Due filoni di indagine, un uomo solo al centro, 16 persone agli arresti domiciliari, in totale 21 indagati: e’ la sintesi dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza su “attivita’ corruttive fra privati” e stalking ai danni del sindaco di Ruoti (Potenza), Anna Maria Scalise, per screditarla e costringerla a dimettersi. Protagonista di entrambi i filoni di indagine e’ Angelo Salinardi di 73 anni, ex sindaco di Ruoti – ma deciso a riprendersi la guida del municipio, direttamente o attraverso qualche suo fedelissimo – e imprenditore nel settore della logistica con interessi nell’area industriale di Melfi (Potenza). Forse, il punto di partenza bisogna cercarlo nel 2017, quando Salinardi sali’ su un palco, a Ruoti, proprio con Anna Maria Scalise, in quel momento candidata alla carica di sindaco: “Continuero’ a fare il sindaco di fatto. La gestione pratica del paese sara’ in mano a me”, furono le sbalorditive parole pronunciate dall’ex sindaco, finite immediatamente sui social. Accortosi pero’ che il suo “programma” si scontrava con la volonta’ di Scalise di non avere tutori, cominciarono gli attacchi al sindaco. Tutto per fiaccare la resistenza della donna, costringerla a dimettersi, tornare al voto e tornare sindaco, oppure alla guidare del municipio attraverso “persone di sua fiducia”. Oggi Scalise ha reagito alla notizia degli arresti domiciliari senza spirito di rivincita: “Ho sempre avuto fiducia nella magistratura. Ho difeso solo la mia dignita’ di donna e il mio ruolo pubblico a servizio della comunita’ di Ruoti. Non porto ne’ portero’ mai rancore verso persone a cui non ho inteso mai procurare il benche’ minimo danno”. Non solo stalking: secondo la Procura della Repubblica, Salinardi avrebbe distribuito mazzette e benefit a imprenditori e dirigenti di aziende per avere in cambio sub appalti, commesse e assegnazione di lavori che finivano a cinque sue societa’, per le quali il gip di Potenza ha disposto il sequestro preventivo insieme a somme di denaro (la piu’ rilevante e’ pari a oltre nove milioni di euro). Nella rete cucita da Salinardi per garantire la sua posizione di imprenditore e soddisfare la sua “sete di potere” a Ruoti, la Polizia ha individuato 15 persone, tutte finite ai domiciliari. Fra di loro anche un sottufficiale dei Carabinieri, Davide Malatesta, impegnato in “indagini” su Scalise che aveva affidato ad altri militari, che credevano di agire eseguendo ordini legittimi; alcuni consiglieri di minoranza di Ruoti; un ufficiale della Polizia locale del paese, Marianna Di Maio; alcuni imprenditori e dirigenti di aziende e societa’; l’addetto stampa della Provincia di Potenza, Luigi Scaglione; due nipoti e prestanome di Salinardi; due funzionari della Regione Basilicata e della Provincia di Potenza, Giuseppe Antonio Lavano e Rosario Famularo; e l’amministratore di una casa di riposo di Ruoti, Giuseppe Teta, che dava a Salinardi mille-duemila euro al mese in contanti.