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Cronache

Toh, l’Anm espelle il giudice Palamara perchè “ha violato il codice etico”

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Un anno fa la Sezione disciplinare del Csm lo aveva sospeso dalle sue funzioni di pm e dallo stipendio, dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta di Perugia dove e’ accusato di corruzione. Ora arriva una nuova tegola su Luca Palamara. L’Associazione nazionale magistrati di cui e’ stato presidente negli anni del confronto piu’ duro delle toghe con il governo guidato da Silvio Berlusconi, lo ha espulso dai propri ranghi, per gravi e reiterate violazioni del codice etico dei magistrati. Non era mai accaduto nella storia del sindacato delle toghe e la decisione arriva dopo il durissimo monito del capo dello Stato alle toghe con un invito stringente a recuperare la credibilita’ e la fiducia dei cittadini minate proprio dalle vicende emerse nell’inchiesta sul pm romano. E intanto si stringe sulla riforma del Csm che la prossima settimana dovrebbe approdare al Consiglio dei ministri. Una riforma che sara’ “la vera rivoluzione”, come assicura il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede esprimendo anche “rispetto per il percorso di rinnovamento dell’Anm”.

Luca Palamara. In un momento conviviale assieme alla signora Elena Boschi e l’ex vicepresidente del Csm Legnini

A determinare la sanzione piu’ drastica, assunta dal parlamentino dei giudici all’unanimita’, con una sola astensione, gli stessi fatti al centro del procedimento disciplinare a carico di Palamara, venuti alla luce con il trojan inoculato nel suo cellulare per decisione della procura di Perugia. Vicende che ruotano intorno alla famosa riunione notturna all’hotel Champagne in cui Palamara, all’epoca privo di ruoli istituzionali, cinque consiglieri del Csm (poi dimessi da Palazzo dei marescialli) e i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri discutevano di una “strategia diretta non solo a determinare la nomina del procuratore di Roma, ma anche altri procuratori, in particolare quello di Perugia, competente sui colleghi romani”. Palamara, secondo l’accusa disciplinare, aveva un interesse personale: contava di assicurare a se’ la nomina a procuratore aggiunto della procura capitolina e l’incarico di procuratore di Perugia a un collega che avrebbe dovuto portare avanti un esposto che un altro magistrato avrebbe dovuto presentare contro l’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il suo aggiunto Paolo Ielo.

Il Comitato direttivo centrale dell’Anm ha fatto proprie quasi tutte le richieste del collegio dei probiviri e ha inflitto la sanzione della sospensione per cinque anni a Paolo Criscuoli, l’unico degli ex togati del Csm che partecipo’ a quell’incontro, per non aver scelto la strada delle dimissioni dell’Anm per evitare la sanzione. Per gli altri (Luigi Spina, Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Corrado Cartoni) si e’ disposto il non luogo a provvedere. Diversa la posizione di Ferri, che e’ magistrato in aspettativa. Secondo il Comitato direttivo centrale, Ferri e’ ancora socio dell’Anm a differenza di quanto sostenuto dal diretto interessato e almeno da una parte dei probiviri: per questo sono stati rinviati gli atti al collegio dei probiviri, che ora dovranno procedere con una proposta. Palamara ha reagito attaccando i suoi giudici, dopo che l’Anm aveva respinto anche la sua richiesta di essere ascoltato (perche’ lo statuto non lo prevede in questa fase) . “Mi e’ stato negato il diritto di parola. Nemmeno nell’Inquisizione, non faro’ il capro espiatorio di un sistema”, ha detto sostenendo che anche i suoi giudici lo chiamavano per chiedergli un aiuto. “Non c’e’ nessun capro espiatorio: abbiamo affrontato un’incolpazione disciplinare che riguardava un fatto specifico”, la replica del presidente dell’Anm Luca Poniz, che aprendo i lavori aveva parlato di una “gigantesca questione morale” nella magistratura, sottoscrivendo le parole del capo dello Stato. Su richiesta del segretario Giuliano Caputo, il parlamentino delle toghe ha dato “pieno mandato” alla giunta , indebolita dalle tensioni dei mesi scorsi proprio sulla questione morale, per trattare sul tavolo delle riforme del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Riforme su cui rilancia il centro-destra, che con Matteo Salvini torna a chiedere la separazione delle carriere.

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Napoli, sede Pd vandalizzata nella notte. Indagini in corso

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Questa mattina i carabinieri sono intervenuti in via Domenico Cirillo 30, in seguito a una segnalazione ricevuta al numero di emergenza 112. L’intervento si è reso necessario dopo che ignoti, probabilmente agendo durante le ore notturne, hanno fatto irruzione nella sede del Partito Democratico della Quarta Municipalità Napoli San Lorenzo.

All’interno del locale, i malintenzionati hanno provocato disordine, mettendo a soqquadro gli spazi. Nonostante i danni causati, dalle prime verifiche effettuate non sembrerebbe che siano stati sottratti oggetti di valore o documenti importanti.

Sul posto sono intervenuti gli specialisti del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, che hanno effettuato i rilievi tecnici necessari per raccogliere elementi utili all’identificazione dei responsabili. Le indagini sono attualmente in corso per risalire agli autori dell’atto vandalico e chiarire le motivazioni dietro l’accaduto.

Questo episodio si aggiunge a una serie di atti vandalici e intimidatori registrati negli ultimi tempi in diverse città italiane, sollevando interrogativi sulla necessità di maggiori misure di tutela per le sedi di partiti e associazioni sul territorio.

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Cronache

Consulta, illegittima residenza nella Regione per taxi-Ncc

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La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge della Regione Umbria del 1994 che prevedeva il requisito “di essere residente in uno dei Comuni della Regione Umbria” come necessario al fine dell’iscrizione nel ruolo dei conducenti per il servizio di taxi e per quello di noleggio di veicoli con conducente (Ncc).

Lo rende noto la Corte Costituzionale. La disposizione, antecedente alla riforma del Titolo V della Costituzione, era stata censurata dal Tar Umbria in quanto ritenuta lesiva del principio di ragionevolezza nonché dell’assetto concorrenziale del mercato degli autoservizi pubblici non di linea, giacché d’ostacolo al libero ingresso di lavoratori o imprese nel “bacino lavorativo” regionale.

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Dati rubati: oggi a Milano l’interrogatorio di Del Vecchio jr

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E’ stato fissato per oggi pomeriggio un interrogatorio, davanti ai pm, di Leonardo Maria Del Vecchio (foto Imagoeconomica in evidenza) – 29 anni e uno dei figli del patron di Luxottica morto nel 2022 – indagato nell’inchiesta milanese sui presunti dossieraggi illegali per concorso in accessi abusivi a sistema informatico. L’interrogatorio, da quanto si è saputo, è stato richiesto dallo stesso Del Vecchio per difendersi dalle accuse e chiarire. L’audizione si terrà, da quanto si è appreso, non al Palazzo di Giustizia milanese ma in un altro luogo, una caserma degli investigatori.

“Dalle imputazioni preliminari e dall’esito negativo della perquisizione, il dottor Del Vecchio sembrerebbe essere piuttosto persona offesa. Altri, infatti, sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti”, aveva già spiegato l’avvocato Maria Emanuela Mascalchi, che aveva parlato della “infondatezza delle accuse ipotizzate a proprio carico”.

Stando agli atti dell’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, del pm della Dda Francesco De Tommasi e del collega della Dna Antonello Ardituro, Nunzio Samuele Calamucci, hacker arrestato, uno dei presunti capi dell’associazione per delinquere di Equalize e che avrebbe creato dossier con dati riservati prelevati in modo illecito, avrebbe realizzato anche un falso “atto informatico pubblico” per “offuscare l’immagine di Claudio Del Vecchio, fratello di Leonardo”.

Calamucci avrebbe creato, in particolare, un finto “rapporto” della Polizia di New York con cui “si dava atto” falsamente “di un controllo eseguito in quella città” nei confronti del fratello di Leonardo. Nel falso report, redatto all’apparenza nel 2018, si segnalava che era “in compagnia” di una persona “registrata” per “crimini sessuali” dal Dipartimento di Giustizia americano.

Il gruppo di hacker, poi, avrebbe dovuto inserire nell’estate 2023, secondo l’accusa per conto di Leonardo Maria Del Vecchio, un “captatore informatico” sul cellulare della fidanzata e modella Jessica Serfaty, ma non ci riuscì malgrado diversi tentativi di inoculare “il trojan”. A quel punto, sarebbero stati creati falsi messaggi tra lei e “un illusionista di fama mondiale”.

Tra gli indagati anche il collaboratore dell’imprenditore, Marco Talarico. Secondo le indagini, le ricerche di informazioni di Del Vecchio jr, richieste al gruppo di Equalize attraverso i suoi collaboratori, si sarebbero inserite nella contesa in corso sull’eredità di famiglia. Nel procedimento milanese una nomina come persona offesa è stata depositata nei giorni scorsi da Claudio Del Vecchio.

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