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Cronache

Tragedia familiare a Saronno: uccide la madre e si toglie la vita

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Dramma famigliare a Saronno, in provincia di Varese: Stefano Rotondi, operaio di 54 anni, ha  ucciso sua madre Teresa, 81 e si è tolto la vita. Un gesto estremo che ha lasciato la comunità della cittadina inorridita.

La tragedia nella tranquilla via Fratelli Cervi dove Stefano Rotondi, 54 anni, operaio residente in una delle ultime zone eleganti prima dell’area popolare della città, ha compiuto un gesto estremo uccidendo la madre Teresa Sartori, prima di togliersi la vita impiccandosi nella casa di famiglia.

Gli inquirenti hanno rivelato che la donna era malata da tempo, una situazione mantenuta segreta anche dalla stretta cerchia familiare. Nessun vicino di casa o conoscente era a conoscenza della sua grave malattia.  Il dramma è stato scoperto da una vicina, entrata in casa per svolgere delle faccende, che ha trovato la donna morta in camera da letto e il figlio impiccato a pochi metri da lei.

I vicini, sconvolti per quanto accaduto, descrivono la famiglia come estremamente tranquilla e riservata. Nessun segno di litigi o turbolenze proveniva dall’appartamento al quarto piano della palazzina di via Cervi, secondo quanto riferiscono i residenti.

I carabinieri di Saronno, sotto il coordinamento della procura di Busto Arsizio, stanno conducendo le indagini necessarie. Il movente sembra essere legato alle difficoltà di Stefano Rotondi nel gestire le condizioni di salute compromesse della madre, un peso emotivo che potrebbe aver portato alla sua esasperazione e alla tragica decisione di porre fine alla vita di entrambi.

L’autorità giudiziaria ha disposto l’autopsia sui cadaveri per accertare ogni dettaglio dell’accaduto. Stefano Rotondi, descritto come un uomo tranquillo e metodico, non aveva episodi di violenza nel suo passato.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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