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Spalletti: il Napoli riparte da Insigne e Osimhen

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Luciano Spalletti in conferenza stampa al Teatro Comunale di Dimaro nella piazza Madonna della Pace  vestita d’azzurro appare riflessivo, modera le parole ma non si tira indietro e risponde a tutte le domande dei giornalisti per 60 minuti.
“Bisogna dare fiducia ai giocatori, portare un messaggio chiaro, dice, creare un qualcosa stimolante per i giocatori ed in cui possano riconoscersi per allenarsi con piacere e motivarsi di continuo. Questa panchina è motivo d’orgoglio e responsabilità anche se è ancora presto per tirare le somme, mancano molti campioni e quelli che ci sono hanno confermato le qualità che conosciamo tutti”.

L’applauso ai tifosi all’ingresso in campo. “Il gesto di applaudire i tifosi all’ingresso in campo è venuto naturale, bisogna ricordare che dobbiamo essere riconoscenti a chi ci supporta, soprattutto sacrificano le ferie per starti vicino e motivarti”.

Sulla Nazionale Campione d’Europa. “Bravo Mancini a fare tutte le scelte di squadra e quando l’Italia ha dovuto mettersi anche nell’angolo perché l’avversario in quel momento picchiava più forte, ha saputo tenere per poi ribaltare la situazione. Alcuni avevano già vinto nelle nazionali giovanili, se ti abitui ad un certo comportamento, aiuta a ripeterlo”.

 

Il giudizio su Osimhen. “Sarà un punto di forza, è completo, oltre a saper far gol, ci mette anche altro nella partita, si batte per i compagni, diventa importante per il gruppo. Poi ha anche qualche punto dove deve migliorare e si va a stimolarlo e lui dà disponibilità ed esegue, meglio di così…”.

Spalletti aziendalista. È corretto. Mi confronto sui temi da portare avanti insieme, e trovare insieme le soluzioni. Bisogna far così, ottimizzare e non disperdere o sperperare. Le mie origini dicono questo, vengo dalla campagna, dal lavoro, non solo per uno schiaffo alla povertà ma anche per la situazione che si vive. Poi è chiaro che bisognerà fare una squadra forte, il presidente lo sa che c’è concorrenza con quelle 7 squadre fortissime, bisogna creare un gruppo di 23 giocatori forti con tutte le gare che ci sono in settimana perché anche un punto fa la differenza”.

 

Il Napoli e l’alternanza dei moduli. “Deve essere così, anche per stimolare e piacere ai giocatori, creare sorprese, pure per gli avversari. Nel 4-2-3-1 si riesce a dare un equilibrio ad entrambe le fasi, il 4-3-3 è molto simile spostando il vertice in basso, ma in fase di possesso bisogna fare qualcosa di più. I migliori club europei ormai riescono a sfruttare tutta la lateralità del fronte offensivo e dentro i giocolieri si sostituiscono nei ruoli. Va sposato il modulo giusto per i giocatori, creando qualcosa per stimolarli”.

L’anima del gruppo è Insigne. “Ho trovato il Napoli che immaginavo, ma mancano tanti, i nazionali, gli infortunati, gente che ci fa comodo. Con Lorenzo ho parlato una volta al telefono e poi gli ho mandato un messaggio di complimenti. Abbiamo di fronte il capitano del Napoli – che anche agli europei ci ha fatto vedere un contributo importante – e il Presidente, grande imprenditore e comunicatore. Due persone forti, che avranno il tempo di guardarsi negli occhi ed andare al sodo. Si parleranno e sarà tutto più chiaro”.

Come Spalletti può incidere per la Champions ed in che ruoli serve il mercato.“Il lavoro incide sempre, l’obiettivo devi vederlo per andare dove vuoi andare. Questa squadra ha bisogno di ruoli doppi, quando giochi giovedì-domenica di continuo c’è il recupero e non possono dare il loro meglio e poi sostituire al meglio nel caso quelli forti”.
Chi sarà titolare tra Meret e Ospina. Adesso dico che ho due portieri, io alla Roma ho avuto Szcesczny e Alisson, le insidie sono dietro l’angolo e capitano anche ai portieri. Servono due menti forti”.

Su Dimaro. È un posto di vacanza, si sta bene, complimenti per l’organizzazione rispondendo a tutte le esigenze e richieste, è la seconda volta che vengo qui. Si lavorerà al meglio per ottimizzare e farsi trovare pronti”.

Dimaro

Sui centrocampisti: Gaetano, Lobotka, Elmas, Demme. “Devono seguire l’azione offensiva, fare tanti km perché sono quelli che portano a casa i numeri più importanti di corsa, di solito uno ne fa 11-12km. Il centrocampista è sempre connesso, è dentro il pallone, poi c’è chi ci riesce di più e chi meno. Demme è uno di quelli che ci riesce meglio, Elmas pure, hanno disponibilità alla corsa, aiutano. Lobotka lo guardammo anche noi dell’Inter sul mercato, Gaetano è un talentino, valutiamo. Lui dice di voler giocare da trequartista, tecnicamente è delizioso”.

Gianluca Gaetano

Il parere sui giovanissimi. “Bisogna sempre tener conto degli elementi del settore giovanile in base agli obiettivi da raggiungere, quindi si cerca di tirare fuori un campione perché servono risultati importanti. Tutino è un giocatore forte, è un campioncino, ma ci sono anche gli extra-campioni ed i super-campioni. C’è Petagna che ha fatto un percorso importante e merita di stare qui, abbiamo diversi centrocampisti di qualità e attaccanti”.
La coppia Koulibaly – Manolas. “Koulibaly è uno che tutti vorrebbero, è un vice-capitano, ce ne sono diversi, pure Mertens credo e ne stanno nascendo tanti. Se fosse per me, lui resta a Napoli, è difficile da sostituire, è apprezzato da tutti i compagni, parla di continuo ed è perfetto, per la serietà dell’uomo e del calciatore ed anche quando entra nello spogliatoio senza parlare tutti rispettano la sua presenza. La coppia con Manolas ci permetterebbe di giocare con la linea alta uomo su uomo, o dentro l’area, due carrarmati. Bisogna migliorare sulla costruzione del gioco, ne abbiamo parlato e sono d’accordo”.

Gli esterni: Malcuit, Di Lorenzo, manca qualcosa? Pare che anche Ghoulam proceda bene altrimenti un terzino sinistro è necessario. Con un motore come quello di Di Lorenzo va bene, con altri devi fare ragionamenti diversi. Malcuit attacca la bandierina, un po’ di fase difensiva è necessaria, Mario Rui lo conosciamo, ha esperienza”.

Su Emerson Palmieri. “Giuntoli e il Presidente in un momento come questo mi facilitano il lavoro, averli qui per il confronto è importante, si prenderanno decisioni importanti per tutto il campionato”.

Sulla squadra venuta meno dal punto di vista caratteriale. “Succede a tutti, è un aspetto importante che si va a toccare, ci sono menti più forti e più deboli e ci si conoscerà bene per poi fare un lavoro, in alcuni momenti serve anche supporto…, bisogna ricordare che è il lavoro che abbiamo sempre sognato, ma è quello che distingue i campioni dai grandi campioni”.

Demme può diventare il Pizarro romanista? “Già lo è, è uno che tratta bene palla, sa stare nel ruolo di regista, abbina il gioco corto a qualche lancio. Deve guardare pure dove non vede, deve girare di più sui passaggi improvvisi perché lì dietro ci vanno a scardinare la linea difensiva”.

Ridurre i costi ed andare in Champions, si può? “Le cose non vanno proprio di pari passo, ma a volte ci sono obblighi finanziari di cui tenere conto, lo sbocco però per mettere a posto i conti è arrivare in Champions quindi bisogna tenerne conto e iil presidente lo sa”.

Aspettative dal mercato…e Florenzi? “L’importante che siano giocatori forti e di qualità. A destra ne abbiamo due che ci fanno stare tranquilli, anche se Florenzi è un grande sotto ogni punto di vista”.

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Giustizia, stretta sulle toghe politicizzate e sui reati informatici: il decreto del governo in arrivo

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La riforma della giustizia torna al centro del dibattito con il nuovo decreto che il governo si appresta a varare lunedì prossimo in Consiglio dei Ministri. Tra le novità principali, spiccano due misure destinate a far discutere: l’introduzione di sanzioni per i magistrati che non rispettano il dovere di astensione in casi di conflitto di interesse e una stretta sui reati informatici e sul dossieraggio illegale.

Sanzioni per le toghe politicizzate

Il decreto introduce una nuova norma che obbliga i magistrati a astenersi dal giudicare su questioni rispetto alle quali si sono già espressi pubblicamente attraverso editoriali, convegni o social network. In caso di violazione, il Consiglio Superiore della Magistratura potrà adottare sanzioni che vanno dall’ammonimento alla censura, fino alla sospensione.

Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, questa norma intende tutelare il principio di imparzialità della magistratura, un obiettivo che la maggioranza considera fondamentale per garantire l’equilibrio tra i poteri dello Stato.

La misura ha già suscitato polemiche tra le toghe e riacceso il dibattito sulla presunta politicizzazione della magistratura. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha espresso preoccupazione per quella che definisce un’“invasione di campo” da parte del governo.

La questione delle migrazioni e il caso Silvia Albano

La norma sulle toghe politicizzate sembra trarre origine da recenti tensioni tra il governo e alcune sezioni della magistratura, in particolare sui temi legati all’immigrazione. Emblematico il caso della giudice Silvia Albano, che aveva criticato l’accordo tra Italia e Albania sui migranti, trovandosi poi a giudicare direttamente su questa materia.

Albano, presidente di Magistratura Democratica, è stata bersaglio di critiche da parte della maggioranza per la sua posizione pubblica contro il “decreto Paesi sicuri”. La sua decisione di non convalidare il trattenimento di 12 migranti nel centro italiano in Albania ha sollevato ulteriori tensioni.

Stretta sui reati informatici e dossieraggi

Il decreto affronta anche il problema dei reati informatici, introducendo nuove misure per contrastare l’accesso abusivo ai database pubblici. Tra le novità principali:

  • Arresto in flagranza per chi viola sistemi informatici di interesse pubblico, militare o legati alla sicurezza nazionale.
  • Trasferimento delle indagini sui reati di estorsione tramite mezzi informatici alla procura Antimafia, guidata da Giovanni Melillo.

Queste misure arrivano in risposta a recenti scandali legati al dossieraggio illegale, come l’indagine della DDA di Milano sulla “centrale degli spioni” che trafugava dati sensibili da banche dati governative, coinvolgendo figure politiche di primo piano come la premier Giorgia Meloni.

Un antipasto per la riforma delle carriere

Questo decreto rappresenta solo l’inizio di un più ampio progetto di riforma delle carriere di giudici e pm che il governo sta portando avanti in Parlamento. La maggioranza intende ridefinire i rapporti tra i poteri dello Stato, nonostante le inevitabili polemiche con la magistratura.

Secondo il ministro Nordio, l’obiettivo è garantire un sistema giudiziario più equo e trasparente, ma l’ANM e altre voci critiche temono che queste misure possano indebolire l’autonomia delle toghe.

Un Natale caldissimo per la giustizia italiana

Le nuove norme, che toccano temi delicati come la gestione dell’immigrazione, i reati informatici e l’imparzialità dei magistrati, promettono di accendere il dibattito politico e giudiziario. Il governo va avanti, ma il confronto con le toghe e le associazioni di categoria si preannuncia acceso.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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Da Putin a Gheddafi, i leader nel mirino dell’Aja

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Con il mandato d’arresto spiccato contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, insieme all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si allunga la lista dei capi di Stato e di governo perseguiti dalla Corte penale internazionale con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Da Muammar Gheddafi a Omar al Bashir, e più recentemente Vladimir Putin. Ultimo in ordine di tempo era stato appunto il presidente russo, accusato nel marzo del 2023 di “deportazione illegale” di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia, insieme a Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino.

Sempre a causa dell’invasione dell’Ucraina nel mirino della Corte sono finiti in otto alti gradi russi, tra cui l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e l’attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov: considerati entrambi possibili responsabili dei ripetuti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Prima di Putin, nel 2011 l’Aja accusò di crimini contro l’umanità Muammar Gheddafi, ma il caso decadde con la morte del rais libico nel novembre dello stesso anno.

Un simile provvedimento fu emesso per il figlio Seif al Islam e per il capo dei servizi segreti Abdellah Senussi. Tra gli altri leader di spicco perseguiti, l’ex presidente sudanese Omar al Bashir: nel 2008 il procuratore capo della Corte Luis Moreno Ocampo lo accusò di essere responsabile di genocidio e crimini contro l’umanità e della guerra in Darfur cominciata nel 2003. Anche Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d’Avorio, è finito all’Aja, ma dopo un processo per crimini contro l’umanità è stato assolto nel 2021 in appello.

Nel 2016 la Corte penale internazionale ha condannato l’ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003. Il signore della guerra ugandese Joseph Kony, che dovrebbe rispondere di ben 36 capi d’imputazione tra cui omicidio, stupro, utilizzo di bambini soldato, schiavitù sessuale e matrimoni forzati, è la figura ricercata dalla Cpi da più tempo: il suo mandato d’arresto venne spiccato nel 2005. Tra gli altri dossier aperti e su cui indaga l’Aja c’è l’inchiesta sui crimini contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. Un’altra indagine è quella su presunti crimini contro l’umanità commessi dal governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro. E non è solo l’Aja ad aver processato capi di Stato e di governo: nel 2001, l’ex presidente Slobodan Milosevic fu accusato di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Arrestato, morì d’infarto in cella all’Aja nel 2006, prima che il processo potesse concludersi.

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