Chi si aspettava un boom dei posti di lavoro creati in America grazie alla campagna di vaccinazione di massa e alla riapertura delle attivita’ economiche si e’ dovuto clamorosamente ricredere. Quelli di aprile sono dati shock, con sole 266 mila nuove assunzioni e una disoccupazione risalita al 6,1%, aumentata per la prima volta dall’aprile 2020: altro che il milione di occupati sbandierato alla vigilia dagli analisti, un fallimento quasi senza precedenti delle previsioni. Un miraggio dunque per ora svanito, lasciando attoniti tutti i commentatori. E una tegola per Joe Biden, che sperava di cominciare a raccogliere i frutti di una lotta alla pandemia che a molti negli Usa sembra ormai entrata nella fase finale. Anche se il presidente americano non drammatizza e difende il suo operato: “C’e’ ancora molta strada da fare, stiamo venendo fuori da un collasso dell’economia, ma la ripresa e’ piu’ veloce delle attese”, ha assicurato parlando al Paese in diretta tv. Wall Street per ora sembra pensarla cosi’, viaggiando a livelli record nonostante l’enorme delusione. Accentuata dal fatto che sono stati rivisti al ribasso anche i dati di marzo e febbraio, che in seconda lettura hanno fatto registrare rispettivamente 770 mila e 536 mila nuove assunzioni, molte meno di quanto annunciato a suo tempo. Conti alla mano, mancano ancora all’appello circa 8,2 milioni di posti andati in fumo a causa della pandemia e, con questo ritmo, per la gran parte degli osservatori sara’ difficile recuperare prima del novembre del 2023, mandando in soffitta le speranze di una ripresa sprint. Uno scenario che spinge Biden a premere ancora di piu’ l’acceleratore non solo sulle vaccinazioni, ma anche sul suo American Rescue Plan, quel piano di salvataggio da circa 4 mila miliardi di dollari per ricostruire l’America e ridisegnare un’economia e una societa’ che creino milioni di posti di lavoro, puntando soprattutto sulle infrastrutture e sulla rivoluzione ambientale. Una sfida tutta in salita pero’, con un insieme di misure che non avra’ vita facile in Congresso, soprattutto per quel che riguarda la copertura finanziaria che dovrebbe arrivare in gran parte dall’aumento delle tasse su ricchi e grandi societa’. Intanto ci si interroga sull’exploit atteso e incredibilmente mancato. C’e’ chi sottolinea come, nonostante la sostanziale fine delle restrizioni, nella realta’ molte attivita’ non sono ancora pronte a riaprire a pieno regime. C’e’ poi chi punta il dito contro i benefici concessi dal governo a chi ha perso il posto, a partire dalle indennita’ di disoccupazione che per molti sarebbero un disincentivo a tornare sul mercato del lavoro. Tesi, questa, seccamente smentita da Biden. E poi ci sono ancora le preoccupazioni di molti americani sul fronte della salute, in un Paese in cui il numero dei contagi resta elevato e il rischio legato alle varianti rappresenta un grande elemento di incertezza. Senza contare come molte famiglie sono alle prese con una riapertura di scuole e asili ancora parziale. Il flop di aprile in parte rende giustizia alla Federal Reserve, che dall’inizio dell’anno ha continuato a predicare prudenza e a resistere alle pressioni di chi invoca un allentamento delle misure a sostegno dell’economia: dai tassi di interesse ancora bassi, al programma che prevede un sostenuto acquisto di titoli. Del resto il numero uno della banca centrale, Jerome Powell, lo ha piu’ volte ripetuto: in America siamo ancora di fronte ad “una ripresa irregolare e incompleta”. Proprio come confermano i dati sul lavoro del mese scorso.
Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE (FOTO IMAGOECONOMICA)
La dinamica dell’attacco
Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.
Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA
Le dichiarazioni del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:
“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.
Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.
La solidarietà del Presidente Meloni
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.
Unifil: una missione per la pace
La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.
La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.
Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.
E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.
La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.