L’intervista rilasciata da Gennaro Sangiuliano al Tg1 non ha affatto archiviato il caso della consulenza fantasma. Anzi, se possibile, ha alimentato ancora più un clima di incertezza attorno al titolare della Cultura. Le polemiche che lo hanno inseguito il giorno e soprattutto le nuove rivelazioni di Maria Rosaria Boccia, continuano ad incombere sul futuro del ministro, chiaramente in bilico. Le sue vicende, scandite dalle martellanti storie Instagram e dalla prima intervista a La Stampa dell’imprenditrice di Pompei, continuano ad impensierire molto la premier, che comunque sembra prendere ancora tempo sulla vicenda. Ma tutto il governo resta col fiato sospeso.
A Palazzo Chigi in giornata si è presentato il vicepremier Antonio Tajani che ha avuto un colloquio con Giorgia Meloni per fare il punto – si specifica in ambienti di governo – sui temi di politica estera. Nessun vertice di maggioranza, si spiega dall’ufficio stampa della presidenza in riferimento ad alcune indiscrezioni giornalistiche. Ad appesantire un clima già molto teso ci sono l’esposto presentato dal verde Angelo Bonelli alla Procura della Repubblica di Roma (con allegati articoli di stampa, mail e screenshot dei social di Boccia) e suoi possibili risvolti giudiziari, con l’ipotesi di peculato. Non solo: sotto i riflettori c’è anche il messaggio criptico postato dall’imprenditrice su Instagram in cui sembrerebbe chiamare in causa Meloni o qualcuno a Palazzo Chigi.
La linea ufficiale del partito, dettata dalla stessa Meloni nella prima e unica dichiarazione sul tema, è che Sangiuliano può restare al suo posto intanto che restano solide le sue due verità: che Boccia non ha avuto accesso a documenti riservati, in particolare sul G7 cultura, e che per lei non siano stati spesi soldi pubblici. Se tutto ciò è confermato, il caso rimane “gossip” e non inciderà sull’assetto di governo, altrimenti – se emergono prove contrarie – l’addio sarebbe praticamente immediato.
E quella sorta di fiducia a tempo accordata dalla premier fino al summit del 19-21 settembre a Napoli verrebbe immediatamente meno. Intanto, nel gelido silenzio che ha circondato il responsabile dei Beni Culturali anche all’interno di FdI, non è sempre facile orientarsi: c’è chi non parla per non infierire su un caso definito “personale” ed “umano”, chi perché è in imbarazzo, chi perché non vuole indisporre la presidente del Consiglio, alle prese con una decisione quanto meno complicata.
Nel partito serpeggia agitazione e sconcerto e più di uno prevede che Sangiuliano non reggerà ancora per molto. “Non ci scommetterei a lungo termine – afferma un parlamentare meloniano a microfoni spenti -, ma o si dimette subito o a questo punto resta”. “A Meloni non piace farsi dare la linea dai giornali, per ora è gossip, poi se esce altro si vedrà…”, afferma un altro parlamentare. Ma qualcosa già si muove, e da giorni ormai: si starebbero esaminando profili per l’eventuale successione, incluso quello di Alessandro Giuli, da quasi due anni presidente della Fondazione MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.
Gli alleati stanno alla finestra e non mettono bocca: sanno che il terreno e scivoloso e che la questione è in mano a Meloni, dipinta di cattivo umore, e anche un po’ preoccupata. Per tutto il giorno è stata a Palazzo Chigi: salvo un incontro istituzionale con il presidente dell’Azerbaigian, sempre chiusa nei suoi uffici dalla tarda mattinata fino a sera. L’atmosfera di incertezza avvolge anche i prossimi appuntamenti della premier, anche se per il momento la partecipazione al G7 dei Parlamenti è confermata. Nei giorni scorsi il Quirinale ha smentito la voce di una telefonata sul caso Sangiuliano fra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Meloni.
Ma è evidente che se nei prossimi mesi dovessero cambiare tre ministri, servirebbe una nuova fiducia in Parlamento. Un’ipotesi che non si può escludere, considerando che su Daniela Santanchè (Turismo) pende una richiesta di rinvio a giudizio, e Raffaele Fitto (Affari europei) è destinato a Bruxelles.