Lo stop ai minimarket notturni nel weekend, un blocco delle autorizzazioni ad aprirne di nuovi nella città storica (che comprenderà anche pizzerie al taglio, paninoteche e kebab) in dirittura di arrivo, e un regolamento per il commercio all’aria aperta che punta a evitare l’effetto-suk sulle strade della città. La stretta sul commercio firmata dal Campidoglio si muove su più fronti, ma l’obiettivo sembra unico: contrastare il fenomeno della malamovida e nel frattempo ridurre il degrado degli spazi pubblici, in particolare nel centro storico patrimonio mondiale dell’Unesco.
Si parte dai minimarket: siamo al secondo weekend di vigenza di un’ordinanza del sindaco Roberto Gualtieri che impone saracinesche chiuse dalle 22 alle 5 del mattino dal venerdì alla domenica, per contrastare il fenomeno degli assembramenti e del consumo di alcolici in strada. L’ordinanza copre un’area enorme della città, tra cui il centro storico e zone di movida come San Lorenzo, il Pigneto, Ponte Milvio e il lungomare di Ostia.
Ma, al netto della stretta serale, il prossimo 30 maggio scadrà la delibera 49/2019 che impedisce nuove aperture in centro di esercizi di ‘vicinato alimentare’, la categoria amministrativa in cui ricadono i minimarket assieme a ‘paninari’ e ‘kebabbari’. In Campidoglio però c’è già una proposta di delibera che corre a mettere nuovamente ordine nella materia. L’ha avanzata il presidente della commissione Commercio Andrea Alemanni (Pd), che ha chiarito oggi al ‘Corriere della Sera’ gli aspetti salienti del testo. Le licenze di cui parla sono due, quella appunto di ‘vicinato alimentare’ e quella di ‘laboratorio artigianale’, che comprende per esempio “il fornaio che fa il pane, il pastaio, o il gelataio”, ma, ha spiegato, “se nell’esercizio c’è un frigo per le bibite o un forno per scaldare la pizza, quasi sempre la licenza è di vicinato alimentare”. Con la sua delibera, dunque, in centro resterà il blocco delle autorizzazioni per il ‘vicinato alimentare’ (e quindi non potranno aprire nuovi minimarket, pizzerie al taglio, paninari e kebab) né vi si potranno trasferire, se già in possesso di licenza, se non in un locale di almeno 100 metri quadrati. Rispetto invece ai laboratori artigianali le regole si faranno più stringenti: “Il consumo sul posto è già consentito – ha detto Alemanni – ma chiediamo di avere il bagno per i clienti” e si potrà aprire solo in un locale di almeno 80 metri quadrati.
Paletti che, nelle intenzioni, dovrebbero selezionare a monte gli imprenditori più seri e quindi, presumibilmente, più di qualità. Alemanni spiega poi che esisterà un elenco di 32 attività non alimentari che potranno aprire in area Unesco e che comprende per esempio librerie, antiquariato, belle arti. In centro, ma al di fuori dell’area Unesco (che coincide con la cerchia delle Mura), potrà aprire qualunque categoria di negozio tranne dieci, tra cui carrozzerie e autofficine, sexy shop, oggetti “contrari alla pubblica decenza e al decoro”, sale giochi e ‘compro oro’.
La delibera Alemanni dovrebbe arrivare in Aula Giulio Cesare entro la fine del mese, prima della scadenza delle vecchie norme. L’Assemblea Capitolina ha invece già approvato all’unanimità due giorni fa il nuovo Regolamento delle attività commerciali sulle aree pubbliche, che riguarda ben 13 mila autorizzazioni in tutta la città, di cui la metà concentrate tra I e II Municipio, tra bancarelle, fiorai, ambulanti, edicole, mercati. Il Regolamento dell’assessora Monica Lucarelli fissa tra l’altro alcune regole per il decoro. Basta, per esempio, con la merce appesa agli ombrelloni delle bancarelle, se sono di fronte a un negozio. E nelle zone di pregio artistico, storico, architettonico e ambientale la giunta, in accordo con le Soprintendenze, potrà definire altri vincoli sul modo di esporre la merce. Sarà sempre la giunta a indicare con un suo provvedimento un ‘banco-tipo’ che non stoni con gli arredi urbani della città. Gli ombrelloni, per dirne una, dovranno essere per forza “o bianchi o ecru”.