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Soumahoro rischia espulsione,moglie e suocera dal gip

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Un terremoto, giudiziario ma anche politico e forse anche familiare, con l’epicentro a Latina e i sismografi che vibrano fin nei corridoi di Montecitorio in un rincorrersi di voci, sospetti, smentite. Prosegue il lavoro della magistratura sul caso delle coop per l’assistenza dei migranti Karibu e Aid gestite dai parenti del deputato Aboubakar Soumahoro, e non si ferma neanche il caso politico attorno all’ex sindacalista dei braccianti, del tutto estraneo alla vicenda di giustizia. Con i boatos, poi bollati come infondati, che volevano i leader di Verdi e Sinistra Italiana pronti a espellere dal gruppo il loro già candidato di punta e lui, che dopo aver “appreso con stupore la notizia” di eventuali provvedimenti solo da fonti di stampa, si era già detto pronto ad accettarli, nel caso, con “massima serenità d’animo”. Sul versante giudiziario oggi in agenda i magistrati pontini avevano segnato gli interrogatori di Marie Terese Mukamitsindo, suocera del parlamentare, suo figlio Michel Rokundo e la figlia Liliane Murekatete, moglie del deputato, tre cioè dei sei indagati per reati legati a presunte false fatturazioni per evadere il fisco. Ma a quanto pare nessuno dei tre avrebbe risposto al magistrato; Murekatete, anzi, starebbe cercando di tenere ben distinta la sua posizione rispetto a quella di madre e fratello.

Tant’è vero che il suo avvocato, Lorenzo Borrè – gli altri due sono difesi da un altro legale – ha tenuto a specificare di aver presentato “della documentazione che riteniamo adatta a riqualificare le contestazioni mosse a Murekatete: confidiamo già da ora che si escluderanno le responsabilità”. Per i tre il gip aveva disposto il divieto per un anno di contrattare con la pubblica amministrazione e esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, oltre al sequestro di oltre 639 mila euro alla madre e di circa 13 mila ai due figli. Il magistrato di Latina è convinto che sebbene fosse la madre a svolgere “un ruolo centrale nella dinamica delittuosa”, anche i figli giocavano un ruolo “consapevole e attivo” nel presunto “meccanismo fraudolento a gestione familiare”.

“Non conosco il compendio probatorio – ha commentato però Borrè – e fermo restando che fin d’ora escludo responsabilità chiediamo il tempo di poterlo dimostrare. Io comunque, pur non potendo anticipare nulla, ho già una idea molto chiara”. Intanto a Montecitorio siede, autosospeso dai partiti che l’hanno candidato, il deputato di origine ivoriana. “Amareggiato, dispiaciuto e preoccupato” per l’indagine sui suoi familiari, Soumahoro teme anche gli effetti sulla sua reputazione nel vedere il proprio nome accostato a vicende di cui continua a dichiararsi del tutto ignaro. E per giunta, per tutto il pomeriggio, si rincorrono e rimbalzano sui media le voci su possibili provvedimenti nei suoi confronti: “Prenderò atto delle decisioni del gruppo parlamentare che mi ha eletto da indipendente – il suo commento – e accetterò ciò che in cuor loro reputeranno opportuno fare. Da parte mia c’è massima serenità d’animo”. Voci che poi fonti di partito smentiranno. Ma le scosse del terremoto di Latina hanno fatto tremare, ancora una volta, anche le luci del Transatlantico.

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Politica

La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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