Deflagra l’inchiesta chiamata “Camici-gate” che gia’ lo scorso anno aveva portato la procura di Taranto a iscrivere nel registro degli indagati i vertici della Internazionale Biolife srl per una presunta truffa ai danni della Protezione Civile della Regione Lazio in relazione alla maxifornitura di alcuni milioni di mascherine, 1 milione di camici e 1 milione di tute per l’emergenza Covid. Oggi, su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e del pm Antonio Natale, il gip del Tribunale di Taranto Benedetto Ruberto ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, anche per il reato di associazione per delinquere, nei confronti di soci e delegati della societa’: Antonio Formaro, Raffaele Buovolo, Francesco Oliviero (indicati come “promotori”), Giacomo De Bellis, Pietro Rosati e Luciano Giorgetti (quali “partecipi”). I provvedimenti restrittivi sono stati notificati dai finanzieri del comando provinciale di Taranto, che hanno proceduto anche al sequestro preventivo dei proventi illeciti sino alla concorrenza dell’importo di circa 4 mln di euro. La presunta truffa nei confronti della Protezione Civile del Lazio e di altre imprese ha riguardato forniture di dispositivi di protezione individuale provenienti da Turchia e Cina, in parte risultati non conformi ai requisiti di legge. Contestati anche i reati di frode nelle pubbliche forniture, riciclaggio e autoriciclaggio, falsita’ ideologica commessa dal privato in atto pubblico e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. A fronte dei contratti sottoscritti, l’Internazionale Biolife, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore del commercio di integratori alimentari, ha prima – secondo la tesi investigativa – fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati a rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticita’ emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dall’estero, ha prodotto falsi certificati di conformita’. I dispositivi di protezione furono consegnati in ritardo e in minima parte, nonostante fosse stato pagato un acconto del 20% sulla fornitura. Le attivita’ di indagine, condotte anche con il supporto del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e dell’Unita’ di Informazione Finanziaria (Uif), hanno permesso di bloccare il pagamento a saldo dell’intera fornitura da parte della Protezione Civile, pari a circa 25 milioni di euro. La Biolife srl avrebbe dovuto fornire inizialmente 6 milioni di mascherine Ffp3 e Ffp2 alla Protezione Civile laziale direttamente e attraverso la societa’ laziale Ecotech passando per la Exor Sa di Lugano. Ma le mascherine richieste a marzo arrivarono soltanto alla fine di agosto 2020. Una interrogazione sulla vicenda fu presentata in Regione Lazio dalla consigliera di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo. Quanto agli altri dispositivi di protezione, alla Protezione Civile laziale arrivarono solo 140mila camici che dopo una serie di controlli si dimostrarono non conformi alle normative. A quel punto la Regione guidata da Nicola Zingaretti decise di revocare l’affidamento e chiedere il pagamento di una penale di 1,4 milioni di euro.