Collegati con noi

Esteri

Squali colpiscono, diversi attacchi nel fine settimana del 4 luglio in Usa

Pubblicato

del

Gli squali hanno colpito con numerosi attacchi durante il lungo fine settimana del 4 luglio ferendo cinque persone in Texas e Florida. Secondo quanto riportano i media Usa, a South Padre Island, in Texas, quattro nuotatori sono stati morsi da uno squalo in incidenti separati nel giro di due ore.

Il primo è stato segnalato alle 11 di mattina quando i servizi di emergenza hanno risposto a una chiamata per un grave attacco e la vittima è stata trasportata in un ospedale locale per essere curata. Poco dopo, un’altra chiamata ai servizi di emergenza ha portato i vigili del fuoco a scoprire altre due persone con ferite gravi che sono state ricoverate in ospedale. La quarta vittima, una ragazza, ha riportato ferite lievi. Il capo dei vigili del fuoco Jim Pigg ha descritto gli eventi come “senza precedenti”.

Lo squalo ritenuto responsabile degli attacchi è stato successivamente localizzato e ricondotto in acque più profonde, e non ci sono stati ulteriori avvistamenti. In Florida, invece, un ragazzo di 21 anni dell’Ohio è stato morso da uno squalo mentre giocava a calcio in acque poco profonde a New Smyrna Beach. Le ferite non sono gravi e il giovane è stato portato in ospedale. Secondo un rapporto dell’International Shark Attack File del Florida Museum, in tutto il mondo nel 2023 si sono verificati 69 morsi di squalo non provocati sugli esseri umani, di cui 36 negli Stati Uniti.

Advertisement
Continua a leggere

Esteri

La mappa del voto, Le Pen resta prima nei consensi

Pubblicato

del

Il Nuovo Fronte Popolare, grazie innanzitutto alla strategia delle desistenze, ha impedito la vittoria delle destre in Francia conquistando la maggioranza relativa dei seggi, ma il Rassemblement National di Marine Le Pen resta di gran lunga il partito più votato Oltralpe, pur avendo perso oltre un milione di voti rispetto al primo turno delle politiche. Secondo i dati del ministero dell’Interno francese, Rn ottiene infatti 8.745.240 consensi (il 32,05%), mentre al primo turno di domenica 30 giugno aveva incassato 9.379.092 voti, ovvero il 29,25% (ma bisogna calcolare, per tutti i partiti, che molti collegi non erano chiamati al voto in quanto avevano già eletto i loro candidati domenica 30 giugno); il Nuovo Fronte Popolare ha avuto 7.005.514 preferenze (il 25,68% contro il 28,06%) del primo turno.

Tra i due grandi contendenti si è inserito a sorpresa Ensemble! (i macroniani) con 6.314.418 voti (il 23,14%), contro i 6.425.707 (il 20,04%) della settimana scorsa. Infine Les Républicains sono stati votati da 1.474.648 di francesi (il 5,41%): al primo turno avevano 2.106.166 voti (il 6,57%). Con un’affluenza del 66,63%, nessun campo politico riesce a superare la soglia dei 289 deputati: il Nuovo Fronte Popolare ha fatto eleggere 182 deputati, Ensemble raggiunge i 168, il Rn e i suoi alleati Les Républicains che hanno seguito Eric Ciotti hanno ottenuto 143 deputati. La sera di domenica 30 giugno, il Rn e i suoi alleati avevano già fatto eleggere 39 deputati ed erano in testa in 258 circoscrizioni ancora da decidere: grazie alle desistenze che hanno ridotto il numero dei triangolari da 306 a 89, l’estrema destra è finita molto lontano dalla maggioranza assoluta, relegata addirittura al terzo posto. Con questa strategia, i numeri degli spostamenti del voto sono stati davvero impressionanti.

Secondo uno studio realizzato da Ipsos-Talan, gli elettori del Nuovo Fronte Popolare al primo turno hanno votato massicciamente – scegliendo il candidato schierato contro il Rassemblement National – al secondo turno, quando i loro esponenti si sono ritirati. Ipsos quantifica nel 72% gli elettori del Nfp che hanno scelto di sostenere un candidato macronista, mentre il 70% ha optato per il candidato dei Républicains laddove era l’unica alternativa a Rn. Secondo un’analisi di Le Monde, i candidati Rn e Les Republicains-Rn sono stati eletti solo in 10 triangolari su 69 in cui erano presenti, e hanno vinto solo 94 duelli sui 353 in cui erano candidati domenica. Un bilancio che mostra che le desistenze – quasi automatiche da parte della sinistra, in misura minore nelle fila della maggioranza presidenziale – hanno avuto un ruolo decisivo.

La sinistra ottiene poi come di consueto buoni risultati nei grandi centri urbani. Ad esempio, tutte le cinque circoscrizioni di Lione hanno portato un candidato del Nfp all’Assemblea nazionale e 12 circoscrizioni su diciotto di Parigi saranno rappresentate da candidati di sinistra. Non c’è stata ancora un’analisi demografica del voto del 7 luglio: tuttavia, in occasione del primo turno delle legislative, un sondaggio sempre di Ipsos aveva rilevato che il Rassemblement National aveva fatto breccia tra gli over 35, mentre i giovani hanno votato soprattutto per la sinistra del Nuovo Fronte Popolare. Appena una settimana fa, la maggioranza (54%) delle persone che si autodefiniscono come “svantaggiate” aveva appoggiato in modo schiacciante il Rn: il 38%, con tre punti percentuali di vantaggio sulla coalizione di sinistra. Anche la maggior parte degli elettori che hanno dichiarato di arrivare a malapena alla fine del mese o di dipendere dai risparmi e/o dai prestiti per tirare avanti (rispettivamente il 41% e il 46%) aveva appoggiato il Rn, preferendolo ai rivali di sinistra.

Continua a leggere

Esteri

New York Times: Esperto di Parkinson alla Casa Bianca 8 volte in 8 mesi

Pubblicato

del

Un esperto di Parkinson ha visitato la Casa Bianca otto volte negli ultimi otto mesi. Lo riporta il New York Times, sottolineando che non è chiaro se Kevin Cannard, medico del Walter Reed National Military Medical Center, si è recato alla Casa Bianca per il presidente o per altri incontri con lo staff medico. “Molti specialisti del Walter Reed visitano la Casa Bianca per occuparsi del personale che vi lavora”, ha detto il portavoce della Casa Bianca Andrew Beats.

Joe Biden non e’ sotto trattamento per il Parkinson: lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, aggiungendo di non poter confermare perche’ uno specialista del Parkinson abbia incontrato il medico della Casa Bianca all’inizio di quest’anno. E ha spiegato la mancata diffusione integrale dei referti medici delle visite del presidente (anche con due neurologi) con la necessita’ di “proteggere la privacy”.

Continua a leggere

Esteri

Orban va da Xi prima degli Usa ma è più solo nell’Ue

Pubblicato

del

Il premier ungherese Viktor Orban continua a terremotare l’Unione Europea, sia dal punto di vista politico – la sua creatura al Parlamento Europeo, i Patrioti, vede finalmente la luce e schizza al terzo posto, subito dietro al duo Popolari-Socialisti – che istituzionale. Qui la colpa è dell’ultima tappa dell’auto-missione di pace, che dopo Kiev e Mosca lo vede in visita a Pechino, ricevuto da Xi Jinping.

“Il presidente mi ha detto chiaramente che la Cina continuerà a impegnarsi per creare le condizioni per la pace. Non siamo soli! La missione continuerà…” ha postato su X Orban. In realtà Budapest è sempre più isolata. Perlomeno nell’Ue. “Orban non ha alcun mandato per rappresentare l’Ue in queste visite”, ha ribadito il portavoce della Commissione Europea, Eric Mamer, durante l’incontro quotidiano con la stampa.

“L’Ungheria – ha ricordato – ha responsabilità specifiche quando si tratta di gestire i lavori del Consiglio, in quanto presidente di turno dell’Ue, ma questo è completamente diverso da ciò che fa come Stato membro con una propria politica estera”. Insomma, parla per sé. E gli altri 26 Stati membri sono perplessi, per usare un eufemismo.

Alla riunione dei Rappresentanti Permanenti dei 27 in Ue, in programma per mercoledì, all’ambasciatore dell’Ungheria saranno dunque “chiesti chiarimenti”. È quanto spiegano fonti diplomatiche sottolineando “la crescente preoccupazione” nelle capitali europee. “Dovrebbe essere chiaro che rappresenta solo il suo Paese e invece ha intenzionalmente lasciato molte ambiguità, mostrando ad esempio il logo della presidenza di turno nelle sue comunicazioni”, nota una fonte.

Le tensioni “potrebbero crescere ulteriormente” con l’avvicinarsi al Consiglio Affari Esteri, visto che Budapest – si spiega ancora – “continua a bloccare” il via libera all’European Peace Facility, ovvero gli aiuti militari per l’Ucraina, dove c’è già un’intesa a 26. “Nei prossimi due-tre mesi la situazione diventerà molto più brutale al fronte”, ha ammonito Orban nel corso di un’intervista alla Bild, giustificando così l’esigenza di passare “da una politica di guerra a una politica di pace”.

Parole che assumono un peso persino sinistro dopo il pesantissimo bombardamento russo su diverse città ucraine, che ha colpito pure l’ospedale dei bambini della capitale. Il premier magiaro è ora atteso a Washington per il vertice annuale della Nato, che si apre domani. Il segretario generale Jens Stoltenberg la settimana scorsa ha rivelato che Orban aveva informato il suo staff della visita a Mosca – l’Ue al contrario era caduta dalle nuvole – e che, nel corso del summit, ci sarebbe stata forse la possibilità di uno “scambio di vedute” sul punto.

Ma gli Usa non hanno nascosto la loro irritazione. Orban ormai balla da solo, puntando chiaramente sul ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Sia sull’Ucraina sia sulla Cina, con la quale, dice, si deve “evitare una guerra commerciale” (e nel mentre spalanca le porte alle aziende del Dragone in Ungheria). Xi, dal canto suo, nell’incontro con il magiaro ha chiesto di “creare le condizioni” per un “dialogo” diretto tra Kiev e Mosca. Ebbene. Chi ci sta provando è proprio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con il suo processo di pace, che prevede nel secondo vertice la partecipazione della Russia. Peccato che la Cina lo abbia sinora, essenzialmente, snobbato.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto