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Cronache

Truffa milionaria alle assicurazioni, condannati avvocati senza scrupoli e finti testimoni: tutti i nomi e le pene

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Era una organizzazione criminale ben strutturata: c’era chi si inventava i finti incidenti stradali. C’era il reclutatore di finti testimoni retribuiti con 180 euro per ogni falsa deposizione davanti al giudice di pace. Poi c’erano le pratiche da mettere a posto, occorreva reperire false perizie di danni arrecati alle vetture. Insomma, si lavorava sodo per truffare le assicurazioni.  Truffe per centinaia di migliaia di euro. Era talmente facile, talmente sfacciata la questione che ci sono nella inchiesta e nel processo auto e moto che nella loro vita hanno subito anche 6 o 7 incidenti.  Quella di cui vi abbiamo dato conto è l’esito di una inchiesta che a fine 2018 ha portato ai domicilairti 18 avvocati,  sette persone in carcere e 24 finti testimoni costretti all’obbligo di dimora. In 9 mesi si è già esaurito il primo grado di giudizio con le prime condanne. Il giudice per le indagini preliminari Laura Ciollaro della settima sezione penale del Tribunale di Napoli ha chiuso  il rito abbreviato (per chi l’ha chiesto) infliggendo 11 condanne e una assoluzione. Accolto l’impianto  accusatorio dei pm inquirenti Salvatore Prisco, Stefano Capuano e Alessandra Converso.

La condanna più dura è stata comminata a  Vincenzo Cocozza, considerato uno dei capi e promotori dell’organizzazione criminale che truffava le compagnie di assicurazione: il gip ha inflitto a  Cocozza 8 anni di reclusione e 12mila euro di risarcimento oltre alla interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Sei anni di carcere per Umberto Cocozza (fratello di Vincenzo), considerato il promotore del business e anche lui interdetto dai pubblici uffici per la durata di 5 anni. Secondo la procura, i due Cocozza – residenti a Forio d’Ischia – oltre a organizzare l’affare criminale dei sinistri, avevano una  capacità incredibile di trovare anche avvocati senza scrupoli che alimentavano il circuito criminale dei sinistri e dei testimoni fasulli.  Alla pena di 6 anni è stato, invece, condannato Marco Megna di Casalnuovo, uno dei componenti dell’organizzazione. Pene più miti, si fa per dire, per altri tre componenti dell’organizzazione: 3 anni per Ciro Cipolletta; 2 anni per Raffaele Cardamone di Villaricca. Condannato a 3 anni, pena sospesa,  l’avvocato Nicola Pollasto. Le altre condanne nel rito abbreviato: 2 anni e 4 mesi per Salvatore Di Vicino e Giuseppe Di Vicino; un anno, sei mesi e 15 giorni per Gennaro Di Vicino; 2 anni per Gennaro Azzolino; 2 anni e 10 giorni per Nino Azzolino. E c’è una assoluzione. È stata assolta l’avvocato Vittoria Marietti. Assolta per non aver commesso il fatto. I pm inquirenti per lei avevano chiesto 5 anni di carcere.

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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