebbe stata meno gente. Mi guardavo intorno per osservare gli sguardi degli altri per capire cosa pensassero veramente. Mi sono fatto tante domande. In fondo sono convinto che niente succede per caso, e forse questo è successo proprio per capire chi è tuo amico e chi non lo è. Ho capito che ci sono tanti giocatori che non pensavo fossero miei amici e c’è una quantità abbastanza grande che pensavo fossero amici e invece non lo sono. E a me questo alla fine non dico che mi ha fatto bene, però mi ha fatto capire tante cose. Sono contento di come l’ho gestita perché́ era molto difficile. Però nel momento in cui vado in campo e mi metto il cappellino, per me esiste solo la palla da tennis. In campo mi sento al sicuro”.

La classifica non mente e il bis alla Davis con la sua Italia e il primo sigillo alle Atp Finals renderebbero la stagione unica. “Quando sei il numero uno del mondo sei sempre il ricercato dagli avversari, come avere un bersaglio addosso, questo rende il gioco più bello. Ma perdere le partite da numero uno del mondo è diverso, più pesante. Come persona non sono cambiato – aggiunge Sinner, vincitore nel 2024 di due slam -, il successo non mi ha cambiato. Ora ho meno tempo libero ma dedico tutto il tempo possibile al lavoro, continuandomi a divertire”. E una speranza, che suona come una promessa: “Vorrei giocare a tennis per i prossimi 15 anni”.

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