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Cronache

Trasferito dal carcere all’ospedale, detenuto fugge a Napoli

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Un detenuto 30enne in carcere a Poggioreale con l’accusa di tentato omicidio è fuggito dall’ospedale Cardarelli di Napoli dove era stato ricoverato a causa delle condizioni di salute. L’uomo, a cui viene anche contestata la violazione della legge sulle armi, era stato arrestato lo scorso maggio.

Il detenuto, fa sapere il segretario nazionale Con.Si.Pe. Luigi Castaldo, era recluso nel reparto SAI San Paolo del carcere di Poggioreale e a causa del suo – a questo punto presunto – preoccupante stato di salute era stato ricoverato in ospedale. L’uomo, è riuscito a eludere il personale di Polizia Penitenziaria di piantonamento e a scappare.

“Da tempo – commentano il presidente e il segretario regionale dell’Uspp Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio – denunciamo lo stato di abbandono delle carceri campane: in questo marasma generale a farne le spese sono i poliziotti penitenziari che sono gli unici a pagare il sovraffollamento e la cronica carenza di organico nella casa circondariale di Poggioreale dove mancano 150 agenti”.

“I soggetti malati in carcere – per i due sindacalisti – devono essere presi in carico dalla sanità regionale: sono oramai quotidiani i ricoveri in luoghi esterni di cura e il poco personale riesce in maniera encomiabile ma con fatica a far fronte alle criticità. Serve un cambio di passo in questa regione dove ormai si combatte una guerra quotidiana”.

“Si tratta di un episodio gravissimo – dice Castaldo – che merita seri provvedimenti alla luce delle tante segnalazioni fatte dal nostro sindacato proprio in merito alle criticità organizzative nella gestione degli innumerevoli ricoveri esterni d’urgenza chiamati ‘438’”.

Per il sindacalista Castaldo “servono maggiori strumentazioni al personale sanitario penitenziario per evitare continui ricorsi ai ricoveri esterni e allo stesso tempo maggior personale addetto ai nuclei traduzioni e piantonamenti affinché sia garantita maggiore sicurezza del servizio e regolarità nelle visite di controllo ospedaliero”. Per il Con.Si.Pe “il danno ricade sempre sugli ultimi che pagano le conseguenze di un’organizzazione penitenziaria fallimentare. Ci si chiede quand’è che ci preoccuperemo di garantire un lavoro sano, dignitoso e sicuro per i poliziotti penitenziari?”

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Blitz antidroga a San Giovanni a Teduccio: sequestrati 190 chili di hashish, due arresti

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Il sabato sera, per molti, è sinonimo di relax, magari davanti a un film con una pizza a domicilio. Ma non è stato così per due persone di 31 e 35 anni, già note alle forze dell’ordine, che sono state arrestate dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna durante un’operazione antidroga a San Giovanni a Teduccio, quartiere orientale di Napoli.

L’operazione dei carabinieri

I carabinieri hanno fatto irruzione in un deposito situato a San Giovanni a Teduccio e hanno sorpreso i due uomini intenti a preparare una grossa partita di droga, destinata probabilmente a gran parte della provincia di Napoli. Nel corso dell’operazione, le forze dell’ordine hanno rinvenuto e sequestrato quasi 2.000 panetti di hashish, per un totale di 190 chili, oltre a 20.000 euro in contanti.

La tecnica di mimetizzazione

Per evitare sospetti e mimetizzarsi nel traffico cittadino del sabato sera, i due indagati avevano ideato un piano ingegnoso. Indossavano uno zaino di un noto marchio di food delivery (azienda estranea ai fatti), un espediente per cercare di passare inosservati mentre trasportavano parte della droga.

Il sequestro e l’arresto

I due uomini, colti in flagrante durante l’operazione, sono stati arrestati e successivamente trasferiti in carcere. L’importante sequestro di hashish e contanti conferma l’entità del traffico di stupefacenti nella zona di Napoli e l’efficacia delle operazioni di contrasto messe in atto dalle forze dell’ordine.

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Omicidio Giovanbattista Cutolo: la condanna del 17enne ridotta a 14 anni grazie a sconti di pena

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L’omicidio di Giovanbattista Cutolo (nella foto in evidenza), il giovane musicista ucciso il 31 agosto dell’anno scorso in piazza Municipio a Napoli, ha suscitato grande indignazione nell’opinione pubblica. Tuttavia, la pena inflitta al suo assassino non sarà esemplare come molti si aspettavano. Il 17enne, condannato in primo grado a 20 anni, ha ottenuto sconti di pena che lo porteranno a scontare una condanna ridotta a soli 14 anni.

La sentenza definitiva e i benefici di legge

Condannato a 20 anni in primo grado lo scorso marzo, grazie al rito abbreviato il giovane ha già beneficiato di uno sconto di un terzo della pena. Ma c’è di più: accettando di non fare ricorso in Appello, il 17enne ha ottenuto un ulteriore sconto di un sesto della pena, come previsto dalla riforma Cartabia. Questa norma è stata introdotta per ridurre il carico sulle Corti di Appello e consente, in cambio della rinuncia all’Appello, una riduzione della pena complessiva. Questo sconto riduce ulteriormente la condanna da 20 a circa 17 anni.

La buona condotta: un altro sconto di pena

Oltre agli sconti già ottenuti, il 17enne potrà beneficiare della “buona condotta”. Questa regola prevede una riduzione di tre mesi per ogni anno di reclusione, a condizione che il detenuto mantenga un comportamento corretto in carcere. Grazie a questo beneficio, la pena effettiva potrebbe essere ridotta a circa 13-14 anni.

Lo scenario: un futuro di libertà per l’assassino di Giogiò

Attualmente detenuto a Catanzaro, il 17enne studia e lavora, cercando di riscattarsi all’interno del carcere. Se continuerà a mantenere la buona condotta, potrebbe ritrovare la libertà intorno ai 30 anni. Intanto, il caso Cutolo resta aperto per altri membri del branco, due maggiorenni che la notte dell’omicidio spalleggiarono il giovane omicida.

Quella notte del 31 agosto, l’aggressione iniziò per una banale discussione riguardante uno scooter parcheggiato sul marciapiede. L’assassino, insieme ai suoi complici, reagì in maniera violenta, utilizzando sedie e spranghe contro il gruppo di amici di Giovanbattista Cutolo. Quando il musicista cercò di difendere un amico, il 17enne estrasse una pistola e fece fuoco, uccidendo il giovane musicista.

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Incidente a Secondigliano: muore Martina Guasco, 19 anni, in uno schianto frontale

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Un altro tragico incidente stradale si è verificato a Napoli, precisamente a Secondigliano, nella notte tra venerdì e sabato, dove Martina Guasco, di soli 19 anni, ha perso la vita. La giovane stava tornando a casa dopo una serata con gli amici, quando l’auto in cui viaggiava è stata coinvolta in uno scontro frontale. Martina è la ventiduesima vittima della strada a Napoli nel 2024, un numero che continua a crescere e che richiama l’attenzione sulle problematiche legate alla sicurezza stradale.

L’incidente: scontro frontale tra Panda e Smart

Martina si trovava a bordo di una Fiat Panda insieme ad altri tre amici, quando l’auto si è scontrata frontalmente con una Smart su via Cupa dell’Arco, a Secondigliano, in una porzione di strada a doppio senso di marcia. L’impatto, avvenuto ad altissima velocità, ha causato il ribaltamento della Panda, che è finita contro un muro di contenimento. Mentre gli altri occupanti della vettura sono rimasti vigili, Martina ha perso la vita sul colpo.

I soccorsi: il tragico epilogo

Nonostante l’arrivo immediato dei soccorsi, per Martina non c’è stato nulla da fare. È rimasta intrappolata tra le lamiere e, quando i vigili del fuoco sono riusciti a estrarla dall’auto, era già deceduta. Le altre persone coinvolte, inclusi i passeggeri della Smart, hanno riportato solo lievi ferite.

Le indagini: velocità e responsabilità al vaglio

Le autorità, guidate dall’unità Infortunistica Stradale della polizia municipale, stanno ora cercando di ricostruire con esattezza la dinamica dell’incidente. I conducenti delle due auto, sottoposti ai test per alcol e droghe, sono stati deferiti all’autorità giudiziaria, ma non è ancora chiaro quale delle due vetture abbia invaso la corsia opposta causando lo schianto. La velocità elevata delle due auto sembra essere stata uno degli elementi determinanti.

La serata: l’ultima notte di Martina

Prima della tragedia, Martina e i suoi amici avevano trascorso la serata a Scampia, dove avevano pianificato di assistere a un concerto. Tuttavia, la grande affluenza di pubblico ha impedito loro di partecipare, e così avevano deciso di andare a cena insieme. Purtroppo, quel rientro a casa è stato fatale per Martina, che aveva parlato con la madre pochi minuti prima dell’incidente.

Un’altra vittima della strada: riflessioni sulla sicurezza

La morte di Martina Guasco aggiunge un altro triste capitolo alla lunga serie di incidenti stradali che stanno affliggendo Napoli e la sua provincia. Le cause di questa tragica sequenza sono spesso legate alla velocità e alla mancanza di prudenza alla guida, soprattutto tra i giovani. La comunità locale chiede ora maggiore attenzione e misure più efficaci per prevenire ulteriori perdite di vite umane sulle strade della città.

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