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Torna incubo a Wuhan, un milione in lockdown per 4 casi

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Quattro casi di portatori asintomatici sono stati sufficienti per far scattare da questa mattina a Wuhan il nuovo lockdown “temporaneo”, annunciato ieri, per quasi un milione di persone su un totale di 11 milioni di residenti. Il capoluogo dell’Hubei, dove a fine 2019 si materializzo’ per la prima volta il Covid-19, e’ ripiombato nell’incubo dopo che le autorita’ del distretto di Jiangxia hanno accertato i nuovi casi, facendo scattare tre giorni di “misure di controllo temporanee”. La stretta e’ in linea con la ‘tolleranza zero’ al Covid voluta dalla leadership comunista e destinata ora nella versione ‘dinamica’ che ha trovato in giornata l’impegno del Politburo del Pcc a mantenere “la rotta sulle misure preventive. La persistenza e’ vittoria – hanno riportato i media ufficiali riferendo i risultati della riunione -. Quando si verifica un’epidemia dobbiamo prevenirla e controllarla immediatamente e in modo rigoroso. E’ necessario coordinare con efficacia la prevenzione, il controllo anti-pandemico e lo sviluppo economico e sociale”. L’approccio cinese al Covid ha comportato azioni draconiane con pesanti conseguenze per l’economia (Pil a +0,4% nel secondo trimestre), come il blocco completo a Shanghai di due mesi delle attivita’ e il confinamento domestico per i 26 milioni di residenti: la scorsa settimana, secondo la banca d’affari Nomura, 260 milioni di persone nel Paese risultavano in lockdown totale o parziale. Il Politburo, l’organo politico del Pcc composto da 25 dirigenti nazionali di piu’ alto livello con a capo il presidente Xi Jinping, ha quasi riconosciuto che il Paese avrebbe mancato l’obiettivo di crescita annuale del 2022 (“circa il 5,5%”), impegnandosi a centrare “i migliori risultati possibili” per l’economia e segnalando al contempo misure caute per sostenere il mercato immobiliare in difficolta’. Quanto a Wuhan, il programma anti-pandemico ha previsto misure gia’ note: nelle aree piu’ ad alto rischio c’e’ l’obbligo di rimanere a casa, in quelle a medio rischio resta la possibilita’ di uscita limitata alle zone dei rispettivi comprensori residenziali. Chiusi tutti i luoghi di intrattenimento dai bar ai cinema, dagli internet cafe’ ai piccoli ambulatori e ai mercati dei prodotti agricoli. Sospesi anche tutti i trasporti pubblici, dai bus alla metro, mentre ai residenti non e’ consentito in generale di lasciare il proprio quartiere se non per assoluta necessita’. Il programma di contenimento mira a “ridurre ulteriormente il flusso di persone e il rischio di infezioni, e di ottenere lo ‘zero-Covid dinamico’ nel piu’ breve tempo possibile”, secondo i contenuti di una nota diffusa dalla municipalita’. Wuhan, hub industriale e dei trasporti, ha imposto il primo lockdown al mondo di due mesi contro il Covid a inizio del 2020 per contenere la diffusione del nuovo coronavirus dopo aver inizialmente minimizzato la sua portata e messo a tacere gli operatori sanitari che tentarono di lanciare gli allarmi. Nell’agosto 2020, invece, con gran parte del mondo in piena pandemia, la citta’ fece notizia a livello internazionale quando tenne un festival di musica elettronica in un parco acquatico all’aperto, con migliaia di persone che fecero una mega festa senza mascherine e in barba alle misure di distanziamento sociale. Ora che e’ ritornato l’incubo, la speranza e’ che sparisca dopo il sacrificio dei tre giorni di “misure di controllo temporanee”.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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