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Salute

Tumore pancreas, sì dell’Aifa alla combinazione di farmaci che aumenta sopravvivenza

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In Italia il cancro del pancreas e’ la quarta causa di morte per tumore: ogni anno si ammalano circa 13.500 persone, nel 2016 i decessi per questo tipo di tumore sono stati piu’ di 12.000 e sappiamo che questo numero e’ destinato ad aumentare. Per oltre la meta’ dei pazienti la diagnosi avviene tardivamente, quando la malattia e’ in stadio metastatico, ecco perche’, pur avendo un’incidenza relativamente bassa (rappresenta circa il 3% dei tumori maligni), l’impatto sui pazienti e le loro famiglie e’ devastante: la sopravvivenza a 5 anni e’ pari all’8%. “La ‘fatica di decidere’ e’ l’espressione che meglio cattura lo stato d’animo di chi si trova ad affrontare questo tipo di malattia, completamente impreparato, indipendentemente da grado di istruzione o status sociale- spiega Piero Rivizzigno, Presidente Associazione Codice Viola- Il nostro sforzo e’ quello di alzare l’attenzione su questa patologia che allo stato attuale puo’ considerarsi una vera emergenza sanitaria che mette a rischio la vita dei pazienti, non solo perche’ ha la peggiore prognosi fra tutti i tumori solidi, ma anche perche’ ci sono purtroppo un numero limitato di protocolli di cura e centri ospedalieri non sufficientemente specializzati per una presa in carico efficace del paziente”. La chemioterapia e’, insieme alla chirurgia, la piu’ importante arma a disposizione contro il tumore del pancreas. Due recenti studi indipendenti hanno dimostrato l’efficacia di una nuova associazione di quattro farmaci, PAXG (cisplatino, nab-paclitaxel, capecitabina, gemcitabina), che e’ stata approvata da Aifa a giugno 2019. In uno studio randomizzato di fase II la quadruplice combinazione ha ottenuto un miglioramento significativo della sopravvivenza (sopravvivenza a 1 anno 62%, sopravvivenza a 2 anni 24%), rispetto allo schema a due farmaci AG (nab-paclitaxel e gemcitabina); ha inoltre significativamente aumentato la sopravvivenza libera da progressione (circa 8.3 verso 6.1 mesi), le risposte radiologiche (50% versus 29%) e il numero di pazienti con riduzione del marcatore tumorale CA19.9 = 50% (75% versus 58%). Vantaggi analoghi sono stati osservati anche nella malattia localmente avanzata (pazienti vivi a 18 mesi 69% con PAXG rispetto a 54% con gemcitabina e nab-paclitaxel).

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Autunno caldo, medici base in trincea e sciopero privati

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I medici di famiglia sono sul piede di guerra reclamando più investimenti sul territorio ed annunciando uno sciopero nazionale se non ci saranno segnali di un’inversione di rotta, mentre la sanità privata accreditata e convenzionata è scesa oggi in piazza per chiedere il rinnovo del contratto scaduto da anni. E’ scattato l’autunno caldo dei sanitari, che ora attendono risposte concrete dalla prossima manovra, il vero “banco di prova”. Ma che la crisi sia ormai a 360 gradi è evidente: dagli stipendi inadeguati alla troppa burocrazia, dalle carenze di personale al fenomeno delle aggressioni. Un quadro critico che spinge il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, a chiedere al governo un tavolo urgente di confronto.

Ad aprire quella che si preannuncia una stagione calda sul fronte delle proteste, sono state oggi le organizzazioni della sanità privata con uno sciopero nazionale per chiedere il rinnovo del contratto: quello delle Rsa è scaduto da 12 anni e quello della Sanità privata è scaduto nel 2018. A Roma, operatori degli ospedali privati, delle Rsa e delle strutture residenziali hanno manifestato di fronte alla Regione Lazio. Circa 20.000 manifestanti si sono radunati nelle piazze di tutta Italia per chiedere “dignità e giusto riconoscimento contrattuale”, affermano le segreterie di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. “Nonostante le precettazioni imposte dai datori di lavoro, che includono anche servizi non essenziali e che saranno prontamente contestate alla Commissione di Garanzia, abbiamo registrato una partecipazione dell’80% del personale, a testimonianza della forza delle nostre ragioni”, spiegano.

“È inaccettabile che, da troppi anni, questa grande schiera di professionisti si trovi senza contratto. Rischiano di essere dei lavoratori di serie B con stipendi da fame e condizioni lavorative critiche”, denuncia il sindacato Ugl. Il rinnovo dei contratti della sanità privata è “una priorità” e per questo è stata chiesta al ministro della Salute l’apertura di un tavolo di confronto, annuncia Gabriele Pelissero, presidente nazionale di Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), che chiede “la giusta remunerazione per questi operatori sanitari che da anni lavorano per il Sistema sanitario nazionale, esattamente come i loro colleghi del pubblico”. Da parte sua, il ministro della Salute Orazio Schillaci assicura “supporto”: “Non dipende ovviamente da noi, ma è una situazione che conosciamo”, ha affermato.

A margine del presìdio di Roma, una delegazione sindacale è stata poi ricevuta dal capo segreteria del ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che a breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra sindacati, conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, fanno sapere Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Non solo la sanità privata. Anche i medici di famiglia denunciano un disagio profondo.

Silvestro Scotti, segretario della Federazione dei medici di Medicina generale (Fimmg), parla di “intollerabile situazione che attanaglia la medicina generale in tutto il Paese. Situazione fatta di burocrazia, violenze e inaccettabili ritardi sul rinnovo contrattuale; insieme all’esigenza di avere chiarezza rispetto agli investimenti per il territorio in Legge di bilancio”. E’ la premessa di uno stato di agitazione e poi di uno sciopero che durante il congresso nazionale di ottobre i medici di famiglia sono pronti a dichiarare “se non saranno arrivate risposte”.

Ed il 25 settembre si terrà a Roma anche la manifestazione organizzata dall’Uap (Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata), a tutela delle 95mila strutture sanitarie private, insieme al Coordinamento intersindacale medicina specialistica di territorio (Cimest). Netto l’allarme lanciato da Anelli: “Il disagio dei medici è sempre più forte, trasversale alle diverse declinazioni della professione. Rinnoviamo l’invito al governo e al ministro della Salute ad aprire un tavolo di confronto permanente, prima che la situazione diventi insostenibile”.

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Corona Virus

Casi di Covid ancora in calo, inizia a circolare la variante Xec

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Dopo l’ondata di contagi estiva, anche nell’ultima settimana continua il calo di casi di Covid-19 in Italia. Dal 12 al 18 settembre sono stati 8.490 i nuovi positivi, ovvero circa il 12% in meno rispetto ai 9.670 al periodo dal 5 all’11 settembre. Calano anche i decessi, che sono stati 93 rispetto ai 97 della precedente rilevazione. Stabile il peso sugli ospedali sono stati segnalati anche nel nostro Paese alcuni sequenziamenti della variante Xec, sempre appartenente alla famiglia Omicron. Questi i numeri contenuti nell’ultimo monitoraggio a cura dell’Istituto Superiore di Sanità e nel bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute. Sono stati 81.586 i tamponi effettuati in 7 giorni, in calo del 6% circa rispetto ai 86.872 della settimana precedente, il tasso di positività passa dall’11% al 10% circa.

La regione con il più elevato numero di casi in assoluto è stata la Lombardia, con 1.951, seguita dal Veneto, con 1.175. Le fasce di età più colpite dall’infezione sono gli over 80 e l’indice di trasmissibilità (Rt) è pari a 0,8 e sostanzialmente stabile. L’incidenza di casi segnalati nel periodo 12-18 settembre è pari a 14 casi per 100.000 abitanti, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. L’incidenza più elevata è stata in Veneto (24 casi per 100.000 abitanti). Al 18 settembre l’occupazione dei posti letto in area medica è stabile e pari a 2,9% (1.777 ricoverati). Stabile anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,6% (54 ricoverati).

Quanto alle varianti, i dati preliminari relativi al mese di agosto 2024 evidenziano la co-circolazione di differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale. “Sono stati inoltre identificati – si legge – alcuni sequenziamenti riconducibili al sottolignaggio ricombinante denominato Xec già segnalato in alcuni Paesi europei”. Quest’ultima, apparsa per la prima volta in Germania a fine giugno si è diffusa rapidamente in Europa, Nord America e Asia. I sintomi sono considerati lievi e i nuovi vaccini efficaci.

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Salute

Un antidepressivo contro il tumore del cervello più aggressivo

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Un comune farmaco antidepressivo già in commercio e poco costoso, chiamato vortioxetina, potrebbe aiutare a combattere uno dei tumori del cervello più aggressivi, il glioblastoma: lo dimostrano i primi esperimenti condotti su cellule in provetta e topi dai ricercatori del Politecnico federale di Zurigo. I risultati, pubblicati su Nature Medicine, stanno già aprendo la strada ai primi test clinici sull’uomo, che saranno condotti in collaborazione con l’Ospedale universitario di Zurigo.

Il glioblastoma è un tumore particolarmente aggressivo: interventi chirurgici, radio e chemioterapia possono prolungare l’aspettativa di vita. La difficoltà di trovare terapie efficaci sta nel fatto che molti farmaci antitumorali non riescono ad attraversare la barriera emato-encefalica per raggiungere il cervello, e ciò limita la scelta dei possibili trattamenti. I ricercatori guidati da Berend Snijder dell’Eth di Zurigo hanno quindi focalizzato le loro ricerche sulle sostanze neuroattive che riescono a superare la barriera emato-encefalica, come antidepressivi, farmaci per il Parkinson e antipsicotici.

In totale, hanno selezionato 130 molecole che hanno poi testato in contemporanea su cellule tumorali di 40 pazienti grazie a una speciale piattaforma di screening chiamata farmacoscopia. I risultati hanno dimostrato che alcuni antidepressivi sono inaspettatamente efficaci contro le cellule tumorali: la performance migliore è quella della vortioxetina, che innesca una rapida cascata di segnali cellulari riscostruita grazie a un modello computerizzato. Successivamente i ricercatori hanno testato la vortioxetina su topi con un glioblastoma, rilevando una buona efficacia soprattutto in combinazione con l’attuale trattamento standard. Sulla base di questi risultati, si stanno già avviando due studi clinici: nel primo, i pazienti affetti da glioblastoma saranno trattati con vortioxetina in aggiunta al trattamento standard (chirurgia, chemioterapia, radioterapia), mentre nel secondo trial i pazienti riceveranno una selezione personalizzata di farmaci messa a punto con la piattaforma di farmacoscopia.

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