Collegati con noi

Economia

Tetti e minori guadagni, i nodi delle nuove pensioni

Pubblicato

del

Arriva la ‘pensione anticipata flessibile’ ma con un tetto sull’assegno e divieto di cumulo. C’è l’adeguamento all’inflazione ma solo per le pensioni fino a 2.100 euro: per tutti gli altri assegno ridotto rispetto alle attese con minori guadagni da oltre 400 euro annui. Da quota 103 al nuovo metodo di calcolo per rivalutare gli assegni al caro vita, le novità in materia di pensioni introdotte dalla manovra lasciano aperti alcuni nodi. Cui si aggiungono i dubbi anche intorno alla nuova Opzione donna. E sulla manovra arriva la bocciatura della Cgil.

“Il nostro giudizio sulla manovra è negativo”, dice il segretario Maurizio Landini: “Penalizza i più poveri” e sulle pensioni – avverte – “c’è un’operazione che modifica la rivalutazione tagliando e non tutelando tutte le pensioni”. A destare le maggiori preoccupazioni è proprio il nuovo meccanismo di perequazione, che segna un ritorno alle ‘fasce’ al posto dei più favorevoli tre ‘scaglioni’ Prodi ripristinati lo scorso anno dal governo Draghi. Di fatto, dal primo gennaio, l’adeguamento all’inflazione (che un decreto del ministro dell’economia Giorgetti ha fissato al 7,3%) sarà pieno solo per gli assegni uguali o inferiori a 4 volte il minimo (2.096 euro lordi), ma oltre quella soglia scattano tagli progressivi.

La rivalutazione quindi sarà dell’80% per la fascia 2.096-2.620 euro; per poi scendere progressivamente al 55%, al 50%, al 40% e infine al 35% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo (5.240 euro lordi). Ciò significa che chi percepisce 2.600 euro lordi, vedrà la propria pensione salire di 146 euro (la rivalutazione all’80% si traduce in un +5,84%), ma perdendo rispetto al vecchio sistema circa 34 euro al mese e 446 l’anno. Per un assegno di 3.100 euro lordi si arriverà ad intascare 110 euro al mese in meno. Un sistema che consente risparmi (stimati intorno ai 2 miliardi) necessari per coprire delle misure previdenziali contenute nella legge di bilancio. Ma che manda su tutte le furie i sindacati.

“I pensionati italiani sono trattati come bancomat”, attacca il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti, facendo notare che pensioni da 1.500-1.600 euro netti al mese, frutto di oltre 40 anni di lavoro e di contributi versati, vengono “fatte passare per ricche”. A guadagnarci – anche se di poco – saranno invece le pensioni minime, per le quali è prevista una rivalutazione del 120%: oltre all’adeguamento del 7,3%, ci sarà anche un incremento di ogni mensilità di 1,5 punti percentuali (e di altri 2,7 punti nel 2024) e così i 2,5 milioni di pensionati coinvolti riceveranno 570 euro. Circa 8 euro in più del dovuto, ma Forza Italia punta a fare di più: “Noi diciamo al governo che, scavando nelle pieghe del bilancio è possibile trovare altri fondi per portarle a 600 euro, almeno per chi ha più di 70 anni e un Isee molto basso”, dice il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Anche l’introduzione di quota 103 lascia aperte alcune questioni.

La ‘pensione anticipata flessibile’, così ribattezzata in manovra, consente l’uscita con 41 anni di contributi ed un minimo di 62 anni d’età, ma fissa un paletto che appare disincentivante: un ‘tetto’ agli assegni che, fino al raggiungimento dell’età pensionabile (67 anni d’età oppure 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne), non può superare cinque volte il valore delle pensioni minime (quindi 2.620 euro lordi). Gli assegni, inoltre, non potranno essere cumulati con altri redditi da lavoro occasionale oltre il limite dei 5mila euro. Sono previste anche delle ‘finestre’ di uscita: di tre mesi per i lavoratori privati e di 6 per quelli pubblici.

Ma per i soggetti che avranno maturato i requisiti il 31 dicembre di quest’anno dovrà attendere per il pensionamento, che scatterà ad aprile 2023 se si tratta di un dipendente privato, o agosto sempre del 2023 se il lavoratore è un dipendente della pubblica amministrazione. A creare dubbi è anche ‘Opzione donna’. L’anticipo della pensione per le lavoratrici viene prorogato di un anno, ma rimodulato in base al numero di figli.

In attesa di vedere la formulazione della norma (nella bozza l’articolo è ancora vuoto), l’ex sindaca di Torino e deputata M5s Chiara Appendino avverte che così si penalizzano le donne che non hanno figli, “colpevolizzando chi ha fatto una libera scelta o chi non ha potuto avere figli pur volendoli”. Così la norma è incostituzionale avvertono i giuristi. Secondo Gaetano Azzariti, professore ordinario di diritto costituzionale a La Sapienza, citato da Il Fatto quotidiano, si tratta di “una distinzione irragionevole che può portare a sollevare la violazione del principio di uguaglianza”.

Advertisement
Continua a leggere

Economia

Campagna pomodoro chiude in calo del -2,5% rispetto al 2023

Pubblicato

del

La campagna di trasformazione del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate, in leggera riduzione (-2,5%) rispetto al 2023 ma con una sostanziale flessione rispetto alle programmazioni fatte, in particolare nel bacino Nord, nonostante un maggiore investimento in ettari a livello nazionale (+11% sul 2023). Lo comunica Anicav. L’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali sottolinea che è stata “una campagna molto complessa con siccità a Sud e sovrabbondanza di piogge al Nord che hanno causato frequenti fermi fabbrica e allungato il periodo di lavorazione fino ad inizio novembre”.

Il report di produzione registra che al Centro Sud sono state trasformate 2,87 milioni di tonnellate (+10% rispetto al 2023) mentre nel bacino Nord il trasformato finale è stato di 2,4 milioni di tonnellate (-14% rispetto allo scorso anno), “tutto ciò nonostante – fa presente Anicav – l’incremento delle aree trapiantate rispetto alla scorsa campagna di trasformazione”. L’associazione segnala che l’Italia si conferma il terzo Paese trasformatore di pomodoro a livello mondiale, dopo la Cina (che registra un incremento del 31% rispetto al 2023 e del 68% sul 2022) e gli Usa (in calo del 14% sulla scorsa campagna).

“Quella appena conclusa è stata – afferma Marco Serafini, presidente di Anicav – una campagna molto complicata. Le problematiche legate alla gestione delle risorse idriche, in particolare, hanno avuto un importante impatto sull’andamento della campagna e, se non si correrà ai ripari, la situazione sia al Nord che al Sud potrebbe, nei prossimi anni, diventare insostenibile. C’è bisogno, quindi, di interventi infrastrutturali finalizzati all’efficientamento della filiera e a scongiurare i rischi legati all’emergenza idrica, la costruzione della diga di Vetto nel bacino Nord e la creazione di un’opera infrastrutturale di collegamento tra la diga di Occhito, in provincia di Foggia, e quella del Liscione, in provincia di Campobasso, rappresenterebbero una prima importante risposta per il nostro settore.”

Continua a leggere

Economia

I grandi investitori italiani puntano sulla Rainbow: 90 milioni per le Winx e il coniglietto Pinky

Pubblicato

del

Un’operazione da 90 milioni di euro per rilanciare la Rainbow, la casa di produzione italiana celebre per le Winx e il fumetto del coniglietto Pinky. Il progetto, che coinvolge 400 investitori, porterà l’acquisizione del 40% delle azionidella società fondata nel 1995 da Iginio Straffi a Loreto, nelle Marche.

Tra gli investitori figurano nomi di spicco come Dompè, Branca, Riello, Tadolini e Lucchini, coordinati da The Equity Club (Tec), la piattaforma di investimento promossa da Mediobanca.


L’obiettivo: crescita e nuovi mercati

L’investimento da 90 milioni sarà destinato a sostenere i piani di espansione di Rainbow, che includono:

  • Nuove produzioni originali.
  • Acquisto di licenze da sviluppare.
  • Acquisizione di concorrenti, con particolare interesse per il mercato europeo e nordamericano.

La recente acquisizione dei diritti di Pinky, il famoso coniglietto rosa di Massimo Mattioli, segna solo l’inizio di una strategia di fusione e acquisizione (m&a) che si estenderà tra Italia, Spagna, Gran Bretagna e Nord America, con un occhio alle società indipendenti attive nei giochi per smartphone.


Obiettivo: raddoppiare i ricavi entro il 2024

Rainbow punta a raddoppiare i ricavi rispetto agli attuali 115 milioni di euro, con l’obiettivo di raggiungere un margine operativo lordo del 42,5% entro la fine del 2024. Già oggi, il 70% del fatturato è generato sui mercati internazionali, che saranno centrali nei piani di crescita grazie al sostegno di Tec.


Un passato di partnership strategiche

Rainbow non è nuova a collaborazioni di alto profilo. Nel 2011, aveva ceduto una quota del 29% al gruppo americano Viacom, che ha supportato l’azienda in acquisizioni strategiche, come quella della Colorado Film, oggi responsabile del 30% del fatturato.

Tra le operazioni di rilievo ci sono state anche le acquisizioni di Moviement, San Isidro e Gavila, che hanno rafforzato la posizione della società nel settore dei film per TV e cartoni animati.


The Equity Club: un pilastro per il made in Italy

L’operazione su Rainbow è il secondo investimento di The Equity Club 2, dopo quello nel gruppo dei campeggi Club del Sole. Dal 2017, Tec ha promosso investimenti per circa 500 milioni di euro in aziende del made in Italy, come Jakala, La Bottega, Philogen, Lincotek, HSA, Regi, ART e Tatuus, coinvolgendo oltre 640 famiglie imprenditoriali italiane.


Un futuro luminoso per Rainbow

Con il supporto di Tec e dei nuovi investitori, Rainbow si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, puntando sull’innovazione, sull’espansione internazionale e sul consolidamento del marchio come eccellenza italiana nel mondo dell’animazione e dell’intrattenimento.

Continua a leggere

Economia

Campania, cresce economia e occupazione, calo industria auto

Pubblicato

del

Nel primo semestre del 2024 l’attività economica in Campania è cresciuta in misura contenuta, per la debolezza della fase ciclica. Secondo le stime della Banca d’Italia, basate sull’indicatore Iter, nella prima metà dell’anno il prodotto è aumentato dello 0,8% rispetto al corrispondente periodo del 2023, un incremento superiore alla media italiana e a quello del Mezzogiorno. E’ quanto emerge dal dossier sui primi sei mesi dell’anno in corso, pubblicato oggi da Banca d’Italia della Campania. Secondo lo studio sui dati economici la debole espansione dell’attività ha risentito di andamenti eterogenei tra i settori dell’economia, con i dati per le imprese che evidenziano nei primi nove mesi dell’anno il permanere di un andamento sfavorevole per la manifattura: il saldo tra la quota di imprese con un incremento delle vendite in termini reali e quella delle aziende che ne hanno registrato un calo è stato negativo, risultando moderatamente più ampio rispetto all’intero 2023.

Il comparto automotive, interessato da un recente calo dei livelli di attività, è condizionato dalle incertezze legate alla definizione dei tempi e delle modalità della riconversione tecnologica. Tra le imprese dei servizi l’attività è risultata pressoché stabile: è cresciuta la percentuale di imprese che ha valutato stazionari i livelli delle vendite in termini reali, mentre si sono sostanzialmente equivalse le quote delle aziende tra vendite in aumento e in calo. Il comparto turistico, in ripresa nel precedente biennio, ha risentito della riduzione della domanda interna a fronte di una sostanziale stabilità dei visitatori esteri che hanno continuato a sostenere il traffico aeroportuale che, insieme a quello portuale, registra un aumento dei passeggeri.

Il turismo influisce anche sul mercato degli immobili residenziali che nel primo semestre del 2024 hanno una crescita del prezzo del 3,6%, con un compravendita di abitazioni in calo nelle città campane dell’1,3%. Il settore delle costruzioni è rimasto in espansione, sostenuto dall’accelerazione degli investimenti pubblici degli enti locali campani e dall’avanzamento dei lavori finanziati dal Pnrr, mentre il comparto delle ristrutturazioni abitative, pur risentendo della rimodulazione degli incentivi fiscali, ha beneficiato nei primi mesi dell’anno del protrarsi degli interventi attivati sul finire del 2023 in vista della riduzione delle agevolazioni. Oltre i tre quarti delle imprese industriali e dei servizi valutano di avere realizzato nell’anno investimenti prossimi a quelli programmati, comunque attesi su livelli più contenuti di quelli realizzati nel 2023.

Per il 2025 le attese di ampliamento della spesa per investimenti sono più diffuse tra le imprese dei servizi. Sulle esportazioni campane c’è ancora crescita, anche se a ritmi più contenuti, trainate pressoché esclusivamente dalle vendite estere del comparto farmaceutico. Aumenti moderati si registrano anche per l’agroalimentare e l’aerospaziale mentre si osserva un calo per l’automotive, le cui vendite si sono ridotte sui mercati europei e nordamericani. Nella prima parte dell’anno l’occupazione è cresciuta sensibilmente con un +2,9%, superiore a quella italiana, sia su dipendenti che su autonomi, ma con crescita per contratti a tempo determinato e calo per gli indeterminati. Il tasso di attività vede però una disoccupazione pressoché stabile al 17,4% e la richiesta di sussidi di disoccupazione è arrivata al 7,1%, rispetto al 6,3% nazionale. Nei primi nove mesi del 2024 si sono ampliate le richieste di ricorso alla Cassa integrazione, in particolare per alcuni comparti dell’industria in senso stretto, mentre si sono ridotte quelle per l’edilizia e i trasporti.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto