Collegati con noi

Politica

Tamajo rinuncia, Caterina Chinnici rimane in Europa

Pubblicato

del

E’ di Caterina Chinnici il secondo seggio che Fi ha conquistato nella circoscrizione Isole alle europee. Edy Tamajo, recordman con 121 mila preferenze ha deciso di rinunciare e di rimanere in Sicilia, dove guida l’assessorato alle Attività Produttive nella giunta Schifani. A darne l’annuncio sono stati il leader di Fi Antonio Tajani e Renato Schifani, alla presenza di Tamajo che già all’inizio della campagna elettorale aveva sottolineato che avrebbe messo a disposizione del partito il suo risultato. Un bottino considerevole che da’ Tamajo in ascesa nel partito e c’è già chi intravede per lui una futura candidatura a governatore dell’Isola. Per Caterina Chinnici si tratta del terzo mandato al Parlamento europeo: la figlia di Rocco, magistrato ucciso dalla mafia nel 1983, è già stata a Strasburgo, eletta come indipendente nelle liste del Pd nel 2014 e nel 2019.

Dopo la sfida (fallita) due anni mezzo fa per la guida della Regione siciliana come candidata dei Dem, aveva aderito a FI. Alle europee ha ottenuto 93 mila preferenze ma non le sono bastate, superata da Tamajo con 121 mila voti e da Marco Falcone, l’altro assessore regionale (all’Economia), che ha superato quota 100 mila e che a differenza del suo collega si trasferirà a Bruxelles. A sostenere Chinnici, oltre ai dirigenti azzurri, è stato anche il Mpa di Raffaele Lombardo, che aveva stretto un accordo pre-elettorale con Tajani. “Nei prossimi giorni formalizzerò le mie dimissioni dalla carica di eurodeputato per dare spazio a Caterina Chinnici, che rappresenta un simbolo per la nostra terra, un’icona e rappresenta la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata – ha detto Tamajo – Io continuerò a lavorare in Sicilia, una terra che amo profondamente”.

Per il governatore della Sicilia, Renato Schifani, “la scelta di Caterina Chinnici al Parlamento europeo assume una valenza esplicitamente politica, non soltanto regionale”. “I candidati della nostra lista in Sicilia e il loro gioco di squadra hanno contribuito a raggiungere quel 23% che ci rende orgogliosi – ha evidenziato il presidente -. Il progetto di Antonio Tajani di allargare a tutte quelle forze e individualità politiche che per la loro storia si sono riconosciute nei valori del popolarismo europeo, in Sicilia ha dato questo grande risultato”. Archiviata la questione Bruxelles, Schifani adesso affronterà il nodo rimpasto o rimpastino. Certamente il presidente dovrà assegnare la delega all’Economia che gli sta per consegnare Falcone, ma c’è anche la casella agricoltura da sistemare, delega al momento nelle mani di Schifani. Le discussioni interne ai partiti della maggioranza sono già in corso, ogni alleato ha le proprie grane da risolvere, spetterà al governatore fare sintesi.

Advertisement

In Evidenza

Decreto svuotacarceri: a luglio liberazione anticipata per miglia di detenuti

Pubblicato

del

Il decreto ‘svuotacarceri’ arriverà in Cdm entro fine luglio ma nella maggioranza di governo si apre anche un fronte sulla proposta di legge che anticipa ulteriormente la liberazione dei detenuti modello. Forza Italia annuncia il suo ok alla pdl del deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, in discussione in Parlamento tra qualche settimana, che prevede di aumentare i giorni di liberazione anticipata, già previsti dall’ordinamento penitenziario, da 45 a 75, per quei reclusi che manifestano un buon comportamento. L’ipotesi era stata invece già esclusa da tempo da Fratelli D’Italia, attraverso il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro.

Il capogruppo dei forzisti in commissione giustizia della Camera, Pietro Pittalis, ha riferito in un’intervista a Repubblica che ci sarà l’appoggio alla proposta di Giachetti: una decisione accolta “con grande soddisfazione” dal capogruppo di Iv alla Camera, Davide Faraone, che commenta e lancia un appello: “Davanti alle condizioni disumane in sono costretti a vivere i detenuti italiani, Forza Italia ha dimostrato coraggio e spirito d’iniziativa. Ora auspichiamo che anche gli altri partiti della maggioranza e soprattutto il ministro Nordio seguano l’esempio dei loro alleati di governo”, spiega il deputato in merito alla proposta di legge che sarà discussa alla Camera il prossimo 17 luglio.

Dal canto suo Delmastro, già diverso tempo fa proprio durante un convegno discutendone con il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, era stato netto: “Non è trattabile nulla”, aveva spiegato il sottosegretario rispondendo alle perplessità espresse dal magistrato in merito all’ipotesi che FdI potesse trattare con l’opposizione su quella proposta. Avrà un percorso diverso il decreto ‘svuotacarceri’ – che ha appunto l’obiettivo di limitare l’affollamento degli istituti – annunciato dal ministro Nordio e slittato alle prossime settimane perché si sta ancora mettendo a punto.

“Il provvedimento dovrebbe uscire entro fine luglio”, conferma il sottosegretario Andrea Ostellari, che parla dell’intenzione di “velocizzare il procedimento attuale per lo sconto di pena e stilare un elenco nazionale di comunità esterne che possano garantire un domicilio ai detenuti che non lo hanno per svolgere un periodo di formazione e reinserimento sociale. Stiamo lavorando ad un aumento del numero di telefonate che i detenuti possono fare ai familiari superiore a quello odierno di quattro”. Il decreto, che non prevede sconti di pena, istituirà un albo delle comunità per associazioni del terzo settore, già dotate di strutture di accoglienza, per consentire, a chi ha già i requisiti ma non dispone di una casa, di scontare la pena in regime di detenzione domiciliare o di affidamento in prova, purché svolga un’attività lavorativa.

In pratica far scontare ai detenuti, in carcere per reati minori, la parte finale dell’esecuzione della loro pena in comunità. Un’altra ipotesi del governo – non da attuare tramite decreto ma con un iter legislativo più lungo – è di devolvere l’ordinanza di custodia cautelare a tre giudici che interverrebbero in tempi più rapidi. Intanto, il Garante dei detenuti ha aggiornato il suo report sui suicidi in carcere nel 2024, secondo cui il 41,3% delle persone recluse che dall’inizio dell’anno si sono tolte la vita era stato giudicato in via definitiva e condannate mentre il 37% era in attesa di primo giudizio. La maggior parte dei soggetti che si sono suicidati erano accusati o erano stati condannati per reati contro la persona (il 52%).

Continua a leggere

Politica

Le possibili maggioranze Ursula von der Leyen all’Eurocamera

Pubblicato

del

Ottenuto il via libera dai leader dei 27, la prossima sfida per Ursula von der Leyen sarà quella del voto al Parlamento europeo, che si dovrebbe tenere a Strasburgo il 18 luglio. La soglia necessaria per superare l’esame è 361, numero che non si abbassa in base ai votanti, rendendo di fatto l’astensione un voto contrario. Nella coalizione popolari-socialisti-liberali von der Leyen deve fare i conti con un tasso fisiologico di franchi tiratori stimato nel 10-15% dei voti che mette a rischio la fiducia alla prossima presidente della Commissione. Dall’altra parte, una sponda al bis di von der Leyen può giungere dal bacino dei Non iscritti (42 membri) e dagli eurodeputati di nuovi partiti (i cosiddetti Altri, al momento pari a 42 seggi). Buona parte di questi due gruppi, tuttavia, si dovrebbe collocare all’opposizione. Ecco alcuni gli scenari possibili.

* MAGGIORANZA URSULA E’ la maggioranza composta da Socialisti, Liberali e Popolari conta attualmente 399 eurodeputati. Questo margine, sufficientemente ampio sulla carta, potrebbe però ridursi significativamente se alcune delegazioni nazionali dei tre gruppi decidessero di non dare il proprio supporto alla nuova commissione.

* MAGGIORANZA URSULA + VERDI Diversi leader socialisti, tra cui Frans Timmermans e Elly Schlein, hanno chiesto l’ingresso in coalizione dei Verdi Ue. Questo potrebbe, teoricamente, portare la maggioranza Ursula da 399 a 453 voti. Tuttavia, i numeri di questa coalizione rischiano di essere molto più bassi, poiché in caso di allargamento ai Verdi, il Ppe potrebbe perdere decine di eurodeputati contrari alle politiche dei Greens, tra cui quella di Forza Italia che ha già espresso la sua contrarietà.

MAGGIORANZA URSULA + ECR Anche se sulla carta conterebbe 482 eurodeputati, la maggioranza Ursula con Ecr è un esperimento che al momento non può decollare. L’ipotesi ventilata dal vicepremier Tajani e sostenuta da Forza Italia incontra infatti l’opposizione intransigente di Socialisti e Liberali, contrari a qualsiasi accordo con le destre, lasciando quindi Ppe e Ecr fermi a 271 eurodeputati.

*MAGGIORANZA URSULA + FDI Alcune delegazioni nazionali, come ad esempio Fratelli d’Italia (o anche i tre membri cechi) che conta 24 eurodeputati, potrebbero autonomamente decidere di garantire il proprio appoggio alla nuova commissione in cambio di assicurazioni politiche. Questo potrebbe far salire i numeri di sostegno a von der Leyen, donandole un margine di sicurezza più ampio.

Continua a leggere

Politica

‘La premier Meloni rompe equilibri Ue ma non va ignorata’

Pubblicato

del

I giornali internazionali analizzano con grande attenzione la notte dell’Europa Building, dove si è consumato lo scontro tra Giorgia Meloni e molti dei suoi pari per il metodo e il merito usato nella scelta delle cariche di vertice. “È venuta, ha visto, si è astenuta”, sintetizza il Financial Times nella newsletter Europe Express – seguitissima dalla bolla politica bruxellese – spiegando che “Giorgia Meloni è arrivata per cercare di far sentire la sua influenza”. “Il capo dell’estrema destra europea – prosegue il giornale della City – ha ricordato a Ursula von der Leyen che un secondo mandato alla guida della Commissione Europea non sarà una passeggiata”. “Il dramma italiano non è finito in tragedia”, sferza invece lo spagnolo El Pais.

“Nonostante le perplessità e la rabbia della prima ministra d’Italia, l’esponente dell’estrema destra Giorgia Meloni, che da giorni inveisce contro il processo negoziale, i Ventisette hanno dato il via libera alle nomine ai vertici della Ue”. “Meloni – aggiunge il quotidiano citando fonti di governo italiane – si è ribellata al processo negoziale che ha lasciato fuori la sua famiglia ultras europea, Riformisti e Conservatori (Ecr)”. Le Figaro, storica testata francese di area conservatrice, dedica alla vicenda la prima pagina: “Meloni vuole stravolgere gli equilibri politici dell’Ue”. “Emarginata nelle discussioni sull’attribuzione di posti chiave a Bruxelles, la dirigente nazionalista italiana ne fa un caso di classica ‘oligarchia’ europea che confischerebbe il potere”, scrive il quotidiano.

In basso, sempre in prima pagina, spicca l’editoriale intitolato “Circolo chiuso europeo”. In Europa – si legge – “gli elettori hanno chiaramente spinto l’Europa più a destra, il progresso dei conservatori del Partito popolare (Ppe) è accompagnato da una forte crescita dei sovranisti, corollario di un netto ripiegamento dei centristi di Renew. Qualcosa è cambiato a Bruxelles? Non si direbbe. Quelli che controllano le leve del potere hanno continuato i loro piccoli aggiustamenti, con la forza dell’abitudine”.

Ma “una guastafeste”, l’italiana Giorgia Meloni, denuncia il circolo chiuso di “un’oligarchia” che si spartisce le prebende prima di aver definito “le priorità”. “La presidente del Consiglio italiano – scrive ancora Le Figaro – vuole avere voce in capitolo, ritenendo di rappresentare una corrente, certo disunita, ma che sta crescendo. Il ‘regalo’ di una vicepresidenza esecutiva della Commissione non basterà certamente ad ammansire colei che conta circa il doppio di eurodeputati a Strasburgo rispetto ad Emmanuel Macron. Senza attendere il Rassemblement National in Francia, o FPO in Austria, Meloni segnala all’Europa che deve fare i conti con forze politiche decise a stravolgere il gioco”.

“La lotta per gli incarichi mostra le crescenti ambizioni della destra in Europa. Dopo la svolta a destra nelle elezioni europee, vogliono avere voce in capitolo” analizza in modo simile il sito del massimo quotidiano economico-finanziario tedesco, Handelsblatt. Per lo Spiegel “Meloni e von der Leyen mantengono un buon rapporto” e “con la sua astensione il primo ministro italiano ha fatto un regalo al capo della Commissione europea e le ha risparmiato ostacoli politici: inoltre una rottura con von der Leyen non sarebbe nel suo interesse”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto