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The House of Commons, prove di democrazia virtuale nella Londra alle prese con l’epidemia e 18mila morti

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Mercoledi 22 aprile c’è stata la prima seduta parlamentare con pochi ministri presenti. La nuova House of Commons virtuale ha aperto una giornata senza precedenti con le prime interrogazioni dei ministri che rispondevano da remoto. La qualità del suono non è stata tanto buona; a volte le domande complete dovevano essere indovinate. Il ritmo è stato deliberatamente lento per fare in modo che i parlamentari chiamati in questione venissero gestiti tecnicamente da dietro le quinte in modo da avere il volto giusto sugli schermi allestiti. Una Camera dei Comuni non usuale nella quale il ministro della salute Matt Hancock ha dichiarato che ora siamo al picco dell’epidemia di COVID-19. Il numero di decessi negli ospedali nel Regno Unito è salito ad oltre 18.000.

Matt Hancock. Secretary of State for Health and Social Care, il ministro della Salute inglese

Sir Keir Starmer, che oggi ha fatto il suo debutto come leader laburista, ha affermato che il Regno Unito è stato “molto lento e molto indietro rispetto agli altri paesi europei” a gestire una epidemia devastante in altri Paesi.

Il primo ministro Boris Johnson, oggi non presente, ricomincia a pianificare le sue mosse. Il primo contatto è già avvenuto con il presidente americano Donald Trump. E’ evidente che saranno gli Stati Uniti e non l’Unione Europea i partner del Regno Unito per una eventuale ripresa economica. Johnson non è ancora comparso sulla scena politica non solo per motivi di salute ma anche perche’ non sara’ facile per lui ripristinare la sua immagine dopo i recenti fallimenti del governo nell’affrontare la crisi del Covid19.

Keir Starmer. Leader laburista

Nel pomeriggio, il capo consulente medico del governo professor Chris Whitty ha affermato al briefing quotidiano di Downing Street sul coronavirus, che il Regno Unito dovrà convivere con alcune misure sociali restrittive almeno per il resto dell’anno. Whitty ha detto che era “del tutto irrealistico” aspettarsi che la vita tornasse improvvisamente alla normalità. La via d’uscita ideale sarebbe attraverso un “vaccino altamente efficace” o farmaci per curare la malattia. La possibilità di averli entro il prossimo anno e’ “incredibilmente bassa”. “Questa malattia non verrà sradicata, non scomparirà”, fino ad allora saranno necessarie forme di allontanamento sociale.

L’agenzia di stampa Press Association ha verificato più di 80 decessi di lavoratori nel servizio sanitario nazionale a partire dal 25 marzo. Più di una dozzina di altre morti non sono ancora state confermate. Quel che e’ certo e’ che l’inghilterra non sara’ piu la stessa per un lungo periodo e tutta quell’euforia per la Brexit sara’ solo il contorno di questioni ben piu importanti da risolvere.

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La trumpiana Greene lavorerà con Musk e Ramaswamy a taglio costi

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La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.

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Pam Bondi, fedelissima di Trump a ministero Giustizia

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Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.

E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.

La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.

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Da Putin a Gheddafi, i leader nel mirino dell’Aja

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Con il mandato d’arresto spiccato contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, insieme all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si allunga la lista dei capi di Stato e di governo perseguiti dalla Corte penale internazionale con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Da Muammar Gheddafi a Omar al Bashir, e più recentemente Vladimir Putin. Ultimo in ordine di tempo era stato appunto il presidente russo, accusato nel marzo del 2023 di “deportazione illegale” di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia, insieme a Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino.

Sempre a causa dell’invasione dell’Ucraina nel mirino della Corte sono finiti in otto alti gradi russi, tra cui l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e l’attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov: considerati entrambi possibili responsabili dei ripetuti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Prima di Putin, nel 2011 l’Aja accusò di crimini contro l’umanità Muammar Gheddafi, ma il caso decadde con la morte del rais libico nel novembre dello stesso anno.

Un simile provvedimento fu emesso per il figlio Seif al Islam e per il capo dei servizi segreti Abdellah Senussi. Tra gli altri leader di spicco perseguiti, l’ex presidente sudanese Omar al Bashir: nel 2008 il procuratore capo della Corte Luis Moreno Ocampo lo accusò di essere responsabile di genocidio e crimini contro l’umanità e della guerra in Darfur cominciata nel 2003. Anche Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d’Avorio, è finito all’Aja, ma dopo un processo per crimini contro l’umanità è stato assolto nel 2021 in appello.

Nel 2016 la Corte penale internazionale ha condannato l’ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003. Il signore della guerra ugandese Joseph Kony, che dovrebbe rispondere di ben 36 capi d’imputazione tra cui omicidio, stupro, utilizzo di bambini soldato, schiavitù sessuale e matrimoni forzati, è la figura ricercata dalla Cpi da più tempo: il suo mandato d’arresto venne spiccato nel 2005. Tra gli altri dossier aperti e su cui indaga l’Aja c’è l’inchiesta sui crimini contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. Un’altra indagine è quella su presunti crimini contro l’umanità commessi dal governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro. E non è solo l’Aja ad aver processato capi di Stato e di governo: nel 2001, l’ex presidente Slobodan Milosevic fu accusato di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Arrestato, morì d’infarto in cella all’Aja nel 2006, prima che il processo potesse concludersi.

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