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Cronache

“Terra è futuro”, la lotta degli agricoltori

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La voglia di riscattare un settore “abbandonato”. L’urgenza di far capire che senza una vera riforma e senza dare il giusto valore ai prodotti, la sopravvivenza del settore agricolo è a rischio. “Vogliamo che l’agricoltura continui a vivere. La terra è il futuro. Nostro e di tutti”, scandiscono gli agricoltori che oggi hanno portato i trattori nel centro di Roma. Dopo passi indietro e cambi di programma, i manifestanti del coordinamento Riscatto Agricolo si sono mossi dal punto di raccolta sulla Nomentana, dove stazionavano 500 trattori, e hanno sfilato per i luoghi simbolo della città eterna. Quattro mezzi, in testa uno blu, poi, a seguire, tre trattori in nuance patriottica – uno verde uno bianco e uno rosso -: Dalla Nomentana la delegazione di agricoltori, seguita dalle macchine dei portavoce e delle forze dell’ordine, con le bandiere dell’Italia e i cartelloni con su scritto “Senza agricoltori niente cibo e niente futuro”, è arrivata fino al Circo Massimo passando per il Colosseo. Dai romani, non sempre pazienti con i cortei e il conseguente traffico, applausi, baci, incitamento. Nessun clacson o insulto. “Ci state togliendo la dignità”.

Le parole d’ordine degli agricoltori. “Il prezzo dei prodotti ci coinvolge tutti”, dice un allevatore arrivato dalla Sardegna. “Sopravviviamo.. o almeno ci proviamo. Ma così non si può vivere. Che futuro diamo hai nostri figli?”, tuona un altro agricoltore. “Il mercato è sleale, importiamo prodotti miseri e i titoli della Pac non sono uguali per tutti. Non andiamo da nessuna parte se continuiamo così”, ripetono. Su uno dei quattro trattori che oggi ha attraversato Roma c’era anche Francesco, allevatore di carne Chianina in provincia di Pisa. Metà sardo e metà toscano, Francesco suona il clacson del suo ‘bestione’ con allegria, ricambiando il saluto e l’incitamento per strada dei passanti. “Io sono arrivato lunedì”, racconta mentre la famiglia, rimasta in Toscana, lo cerca al telefono per informarsi sulla protesta. “In media parliamo di 12 con picchi di 15/18 ore di lavoro al giorno” spiega. Gli animali “non dormono mai”, aggiunge il pisano sorridendo, pelle cotta dal sole e mani ruvide dal lavoro. Oltre alla preoccupazione c’è anche la stanchezza. Per essere a Roma l’allevatore e molti come lui hanno dormito sotto il rimorchio del trattore. Ad attenderli però al sit in, i rappresentati di ogni regione con i prodotti “dell’eccellenza italiana” che vogliono difendere. Il pit stop della protesta prevede polenta, salsicce, salumi. E un po’ di saggia strategia: “La lotta si fa tutti insieme”.

Oggi è il giorno dell’emozione. I trattori, abituati a panorami meno convulsi, procedono spediti sui sanpietrini, “però quante buche” esclama Francesco. I turisti scattano foto di questa Roma inedita e un po’ bucolica. Ma, nonostante il clima festoso, per gli agricoltori, un po’ imprenditori un po’ campesinos, quella a Roma non è stata una gita. Nel pomeriggio vengono ricevuti al ministero, poco prima i “nemici” di Coldiretti erano stati a Palazzo Chigi. “Siamo ottimisti”, dice Elia, uno dei coordinatori di Riscatto agricolo, “ma finché non vediamo i risultati la nostra battaglia continua”. I trattori lasciano il Circo Massimo, destinazione Grande Raccordo Anulare. Di andare via da Roma non se ne parla. “La lotta si fa tutti insieme”. E a quanto pare la lotta non è ancora finita.

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Dati rubati: auto Pazzali con paletta con stemma Repubblica

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Enrico Pazzali (foto Imagoeconomica in evidenza), l’allora presidente di Fondazione Fiera che ora si è autosospeso in quanto indagato nell’inchiesta della Dda di Milano e della Dna su una presunta rete di cyber-spie, viaggiava su una macchina con autista e con anche una “paletta con stemma della Repubblica e la dicitura Prefettura di Milano”.

Lo si legge in una informativa agli atti dell’indagine che ha portato agli arresti domicilari 4 persone, tra cui l’ex super poliziotto Carmine Gallo. Gli investigatori annotano che “l’istituzionalizzazione delle attività di Equalize passa anche dall’accostamento dell suo Presidente” e titolare, ossia Pazzali, e gli enti e le organizzazioni dello Stato. Pazzali non è solo vicino alle istituzioni, un’evidente vicinanza di comodo, ma – prosegue l’atto – si accosta anche alle medesime”.

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Controlli dei Carabinieri sulle isole: ladri di biciclette 15enni greci denunciati a Procida, spacciatori nel mirino a Ischia

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Controlli a tappeto in questi giorni ad Ischia e Procida ad opera dei carabinieri che hanno concentrato la loro attività sui flussi turistici in arrivo e sui luoghi della movida isolani. A Procida i militari hanno denunciato 3 giovani turisti di nazionalità greca per furto in concorso; dopo una segnalazione al 112 per la sottrazione di tre bici elettriche in via Roma gli uomini dell’Arma si sono messi all’opera ed in pochi minuti hanno rintracciato i tre quindicenni ancora in sella. I giovani visitatori, dopo essere stati denunciati, sono stati affidati ai rispettivi genitori e verranno proposti anche per il provvedimento di foglio di via obbligatorio dal Comune di Procida. Un altro ragazzo invece è stato denunciato dopo essere stato trovato in possesso di una katana: l’arma di 90 centimetri di lunghezza con lama non affilata ma con punta acuminata è stata trovata addosso ad un 22enne procidano, durante un controllo alla circolazione statale ed è stata sequestrata.

A Ischia i militari hanno denunciato per detenzione a fini di spaccio un 20enne incensurato di Barano. Il ragazzo stava percorrendo via Duca degli Abruzzi quando, alla vista dei militari, ha provato a dileguarsi ma i carabinieri lo hanno fermato e perquisito trovandolo in possesso di due bustine con all’interno 6 grammi di marijuana e 26 grammi di hashish. Per lo stesso reato a finire nei guai un 18enne incensurato di Ischia, fermato invece a via Serbatoi; durante la perquisizione è stato trovato in possesso di 40 grammi di hashish e di un bilancino elettronico di precisione.

I carabinieri della stazione di Forio, invece, hanno controllato tre alberghi del posto insieme ai carabinieri del Nas di Napoli; sono state accertate carenze igienico sanitarie in una struttura di via Provinciale Panza Succhivo ed i militari hanno proceduto al sequestro di 40 chili di prodotti alimentari privi di tracciabilità. Per il legale rappresentante della società proprietaria dell’albergo è scattata una sanzione pecuniaria di 3.500 euro. Complessivamente nei controlli effettuati sulle due isole sono state identificate 242 persone e controllati 150 veicoli.

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La rete di potere di Rosario Piccirillo: dalle boe di Mergellina alla gestione del quartiere

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Un fitto sistema di contatti e una presunta influenza quasi istituzionale caratterizzano la figura di Rosario Piccirillo, noto come “o’ biondo”, ritenuto il boss della zona di Mergellina a Napoli. Arrestato per tentata estorsione legata alla gestione delle boe di ormeggio di Mergellina, Piccirillo è ora al centro di un’indagine che ne esplora il presunto potere informale, un’autorità riconosciuta sia tra gli ambienti criminali che tra quelli borghesi, dagli abitanti del rione ai professionisti, fino agli stessi medici.

L’accusa: racket sulle boe e l’arresto del figlio Antonio

Rosario Piccirillo è accusato di aver usato il proprio peso criminale per ottenere il controllo di circa venti boe posizionate nelle acque davanti al consolato americano. La stessa inchiesta ha portato all’arresto di suo figlio, Antonio Piccirillo, il quale fino a qualche anno fa si era dissociato pubblicamente dalla camorra, ma che ora è accusato di tentata estorsione. Durante gli interrogatori di garanzia condotti dalla Gip Federica Colucci, Antonio ha difeso il proprio operato sostenendo che quelle boe fossero un bene familiare, frutto di un investimento di 180 milioni di lire fatto dal padre quando la normativa sugli ormeggi era più flessibile.

La cooperativa e i dissapori: De Crescenzo e le famiglie rivali

Al centro della contesa vi è una cooperativa formata dalle famiglie Dello Russo, Bianco e De Crescenzo, oggi legittimate a gestire le boe nella zona ambita di Mergellina. Questa gestione ha innescato una serie di pressioni da parte dei Piccirillo. In particolare, Antonio avrebbe fatto visita alla tiktoker Rita De Crescenzo, chiedendo di assegnare a lui e ad alcuni suoi conoscenti la gestione delle boe o di concedere delle assunzioni stagionali. In caso di rifiuto, avrebbe lanciato intimidazioni, sostenendo: “Le minacce di morte sono di mio padre, ma anche mie”. Ai magistrati, Antonio ha spiegato che il suo intervento era dettato dalla convinzione paterna secondo cui le boe, che un tempo rappresentavano una fonte di economia per la famiglia, fossero ancora un diritto da rispettare.

Un’autorità informale: dalle boe agli affari immobiliari

L’inchiesta, coordinata dai pm Celeste Carrano e Mariangela Magariello sotto la guida di Rosa Volpe e del procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, ha messo in luce una rete di rapporti che descrive Piccirillo come una figura di riferimento, quasi un “sindaco” del rione di Mergellina. Diversi borghesi si rivolgevano a lui, anche per consulenze su contenziosi privati e questioni immobiliari, come nella zona della Torretta. La sua influenza è stata riscontrata anche in un flusso costante di visitatori sia nella sua abitazione napoletana sia nella struttura a Sessa Aurunca dove lavorava durante un periodo di libertà vigilata. Tra questi, un medico si sarebbe recato più volte da Piccirillo, rafforzando l’idea di un’autorità riconosciuta anche al di fuori dell’ambiente criminale.

Intimidazioni e storia di rivalità

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, le pressioni attorno al controllo delle boe risalirebbero a oltre trent’anni fa. La squadra mobile di Napoli, sotto la direzione di Giovanni Leuci, ha raccolto informative che riportano storie di minacce, sequestri e rivalità che, nel tempo, hanno segnato l’attività di diversi imprenditori della zona. Uno scenario complesso, in cui Rosario Piccirillo è dipinto come una figura capace di dispensare consigli, gestire conflitti e rappresentare un’autorità informale per un intero quartiere.

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