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Spinta vaccini, Astrazeneca verso over 65: no a scorte

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Sprint e accelerazione nella produzione e nella campagna vaccinale. In Italia come all’estero. Il ministro della salute Roberto Speranza ha infatti chiesto di valutare i dati scientifici per verificare la possibilita’ di estendere agli over 65 il vaccino AstraZeneca. Una possibilita’ che darebbe una svolta ed una altro ‘respiro’ alla campagna vaccinale in Italia. Ma notizie incoraggianti arrivano anche dall’estero e dalle altre Big Pharma. Novartis e Curevac hanno infatti deciso, dopo altri accordi in questo senso di colossi internazionali della farmaceutica, di collaborare alla produzione di un serio anti-covid con 50 milioni di dosi nel secondo trimestre del 2021 che potrebbero diventare 200 milioni nel 2022. Intanto a dare fiato alla campagna vaccinale anche la decisione del Ministero della salute di fare una sola dose ai guariti, che potrebbe portare in ‘dote’ circa 1 milione di dosi in piu’. Ma con una indicazione: non conservare scorte alla luce dei forti arrivi previsti per i prossimi mesi. Sono, infatti, 2.453.706 complessivamente, secondo i dati del Ministero della Salute, i cittadini italiani che si sono ammalati di covid e ne sono guariti. A loro andra’ una unica dose di vaccino, sia che si tratti di Pfizer-BioNtech, Moderna e Astrazeneca che prevedono due dosi, sia nel caso di quello in arrivo di J&J, che invece e’ monodose. L’indicazione, resa nota ieri sera dal dicastero di Lungotevere Ripa, produce il risultato di utilizzare oltre 1 milione e 200 mila dosi per chi con il virus non e’ mai entrato in contatto. Un numero che potrebbe raddoppiare tenendo conto che, secondo gli scienziati ,almeno altri due milioni di italiani si sono contagiati senza accorgersene perche’ asintomatici e tuttavia hanno sviluppato gli anticorpi: “Basterebbe un test con pungidito per saperlo”, ha commentato il virologo Massimo Galli. E questo consentirebbe di avere un altro milione di dosi a disposizione. Numero non di grande impatto ma neanche risibile guardando alla penuria di vaccini. Altra spinta alle vaccinazioni arriva dal vertice di oggi tra il Commissario, il ministro della Salute, e il capo della Protezione civile parte l’indicazione di non tenere scorte di vaccini AstraZeneca da parte per procedere in maniera costante con le somministrazioni. Proprio su questo vaccino la Germania ha gia’ deciso che sara’ iniettato anche a chi ha superato i 65 anni. Ma a pesare sulla campagna vaccinale non sono solo i ritardi nelle consegne da parte delle aziende farmaceutiche. Lo rivela il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe sottolineando come l’avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e Rsa abbia determinato una frenata: “Quasi 2 milioni di dosi consegnate, pari al 30%, sono ancora inutilizzate”. L’indagine ha anche rilevato differenze tra i diversi vaccini: mentre le somministrazioni di Pfizer si attestano all’89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca stanno procedendo piu’ lentamente. Intanto secondo lo Smi e’ necessario intervenire sulla logistica e sulla tecnologia. E poi, aggiunge il sindacato, se devo esaurire 20 dosi in un giorno ma si presentano 18 pazienti e ho l’obbligo di farlo solo a chi e’ del 1956, con le altre dosi che ci faccio?”. Per avere chiarimenti la Fimmg ha chiesto un incontro urgente al nuovo Commissario straordinario. Dopo la sigla del protocollo per partecipare alle vaccinazioni, solo alcune regioni hanno firmato accordi con i medici di base, altre stanno andando molto a rilento. “Chiederemo al generale Figliuolo se nei casi in cui c’e’ ritardo sara’ il Commissario a intervenire, come indicato dal suo predecessore Arcuri”, spiega Silvestro Scotti, segretario generale di Fimmg. “Finora solo cinque regioni hanno firmato: Lombardia, Lazio, Valle d’Aosta, Toscana e Piemonte. Il Sud invece e’ fermo”. Per cercare di velocizzare, la Lombardia dovrebbe approvare un provvedimento per consentire le somministrazioni nelle aziende. Dalla Puglia invece arriva la denuncia del segretario del Pd regionale Marco Lacarra: “Persone che non hanno alcun titolo per accedere ai vaccini riescono a farselo somministrare sfruttando conoscenze e favori, mentre persone con patologie gravi aspettano il loro turno”.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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