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Corona Virus

Spingere sulla terza dose e possibili misure locali, le misure per fermare il contagio

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Spingere al massimo la terza dose, insistere nel tentativo di ridurre lo zoccolo duro dei non vaccinati, essere pronti ad aggiustare in corsa i provvedimenti in atto in caso di peggioramento, attuare misure locali se i contagi dovessero esplodere e gli ospedali andare in sofferenza. Il governo si prepara ad affrontare la quarta ondata del Covid ribadendo che e’ necessario non abbassare la guardia: cautela, dunque, ma niente drammatizzazioni. Anche perche’, affermano fonti dell’esecutivo, sono i numeri a determinare le scelte e i dati dicono che il ‘sistema Italia’ sta tenendo, anche grazie a scelte piu’ rigide rispetto ad altri paesi europei. Il primo dato da tener presente e’ che i vaccini stanno contenendo le formi gravi del virus. Se si guardano i numeri di un mese fa, si nota un aumento consistente dei contagi e degli attualmente positivi mentre e’ piu’ contenuto quello delle terapie intensive e dei ricoveri. Il 15 novembre c’erano 2.732 casi e 78.522 attualmente positivi, oggi rispettivamente 8.516 e 110.659. Il tasso di occupazione delle rianimazioni, invece, un mese fa era al 4,1%, con 370 ricoverati, e oggi e’ al 4,4% con 445 ricoverati mentre nei reparti ordinari il tasso era al 4,6%, con 2.732 ricoverati, e oggi e’ al 6,1% con 3.525 pazienti. Lo stesso monitoraggio conferma che la probabilita’ che nel prossimo mese si possa raggiungere un’occupazione del 30% delle terapie intensive e del 40% dei reparti ordinari – quella che e’ considerata la soglia critica – e’ inferiore al 5% nella quasi totalita’ delle regioni ad eccezione del Friuli, dove e’ invece la probabilita’ e’ superiore al 50% La crescita pero’ c’e’ e per questo e’ fondamentale proseguire con i vaccini, su due binari paralleli: ridurre il bacino di 6,8 milioni di italiani non vaccinati e spingere sulla terza dose. “Bisogna vaccinare la platea che non ha ancora iniziato il ciclo vaccinale ed e’ importante effettuare la terza dose booster poiche’ l’efficacia del vaccino si abbassa dopo 6 mesi”, conferma il presidente dell’Istituto superiore di Sanita’ Silvio Brusaferro. Se pero’ le terze dosi stanno andando a regime (ad oggi sono 2,7 milioni quelle somministrate) con l’arrivo nei prossimi giorni dell’obbligo per sanitari e personale delle Rsa e con un’impennata delle somministrazioni che si registrera’ tra dicembre e febbraio (poiche’ la maggioranza dei 40enni e 50enni si e’ vaccinata tra giugno e agosto), le prime dosi sono di fatto al palo, come conferma l’ultimo report del governo. Anche questa settimana solo 115mila (la scorsa erano 103mila), meno di 16.500 al giorno, oltre il 60% delle quali e’ andata a giovani e persone sotto i 40 anni. Se si riuscira’ a contenere il rialzo dei contagi, resteranno le misure attuali. Dunque l’obbligo di mascherina al chiuso e l’obbligo del green pass per accedere a luoghi di lavoro, eventi, ristoranti, cinema e teatri. Cosi’ come resta in vigore il sistema dei colori: in zona gialla si va se l’incidenza e’ pari o superiore a 50 e inferiore a 150 casi ogni 100mila abitanti, il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e’ superiore al 10% e quello dei reparti ordinari al 15%. Al momento non ci sono regioni in queste condizioni, ma il nord est potrebbe essere il primo ad arrivarci con il Friuli che ha gia’ raggiunto due parametri su tre (incidenza a 233 e occupazione terapie intensive al 10,9%). Se invece la situazione dovesse peggiorare, non si possono escludere nuove misure, a partire da quelle locali come ad esempio ha gia’ annunciato il sindaco di Verona imponendo l’obbligo della mascherina all’aperto e del green pass per accedere ai mercatini di Natale. Quel che e’ certo, poiche’ il governo lo ha gia’ escluso, e’ che non ci saranno lockdown per i non vaccinati sulla scia di quanto stanno facendo altri paesi europei. Un intervento ci sara’ comunque prima di Natale, quando sul tavolo dell’esecutivo arrivera’ la proroga dello stato d’emergenza. Si interverra’ con un decreto, come gia’ fatto a luglio, per portarlo almeno fino alla fine di marzo. E alla stessa data dovrebbe essere prolungato anche l’obbligo del green pass. In questo caso ci sara’ pero’ da valutare un aspetto: il pass ha validita’ un anno mentre il richiamo della terza dose va fatto a sei mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale. Significa che anche chi decidera’ di non fare la terza dose avra’ un green pass valido. Elemento che potrebbe contribuire a non far decollare la nuova campagna vaccinale. Al momento, secondo quanto si apprende, non ci sarebbe intenzione di modificare la durata delle certificazioni anche se, come hanno ripetuto piu’ volte sia il presidente del Consiglio Mario Draghi sia il ministro della Salute Roberto Speranza, saranno i dati epidemiologici e l’andamento della curva del virus a guidare le scelte della politica e non viceversa.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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