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Tadej Pogacar: il ‘Cannibale’ del nuovo millennio conquista il Mondiale e scrive la storia del ciclismo

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Un’impresa epica che rimarrà nella storia non solo del ciclismo, ma dello sport in generale. Tadej Pogacar si conferma il dominatore assoluto delle due ruote, conquistando il 23° successo stagionale e, soprattutto, vincendo il Mondiale di ciclismo a Zurigo, un risultato che lo proietta nella leggenda.

Con questa vittoria, Pogacar eguaglia e supera le imprese storiche di campioni come Eddy Merckx, noto come il “Cannibale”, che nel 1974 riuscì a vincere nello stesso anno Giro, Tour e Mondiale. Ma il giovane fenomeno sloveno ha fatto perfino meglio, portando a casa sei vittorie di tappa sia al Giro che al Tour, oltre alla maglia iridata.

Un attacco a 100 chilometri dalla fine: Pogacar incanta Zurigo

La straordinaria vittoria di Pogacar è stata caratterizzata da un attacco sorprendente, partito quando mancavano ancora 100 chilometri al traguardo. Lo sloveno ha lasciato il gruppo dei migliori, lanciandosi in una fuga assieme all’azzurro Andrea Bagioli, che però ha perso contatto poco dopo. Successivamente, Pogacar ha ripreso un gruppetto di outsider per poi staccarli uno dopo l’altro con un secondo attacco devastante, a 76 chilometri dall’arrivo.

Una cavalcata da leggenda, che ha ricordato quanto già fatto da Pogacar il 2 marzo scorso alle Strade Bianche, dove aveva piazzato l’attacco decisivo a 81 chilometri dal traguardo. A Zurigo, l’anticipo tattico ha colto di sorpresa i suoi avversari, come ha ammesso lo stesso Remco Evenepoel, che ha chiuso la gara al 5° posto: “Mi ha sorpreso, non credevo che partisse così presto”, ha dichiarato il belga.

Pogacar: il nuovo re del ciclismo

Alla fine, Pogacar ha tagliato il traguardo con 34 secondi di vantaggio su Ben O’Connor, che ha conquistato la medaglia d’argento, e 58 secondi sul campione uscente Mathieu Van der Poel, medaglia di bronzo. Il fenomeno sloveno ha così regalato alla sua nazione il primo titolo mondiale della storia, confermandosi come il nuovo re del ciclismo.

Le parole di Pogacar dopo il trionfo riflettono l’intensità della sua impresa: “Non posso credere a quello che è successo. Dopo una stagione del genere, mi ero messo molta pressione addosso. Sapevo che oggi non potevo sbagliare”. L’attacco vincente non era pianificato, ha ammesso Pogacar, ma il suo istinto e la sua straordinaria forza fisica lo hanno portato a dominare la corsa.

Gli italiani e il futuro del ciclismo

Se Pogacar ha dominato la scena, gli italiani sono stati purtroppo assenti dai vertici della classifica. Il miglior piazzamento è stato quello di Giulio Ciccone, arrivato 25° a oltre sei minuti dal nuovo campione del mondo. Una situazione che rispecchia lo stato attuale del ciclismo professionistico italiano, sperando in una crescita delle nuove generazioni.

Un segnale di speranza arriva proprio dai giovani, con Lorenzo Finn che ha vinto il Mondiale Juniores a Zurigo e si è imposto anche nella Olgiate Molgora-Madonna del Ghisallo, mostrando un talento che potrebbe portare frutti nei prossimi anni.

Tadej Pogacar ha dimostrato ancora una volta di essere un ciclista straordinario, capace di dominare su tutti i terreni e in tutte le competizioni. Il suo 2024 è stato un anno perfetto, con vittorie in grandi classiche come la Liegi-Bastogne-Liegi, il Giro d’Italia, il Tour de France, e infine il titolo mondiale. Pogacar è il nuovo “Cannibale” del ciclismo e ha già scritto una pagina indelebile nella storia di questo sport. Il futuro del ciclismo, almeno per ora, sembra appartenere a lui.

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Trump: Kamala disabile mentale, clandestini mostri

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Kamala “una disabile mentale” che se vince trasformerà il Paese in un “inferno del terzo mondo”, consentendo l’arrivo di migranti in gran parte “mostri”, “assassini a sangue freddo”, “animali vili”, “stupratori”. Nel suo comizio indoor (per motivi di sicurezza) a Prairie du Chien, nello stato in bilico del Wisconsin, Donald Trump torna ad insultare la sua rivale democratica e rispolvera la sua retorica incendiaria contro gli immigrati in un discorso che lui stesso definisce particolarmente “dark”, persino per i suoi standard. E ammonisce che, senza la più grande espulsione di massa da lui promessa, gli Usa perderanno la loro cultura. Un intervento che cerca di preparare il terreno al suo ‘running mate’ JD Vance in vista del primo dibattito tra candidati vice contro Tim Walz, martedì sera su Cbs News.

Il tycoon ha attaccato Harris all’indomani della sua visita in Arizona al confine col Messico, dove ha annunciato di voler inasprire la stretta di Joe Biden sull’asilo per recuperare terreno su un tema dove è vulnerabile e dove aveva una posizione di sinistra. Come ha evidenziato Trump facendo proiettare un video che evidenzia la parabola dell’avversaria e chiedendo come mai non abbia fatto nulla in questi quattro anni alla Casa Bianca. “Dovrebbe dimettersi o essere messa sotto impeachment”, ha tuonato, accusandola di aver “riallocato negli Usa quasi il 5% dell’intera popolazione di Haiti e il 6% di quella di Honduras e Nicaragua”, Paesi considerati “pericolosi” per i viaggiatori dal dipartimento di stato. Affiancato da poster con immagini di migranti condannati per crimini, Trump ha dipinto una cupa visione di un’America invasa da “terroristi” violenti, definendo Harris “disabile mentale” e sostenendo che le politiche al confine dell’amministrazione Biden sono “un tradimento della nazione americana”.

“Dobbiamo riportare queste persone da dove sono venute. Non abbiamo scelta. Perderete la vostra cultura, perderete il vostro paese, avrete una criminalità come nessuno ha mai visto prima”, ha detto Trump. Il tycoon ha descritto Prairie du Chien come una “piccola, bellissima città inondata” da un afflusso di migranti, riecheggiando la retorica che ha usato per descrivere falsamente Springfield, in Ohio, come vittima di migranti haitiani che mangiano gli animali domestici dei residenti. “Se Kamala venisse rieletta, la vostra città, e ogni città come questa, in tutto il Wisconsin e in tutto il nostro paese si trasformerebbe in un inferno del terzo mondo”.

La scelta di Prairie du Chien non è stata casuale: qui un venezuelano illegalmente negli Stati Uniti è stato arrestato a settembre per aver presumibilmente abusato sessualmente di una donna e per averne aggredito la figlia. “Trump non ha nulla di ‘ispirante’ da offrire al popolo americano, solo tenebre”, ha commentato la campagna di Harris. “Questa elezione riguarda due visioni molto diverse per la nostra nazione e vediamo questo contrasto nella campagna elettorale”, ha detto la candidata dem in California, attaccando il tycoon su aborto, economia, migranti. “Questa è probabilmente l’elezione più importante della nostra vita e una delle elezioni più importanti della vita della nostra nazione”, ha aggiunto, ricordando che in questa corsa testa a testa lei corre da “underdog” (sfavorita).

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Esteri

Israele conferma, decine di aerei hanno attaccato in Yemen

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“Decine di aerei dell’Aeronautica militare (Iaf), da combattimento, da rifornimento e dell’intelligence, hanno attaccato a 1.800 chilometri da Israele le aree di Ras Issa e Hodeidah nello Yemen”. Lo rende noto la stessa Iaf su X.

L’Aeronautica militare israeliana ha reso noto che nei raid sullo Yemen sono stati colpiti centrali elettriche e un porto marittimo, utilizzati per importare petrolio, che il gruppo Houthi legato a Teheran usa per trasferire nella regione armi iraniane. “L’attacco è stato effettuayo in risposta agli ultimi attacchi sferrati dagli Houthi contro lo Stato di Israele”, dichiara l’Iaf. E aggiunge che nell’ultimo anno “il regime terroristico Houthi ha operato sotto la direzione e il finanziamento dell’Iran, in collaborazione con le milizie irachene, per danneggiare Israele e interrompere la liberà di navigazione globale”.

Forti esplosioni si sono sentite nel porto di Hodeidah nello Yemen, dove sono state segnalati sette diversi attacchi da parte di Israele nello scalo principale. Secondo il canale al-Mayadeen vicino a Hezbollah, i raid miravano agli impianti di stoccaggio del petrolio nel porto di Ras Issa e e di Hodeidah. Fonti yemenite hanno riferito al canale che nel porto di Hodeida sono stati effettuati più di 10 attacchi dell’aeronautica militare e che anche l’aeroporto internazionale della città è stato attaccato.

Forti esplosioni si sono sentite nel porto di Hodeidah nello Yemen, dove sono state segnalati sette diversi attacchi da parte di Israele nello scalo principale. Secondo il canale al-Mayadeen vicino a Hezbollah, i raid miravano agli impianti di stoccaggio del petrolio nel porto di Ras Issa e e di Hodeidah. Fonti yemenite hanno riferito al canale che nel porto di Hodeida sono stati effettuati più di 10 attacchi dell’aeronautica militare e che anche l’aeroporto internazionale della città è stato attaccato.

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Strage a Nuoro, l’omicida si è accanito sulla moglie Giusy Massetti

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Sarebbero stati quattro i colpi di pistola, due alla tempia e due al torace, che hanno ucciso Giusy Massetti, la casalinga di 43 anni di Nuoro, caduta per prima nella strage familiare di mercoledì mattina, nella casa di via Ichnusa, per mano del marito, l’operaio forestale di 52 anni, Roberto Gleboni, morto suicida dopo aver quasi sterminato la famiglia. Sono le prime indiscrezioni che arrivano nel giorno delle autopsie sui corpi dello stesso omicida, di Martina Gleboni di 25 anni, figlia maggiore della coppia, e di Paolo Sanna, il 69enne vicino di casa, ucciso solo perché si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato: l’uomo infatti stava salendo nel suo appartamento al terzo piano quando si è trovato di fronte l’operaio forestale con la pistola in mano.

I tre corpi sono esaminati oggi all’ospedale Brotzu di Cagliari, dal medico legale Roberto Demontis. L’elemento dei 4 colpi di pistola metterebbe in luce una sorta di accanimento di Roberto Gleboni nei confronti della moglie, quasi a confermare le molte voci che girano in città, nonostante i due coniugi fossero molto riservati: ovvero che negli ultimi mesi Giusy avrebbe maturato la decisione di separarsi e che l’operaio non avrebbe sopportato questa scelta. Domani il professor Demontis effettuerà le autopsie sui corpi delle altre due vittime: Giusy Massetti, la moglie di Rovberto, e Francesco Gleboni, il figlio di 10 anni della coppia.

Scampati alla morte il figlio 14enne dell’omicida – preso di striscio dall’arma e ricoverato nel reparto di Otorinolaringoiatria – e la madre 84enne dell’operaio forestale, colpita gravemente alla testa dal figlio (ricoverata in Rianimazione ma fuori pericolo) prima che lui stesso si togliesse la vita nella cucina dell’anziana. Ieri il 14enne è stato sentito per tre ore in audizione protetta dagli investigatori. Avrebbe risposto a tutte le domande e confermato la versione data ai Carabinieri nei momenti successivi alla strage: “A casa urlavano tutti”, aveva già spiegato. Il contenuto dell’audizione protetta – alla quale hanno partecipato anche una psicologa e un tutore legale nominati dalla Procura – rimane sotto stretto riserbo. Stasera il Comune di Nuoro ha organizzato una fiaccolata “per manifestare vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime”. Il corteo è partito dalla casa di via Ichnusa ed è arrivato davanti alla cattedrale.

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