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Soumahoro: verifiche a tutto campo, da fondi a contributi

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I pm di Latina che da mesi lavorano sulle cooperative gestite da Marie Therese Mukamitsindo, suocera di Aboubakar Soumahoro, e finita nel registro per malversazione, stanno mettendo in fila una serie di elementi raccolti in queste settimane anche dalla Guardia di Finanza. Tasselli grazie ai quali chi indaga potrà analizzare le varie voci di finanziamenti ottenuti negli anni dalla struttura. Una attività investigativa partita dalla denuncia di 26 dipendenti, che lamentavano il mancato pagamento degli stipendi, e che starebbe ricostruendo il flusso di denaro arrivato nelle casse della Karibu che opera nel Lazio da circa 20 anni. La coop in quattro lustri avrebbe ottenuto complessivamente oltre 60 milioni di euro. Nell’aprile scorso, inoltre, alla luce dell’emergenza profughi dall’Ucraina, Karibu e il consorzio Aid hanno avuto dalla Regione Lazio un finanziamento pari a circa 557 mila euro. Una analisi approfondita su come siano stati impiegati i soldi anche in relazione ai pagamenti di forniture e gestione degli affitti delle sedi, compresa quella di Sezze dove iniziò l’attività legata all’accoglienza dei richiedenti asili provenienti dall’Africa. L’attività delle Fiamme Gialle viaggia parallelamente con quella dei carabinieri che nelle scorse settimane hanno “acquisito” una serie di documenti trovati all’esterno della società, forse lasciati lì nel corso di un trasloco. Anche in questo segmento di indagine, coordinato dai pm pontini, l’attività riguarda i mancati pagamenti dei dipendenti. Una tranche partita mesi dopo rispetto al filone “madre” ma che sta procedendo spedita anche grazie al lavoro svolto in collaborazione con l’ispettorato del Lavoro. A confermare l’ampiezza dell’attività di indagine è stato la stessa procura di Latina affermano che verifiche sono in corso su temi “diversi e complessi” e che riguardano “l’impiego dei fondi erogati, i rapporti con l’erario, i rapporti con i dipendenti, i soggetti coinvolti”. Sulla gestione dei fondi è intervenuto anche Sambarè Soumaila, che assieme a Soumahoro ha fondato la Lega Braccianti. “Volevamo sapere come venivano spesi i soldi e a un certo punto siamo stati cacciati”, racconta in una intervista riferendosi alla raccolta attraverso la piattaforma ‘GoFundMe’. La vicenda giudiziaria che riguarda i familiari del neodeputato sta, come prevedibile, avendo pesanti riflessi anche dal punto di vista politico. Una decina di dirigenti di Sinistra Italiana hanno chiesto, tramite una lettera, di conoscere i motivi che hanno portato alla candidatura di Soumahoro. Destinatario, non citato esplicitamente, è il segretario Nicola Fratoianni. Quest’ultimo, in una intervista a Repubblica, afferma che nessuno gli aveva “mai parlato di ipotesi di reato” ma le spiegazioni fornite in questi giorni dal deputato ivoriano, non lo hanno convinto fino in fondo. “Credo che ci siano ancora delle zone d’ombra da chiarire ed è quello che noi gli abbiamo chiesto”, afferma il leader di Si “Chi ha scelto di candidarlo non può oggi scaricarlo con lo stesso disinvolto cinismo che lo ha indotto ieri a sfruttarne in termini elettorali la popolarità”, scrivono componenti della direzione nazionale del partito in una altra nota. Sul caso è intervenuto anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Il tema non è Soumahoro – afferma in un tweet -. Il tema sono le migliaia di persone che ogni giorno vengono sfruttate nell’assoluta indifferenza, spesso utilizzando sistemi formalmente “legali”, come alcune cooperative. Una concorrenza tra poveri e derelitti, per comprimere i salari verso il basso”. Dal canto suo il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia cita Salvatore Buzzi, il ras delle coop romane condannato per la maxindagine al Mondo di Mezzo. Quel “teorema continua a regolare le politiche assistenziali dell’immigrazione. Se ne sono accorti tutti, tranne il PD. Sarà un caso? Quel che emerge dalle indagini sul clan Soumahoro, non distante da una vera e propria associazione a delinquere, desta sconcerto e ripugnanza”.

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Politica

La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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