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Cronache

Thomas ucciso per errore, arrestati padre e figlio

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A quasi sei mesi da quella tragica sera in cui un colpo di pistola tolse la vita a Thomas Bricca, gli assassini del 19enne di Alatri potrebbero avere un volto e, soprattutto, un nome. I carabinieri hanno infatti arrestato Roberto e Mattia Toson, padre e figlio di 47 e 22 anni accusati di aver ucciso il giovane per rappresaglia, dopo le risse dei giorni precedenti all’omicidio. Ma il vero obiettivo di quell’agguato, così come era emerso già nelle prime ore dopo la tragedia, non sarebbe stato Thomas ma il suo amico Omar che oggi, appena appresa la notizia, ha voluto condividere sui social la sua felicità insieme con gli amici di sempre del Girone, la zona a due passi dal centro di Alatri dove è stato assassinato Thomas. “È il giorno più bello della mia vita – sono state le sue parole -. Ancora non riesco a credere che li abbiano presi”. “Felicissimo” anche il papà di Thomas, Paolo. “Ora comincia la grande battaglia dei processi”, ha detto subito dopo l’arresto dei due presunti killer. I nomi dei Toson erano erano finiti ben presto nei faldoni dell’inchiesta, in seguito soprattutto ai racconti dei testimoni dell’agguato mortale. Erano stati in molti a riconoscere Mattia sullo scooter che la sera del 30 gennaio si era fermato per un istante davanti alla scalinata dove era seduta la comitiva di Thomas e dal quale erano stati esplosi i colpi mortali. Due, secondo quanto riferito oggi dal procuratore capo di Frosinone, Antonio Guerriero.

Stando alle indagini, ad aver premuto il grilletto della pistola è stato proprio il 22enne, mentre il padre era alla guida del T-Max. Lo stesso giovane, su Facebook, si vantava della sua conoscenza militare, sfoggiando mimetiche e riproduzioni di armi da soft-air. In un video addirittura si fa filmare mentre carica proprio una pistola, la scarrella ed esplode un colpo. Ad incastrare i due Toson sarebbe stata l’analisi dei dati del cellulare di Thomas, che avrebbero fatto emergere importanti incongruenze con i racconti forniti dagli indagati. In questi mesi, infatti, i due hanno sempre sostenuto di non aver potuto essere sul luogo dell’omicidio perché quella sera stavano partecipando ad una festa di compleanno.

“Roberto e Mattia Toson non erano nei luoghi in cui avevano dichiarato di essere al momento del delitto – hanno spiegato i carabinieri -. I loro telefoni erano spenti proprio per non lasciare tracce informatiche”. Alla base del provvedimento che ha portato all’arresto ci sono 900 pagine di informativa dei carabinieri, trecento pagine di indizi e numerose prove che hanno portato il giudice a firmare l’ordinanza. L’agguato mortale, come ricostruito dalla Procura ciociara, sarebbe scaturito per rappresaglia dopo le risse che erano nate nei giorni precedenti all’omicidio tra le stradine del centro storico del paese. Risse alle quali, secondo quanto ricostruito, Thomas neanche partecipò. In una di queste sarebbe stato coinvolto anche uno zio acquisito di Mattia Toson, Francesco Dell’Uomo, che era stato picchiato e lasciato cadere da una balaustra sulla circonvallazione cittadina. Proprio per questo il nipote, con l’aiuto del padre, sarebbe poi tornato sul posto armato di pistola per farsi giustizia.

L’obiettivo, però, sarebbe dovuto essere Omar, l’amico fraterno di Thomas, che, per una tragica fatalità, indossava lo stesso giacchetto bianco della vittima. Anche lui, quella sera, sera seduto sulla scalinata che affaccia sul parcheggio dove i due killer si sono fermati e hanno esploso i colpi. Le immagini delle telecamere hanno filmato l’ingresso dello scooter con le due persone che, fino ad oggi, non avevano ancora un nome. Soddisfazione per gli arresti è arrivata da tutta la comunità di Alatri, e dalla famiglia di Thomas. “Buona galera boss”, è il messaggio lanciato dallo zio ai due indagati. Mentre il papà del ragazzo, che in passato aveva detto di aver perdonato i killer, si è detto “felicissimo”. “Anche se – ha detto – non abbiamo ancora vinto niente, speriamo che ora riescano a farli parlare”.

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Cronache

Orrore a Pannarano, nel Beneventano: sgozza e decapita il fratello poi chiama i carabinieri

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Un uomo di 59 anni è stato sgozzato e decapitato dal fratello la cui testa è stata getta dal balcone. Il terribile omicidio è avvenuto nella tarda serata di ieri a Pannarano, in provincia di Benevento. Ad allertare i carabinieri sarebbe è stato l’assassino. Al momento non si conoscono i motivi del gesto.

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Sfruttamento prostituzione, blitz in 27 province e 7 arresti

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Una vasta operazione della Polizia di Stato per il contrasto al fenomeno dello sfruttamento della prostituzione si è conclusa nella notte in 27 province. E ha portato all’arresto di 7 persone e a 71 denunce. Ad Alessandria, Ancona, Aosta, Bari, Benevento, Catania, Cosenza, Cremona, Imperia, L’Aquila, Latina, Lecco, Lodi, Lucca, Mantova, Massa Carrara, Milano, Modena, Napoli, Oristano, Parma, Pisa, Prato, Roma, Savona, Teramo e Vibo Valentia, sono stati intensificati i controlli di polizia sui principali luoghi utilizzati soprattutto da soggetti appartenenti alla criminalità straniera, in particolare cinese, dediti al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, talvolta anche minorile.Ad eseguirli oltre 400 operatori delle squadre mobili della polizia di Stato coordinati dallo Sco (Servizio Centrale Operativo). Controlli e perquisizioni hanno riguardato anche appartamenti ed esercizi pubblici in cui le prestazioni sessuali a pagamento erano dissimulate con inesistenti attività professionali (in particolare riferibili al settore estetico e del benessere) pubblicizzate anche online attraverso siti e piattaforme di messaggistica dedicate.

Alle sette persone arrestate, così come ai 71 denunciati, sono contestati reati in materia di immigrazione, sfruttamento della prostituzione, stupefacenti e reati contro la persona. Nel corso delle perquisizioni sono state trovate anche numerose dosi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish ed eroina. Sono stati anche adottati provvedimenti amministrativi nei confronti di 51 persone straniere, irregolari sul territorio nazionale (26 delle quali destinatarie del provvedimento di espulsione). E inoltre sono stati sequestrati un fucile illecitamente detenuto, la somma di oltre 10.000 euro provento dell’attività illecite, tre immobili dove abusivamente veniva esercitata l’attività di prostituzione . Complessivamente sono state elevate 82 sanzioni ammnistrative per decine di migliaia di euro per esercizio abusivo dell’attività commerciale, violazione della normativa sull’immigrazione e sugli stupefacenti, irregolarità in materia di assunzione di lavoratori, violazione in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, violazione della normativa in materia di igiene e conservazione degli alimenti, infine in alcuni locali sono state riscontrate gravi carenze igienico – sanitarie. A supporto degli Uffici investigativi hanno operato 60 equipaggi dei reparti prevenzione crimine e numerose unità cinofile.

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Alex Marangon, ritrovato cadavere nel fiume: forse ucciso dalla droga nei riti sciamani

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È stato trovato ieri pomeriggio il corpo senza vita di Andrea Marangon, il barista 26enne di Marcon (Venezia), scomparso da Vidor (Treviso) nella notte tra sabato e domenica, dopo essersi allontanato da un ritrovo di carattere spirituale che si teneva nell’Abbazia di Santa Bona.

Doveva essere una cerimonia di musica medicina, ma sembra che nessuno abbia saputo contenere gli effetti della ayahuasca, la sostanza allucinogena assunta probabilmente da Alex Marangon nei due giorni di ritiro nell’Abbazia Santa Bona di Vidor.

Piano piano emergono le testimonianze di quanto successo lo scorso sabato notte quando il giovane barista di 26 anni è scomparso nel nulla nel pieno di un raduno di appassionati di sciamanesimo.

Il corpo era arenato su un isolotto nell’alveo del fiume Piave, nella zona di Ciano del Montello, tra i quattro e i cinque chilometri a valle di Vidor.

Il primo avvistamento è avvenuto dall’elicottero dei vigili del fuoco in una zona caratterizzata anche dalla difficoltà di accesso per le squadre a terra a causa della folta vegetazione che caratterizza gli impervi argini che il fiume ha in quel tratto e dove la larghezza del letto del Piave è notevole. Una volta portato a riva e composto sommariamente, il corpo del giovane è stato portato all’obitorio di Montebelluna per un esame da parte del medico legale ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria che dovrà decidere se procedere formalmente all’autopsia. Dalle prime indicazioni sembra potersi escludere che sia stato vittima di crimini violenti.

Anche se da una prima ispezione sul corpo, eseguita stamane, sono state evidenziate alcune contusioni, un’ecchimosi all’occhio e una ferita sul fianco, probabilmente dovuta al morso di un’animale, segni comunque considerati compatibili con urti contro massi, rocce e rovi dovuti al trascinamento della corrente del fiume. Con l’autopsia saranno eseguiti anche gli esami tossicologici per stabilire lo stato psico-fisico del giovane.

Da quanto si apprende sabato pomeriggio il ragazzo aveva già fatto un bagno nel Piave accodandosi a un altro ragazzo, potrebbe aver voluto rifarlo sabato notte per il caldo ma aver poi accusato un malore. Intanto i carabinieri stanno procedendo a esaminare il telefonino lasciato dal ragazzo nella camera che aveva prenotato per trascorrervi la notte. Il sindaco di Marcon ha annunciato il lutto cittadino per il giorno dei funerali del giovane che, quando non era in Trentino per lavoro o impegnato in lunghi viaggi, abitava in paese con i genitori.

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