Un’atmosfera densa di tensione ha avvolto l’interrogatorio durato undici ore davanti ai pm che indagano sul delitto di Angelo Vassallo, il sindaco di Acciaroli brutalmente massacrato nella notte del 5 settembre 2010. La Procura di Salerno ha segnato una nuova tappa nell’inchiesta, e lunedì scorso è stato sottoposto a interrogatorio il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, figura di spicco nell’ambito investigativo contro la camorra e i clan mafiosi.
Ciò che rende questo interrogatorio particolarmente inquietante è l’accusa formulata dagli inquirenti: Cagnazzo è accusato di concorso in omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dal presunto fine camorristico. Un colpo di scena che ha scosso l’opinione pubblica, considerando la carriera di successi investigativi che l’ufficiale ha accumulato nel corso degli anni.
Secondo l’ipotesi degli inquirenti, Cagnazzo avrebbe avuto un ruolo cruciale nell’organizzazione dell’omicidio di Vassallo, contribuendo a creare i presupposti per un depistaggio mirato. L’accusa sostiene che l’ufficiale avrebbe orchestrato una messa in scena per far ricadere le responsabilità dell’omicidio su un pusher di origini brasiliane, sviando così le indagini dalla reale dinamica del delitto.
L’orrore della vicenda si intensifica con l’ipotesi che Cagnazzo avrebbe anche partecipato attivamente all’esecuzione materiale dell’agguato. Gli inquirenti parlano apertamente di una vera e propria “imboscata”, in cui l’assassino e il sindaco si sarebbero guardati negli occhi prima che i sette colpi mortali fossero sparati.
Nel corso dell’interrogatorio, le dichiarazioni di Cagnazzo sono state incisive e determinate. Difeso dalla penalista napoletana Ilaria Criscuolo, l’ufficiale ha risposto alle domande dei pm, dimostrando la sua volontà di affrontare le accuse e di difendere la propria integrità sia come uomo che come militare. Un gesto significativo è stato il rifiuto di avvalersi della facoltà di non rispondere, scegliendo così di intraprendere un percorso dialettico che probabilmente ha tenuto conto delle perquisizioni avvenute nel 2022 e di alcune intercettazioni rilevanti agli atti.
Va sottolineato che Cagnazzo non è l’unico sotto inchiesta: il nome del carabiniere Lazzaro Cioffi emerge come parte integrante di questa intricata vicenda. La Procura ipotizza un patto tra i due militari, con Cioffi, in passato condannato per reati legati alla droga, coinvolto nelle presunte collusioni con i narcos di Caivano.
Il movente di questo efferato omicidio risale al contesto del narcotraffico che nel 2010 infestava Acciaroli. Il sindaco Vassallo, deciso a denunciare i narcotrafficanti, i pusher e i presunti complici in divisa, rappresentava una minaccia per gli interessi legati al traffico di cocaina lungo il litorale cilentano. Gli inquirenti ritengono che l’omicidio fosse premeditato, finalizzato a proteggere questi loschi interessi e a evitare che emergessero collusioni tra esponenti delle istituzioni, camorristi e imprenditori sospettati di legami con la criminalità organizzata.
Recentemente, la Procura ha ascoltato il pentito Raffaele Imperiale, ex broker del narcotraffico, il quale ha portato alla luce dettagli sulla storia di Lazzaro Cioffi e sulle presunte collusioni al Parco Verde. Un puzzle di tessere difficili da ricomporre, che ora deve fare i conti con la verità emersa durante l’interrogatorio di Fabio Cagnazzo, dopo 14 anni dall’omicidio di Angelo Vassallo.