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Cronache

Tragedia a Massa Carrara: muore una bimba di un anno e mezzo, indaga la Procura

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Tragedia a Massa Carrara dove una bimba di un anno e mezzo è morta dopo un percorso sanitario complesso e drammatico. Come riporta La Nazione, la Procura di Massa Carrara ha aperto un’indagine per fare chiarezza sulle cause del decesso.

La piccola era stata portata inizialmente dai genitori al policlinico Le Scotte di Siena a causa di un malore. Dopo un primo accesso e alcuni accertamenti medici, la bambina era stata dimessa e rimandata a casa. Tuttavia, poche ore dopo il rientro, le sue condizioni si sono aggravate, costringendo i genitori a riportarla d’urgenza allo stesso ospedale senese.

Il ricovero è proseguito per alcuni giorni presso Le Scotte, ma la situazione della bambina è peggiorata ulteriormente, rendendo necessario il trasferimento urgente all’ospedale di Massa Carrara. Purtroppo, nonostante gli sforzi del personale medico, la bambina è deceduta.

La Procura di Massa Carrara ha avviato le indagini per accertare eventuali responsabilità o omissioni nella gestione del caso clinico. La vicenda ha suscitato grande commozione e pone l’attenzione sulle procedure di valutazione e trattamento nei casi pediatrici urgenti.

 

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Inchiesta appalti Asl: da Gup ok 13 richieste di patteggiamento

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Il Gup del Tribunale di Pescara Fabrizio Cingolani ha accolto le richieste di patteggiamento di 13 imputati – sei persone e sette società – nel processo scaturito dall’inchiesta sugli appalti alla Asl di Pescara avviata nel 2019 dalla Procura del capoluogo adriatico, con ipotesi di reato dalla corruzione alla turbativa d’asta. Sono state quindi definite le posizioni di alcuni dei soggetti coinvolti. Lo riferisce la Tgr Abruzzo.

Patteggiamento e pena sospesa per Pasquale Sentenza, collaboratore dell’imprenditore della sanità Vincenzo Marinelli – morto a 88 anni il 24 ottobre scorso e uscito dal processo a inizio ottobre per impossibilità di stare in giudizio causa motivi di salute – e per Graziano Canonico, autista di Marinelli e insieme a lui arrestato nel giugno 2022. Pene sospese e sanzioni pecuniarie per altri quattro imputati: Massimo Baliva, Roberto Del Castello, Anna Maria Sismondo e Alessandro Salvati i quali, attraverso alcune società sportive, avrebbero emesso fatture false per sponsorizzazioni inesistenti, creando in tal modo un ‘tesoretto’ necessario per pagare tangenti.

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Deepfake e chatbot, IA nuova arma del cybercrimine

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Da strumento per lavorare e creare contenuti audiovisivi ad arma nelle mani dei criminali informatici. Prosegue l’ascesa dell’intelligenza artificiale come tecnologia dalla doppia anima, un’innovazione a cui prestare continuamente attenzione. Nel 2025, sarà grazie ad essa che gli hacker potranno diffondere campagne malevoli ad ampio raggio, con il fine di ottenere più informazioni sensibili e dati bancari. A tale conclusione giungono gli esperti di Check Point Software, tramite un’analisi dell’attuale panorama della cybersecurity e una serie di previsioni per il prossimo anno. L’uso più ampio dell’intelligenza artificiale per sferrare nuovi colpi a computer e dispositivi personali riguarderà i deepfake, ossia la generazione di foto, video e file audio che imitano persone reali, vip o amici e famigliari, per estorcere denaro e spingere a cliccare su link o aprire file corrotti.

Non una novità ma una tecnica che si è affinata nel tempo, capace di generare contenuti più che verosimili. “I criminali useranno sempre più le piattaforme dei social media per diffondere deepfake alimentati dall’IA. Questi diventeranno più convincenti e costituiranno un pericolo per le transazioni finanziarie e la sicurezza aziendale. Rilevare e contrastare questi attacchi sofisticati richiederà l’uso della stessa intelligenza artificiale, un aiuto per difendere reti e persone in tempo reale” spiegano da Check Point Software. Occhio anche a software conosciuti, come ChatGpt che, diventando parte integrante dei processi aziendali, possono esporre accidentalmente dati verso l’esterno. L’assenza di chiare politiche di utilizzo nei confronti dei chatbot diventerà un argomento di discussione centrale nel 2025.

“Le organizzazioni dovranno stabilire quadri di governance per monitorare l’uso dell’IA e garantire la privacy delle informazioni” specificano gli analisti. L’Italia e gli italiani non sono esclusi dallo scenario del cybercrime. Lo testimonia una ricerca di un’altra azienda attiva nel campo della sicurezza, F5 Labs. Stando al report ‘2024 DDoS Attack Trends’, che si focalizza soprattutto sul genere di attacco che tende a rendere indisponibili servizi e piattaforme tramite i cosiddetti ‘Distributed Denial of Service’ (DDoS), l’Italia è tra i sei Paesi, insieme a Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita, Belgio e Regno Unito, nei quali si concentra l’80% di tutti gli incidenti veicolati tramite DDoS.

I rapporti tesi per le situazioni geopolitiche e i conflitti in Europa e Medio Oriente aumentano il rischio di infezione, soprattutto quando le campagne criminali sono guidate da attori supportati dagli Stati, con disponibilità economiche maggiori rispetto ai gruppi indipendenti. Un primo passo per mettere al sicuro i dati personali è ancora la scelta di una password efficace per account e app. Anche in questo caso, gli italiani non eccellono in fantasia. Nella classifica ‘Top 200 Most Common Passwords’ della compagnia cyber NordPass, la password più diffusa nel nostro Paese è ancora ‘123456’, seguita da ‘cambiami’, ‘juventus’, ‘amoremio’, oltre a nomi di persona come ‘francesco’, ‘alessandro’ e ‘giuseppe’. Il 78% delle password più comuni al mondo può essere decifrato in meno di un secondo. Un quadro peggiore dello scorso anno, quando eravamo al 70%.

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Scagionati dopo il carcere ma niente indennizzo: colpa loro se sono stati arrestati ingiustamente

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Furono arrestati e poi completamente scagionati dall’accusa di avere rapinato una gioielleria a Cerignola (Foggia), ma non hanno diritto a un risarcimento per l’ingiusta detenzione perché hanno “colpevolmente omesso di rappresentare elementi a sostegno” della loro estraneità ai fatti. Così la Corte di appello di Bari ha respinto la richiesta presentata da Luciano Di Marco e della moglie Anna Bonanno, torinesi di 42 e 35 anni.

Secondo i giudici nel corso delle indagini i due, pur sostenendo la loro innocenza, si resero autori di “inesattezze e imprecisioni macroscopiche” al punto da convincere gli inquirenti che i loro alibi fossero falsi. La rapina fu commessa l’8 marzo 2019. Il 5 giugno successivo scattò l’arresto per Di Marco, che rimase in carcere per 120 giorni, mentre la moglie venne messa ai domiciliari perché aveva partorito da poco. A carico dei coniugi (e di un terzo personaggio, anche lui risultato estraneo alla vicenda) vi erano i riconoscimenti delle commesse del negozio.

Marito e moglie affermarono che quel giorno si trovavano a Torino – lui era al lavoro come operatore del soccorso stradale, lei era andata dal pediatra – ma, sebbene avessero presentato dei testimoni, non riuscirono a far cambiare idea agli investigatori. Fu una perizia antropometrica a stabilire la loro incompatibilità con i veri autori del colpo. La coppia è assistita dagli avvocati Domenico Peila, torinese, e Giacomo Lattanzio, del Foro di Foggia, che intendono presentare un ricorso in Cassazione.

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