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Solidarietà e ricerca, serata di Gala della Sbarro Health Research Organization a Vico Equense

Il professor Antonio Giordano, presidente della Sbarro Health Research Organization (SHRO) e docente presso la Temple University e l’Università di Siena, insieme a Giancarlo Arra, vice presidente della SHRO, ha organizzato il “Gala della ricerca” a Vico Equense (Napoli). L’evento ha riunito il mondo imprenditoriale e scientifico per una raccolta fondi che ha raggiunto i 400mila euro per il terzo anno consecutivo. I fondi saranno destinati alla ricerca oncologica. La serata ha visto la partecipazione di personalità di spicco, inclusi ministri e ricercatori, e ha sottolineato l’importanza della lotta contro il cancro e il supporto ai giovani ricercatori.

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Una serata dedicata alla comunità scientifica e al sogno di sconfiggere il cancro e di farne una patologia controllabile come il diabete”. Per questo lo scienziato italo-americano Antonio Giordano, presidente della Sbarro Health Research Organization (Shro) e docente della Temple University e dell’Università di Siena, con Giancarlo Arra, vice presidente Shro, ha organizzato a Vico Equense (Napoli) il ‘Gala della ricerca’, riunendo il gotha del mondo imprenditoriale e scientifico per una raccolta fondi che ha visto un’asta di oggetti messi a disposizione da esponenti delle istituzioni e dell’imprenditoria. Per il terzo anno sono stati raccolti 400mila euro che saranno destinati alla ricerca e ai ricercatori impegnati nei laboratori. Alla serata di beneficenza la madrina Cristiana dell’Anna, il giornalista Leonardo Metalli, l’organizzatore Carlo Fumo, Barbara Colombo con Lello Javazzi e Maddalena Liardo, con la partecipazione delle musiciste Cira Romano e Francesca Maresca.

“In occasione dei settant’anni della scoperta del Dna che ha permesso la nascita di farmaci di precisione, della medicina personalizzata e la nascita di terapie come quelle contro tumori aggressivi come al seno e al polmone – afferma Giordano – posso dire di aver realizzato il mio sogno, quello di creare un’organizzazione che potesse aiutare e finanziare giovani ricercatori. In America, io giovane ricercatore italiano – racconta – ho potuto realizzare i miei progetti lavorativi grazie alla generosità di Mario Sbarro, fondatore della catena Sbarro fast-food, la prima tavola calda italiana in America con oltre 2mila punti vendita. In breve tempo il mio istituto è diventato una public charity che riceve finanziamenti del governo americano.

A distanza di 30 anni l’organizzazione è diventata un punto di riferimento che ha finanziato oltre 400 ricercatori e la Shro è tra le 500 istituzioni che applica metodi diagnostici e protocolli terapeutici determinanti”. “Abbiamo creato un ponte virtuale con l’Italia, con la creazione della Sbarro Italia che gode del know how americano – sottolinea Arra – Per il momento abbiamo a disposizione 12mila metri quadri a Candiolo, grazie alla Regione Piemonte. Qui abbiamo creato un istituto. Ad ottobre, poi, avremo anche i laboratori nell’università di Palermo. Siamo in trattativa anche per ‘portare’ la Sbarro a Napoli, dove tutto è nato”. Numerosi i brevetti di cui è proprietaria l’organizzazione nel settore dell’oncologia, campo in cui Giordano, ha fatto chiarezza anche sul disastro ambientale della Terra dei fuochi.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci – si legge in una nota – nel corso della serata ha espresso il suo ringraziamento per la generosità dei presenti finalizzata al bene della collettività, e ha sottolineato quanto sia importante investire per il futuro della comunità scientifica per rendere il cancro curabile e per offrire assistenza alle persone.

Anche Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, ha parlato di “un lavoro straordinario che coniuga amore e professione con l’impatto sul territorio per innovare attraverso la prevenzione”. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha evidenziato come la ricerca costruisca la società del benessere. Giordano e Giorgio Meneschincheri, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e fondatore di Tennis and Friends, che raccoglie fondi coinvolgendo tennisti e professionisti e personaggi del mondo dello spettacolo, hanno rimarcato l’importanza di indirizzare i giovani verso lo sport per combattere l’obesità.

Presenti all’evento, tra gli altri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Pina Castiello; Gianfranco Nicoletti, rettore dell’Università Vanvitelli; Antonio Garofalo, rettore dell’Università Parthenope; Pier Paolo Sileri, ex sottosegretario alla Salute; l’oncologo Pino Petrella; il Ceo di Innovaway, Antonio Giacomini; Riccardo D’Aquino, consigliere SBARRO; Nerio Alessandri, patron Technogym; Rosaria Campitiello, capo Dipartimento di Prevenzione del ministero della Salute; Giorgio Grassi Damiani, vicepresidente Damiani; Bruno Nardelli, Ceo Liu Jo; Luca De Nigris, Ceo Aceto De Nigris; Pasquale Granata, direttore Genera; Vincenzo Santoro, Ceo di Auto Santoro; Michelino De Laurentiis, oncologo dell’Istituto Pascale; Vincenzo Argenzio, chirurgo plastico; Giovanni Siniscalchi, avvocato; Gennaro Sbarro, cofondatore SBARRO pizza; Vincenzo De Clemente, Ceo De Clemente spa; Vincenzo Giacomini, Mce Finance; Bartolomeo Di Muccio, esponente Nato; la console generale Usa Sud Italia, Tracy Roberts Pounds; Marc Fedele, Ceo scuole Montessori; l’avvocato Antonella Brancaccio; Vincenzo Esposito di Kyla caffè; Adriano Nargi, manager di American Express; Paolo Scudieri, patron del gruppo Adler; Guido Bourelly, presidente del Gruppo Piccola Industria di Unione Industriali Napoli; l’artista Lello Esposito; il patron della maison Cilento Ugo Cilento; l’imprenditore della pizza Vincenzo Capuano; lo chef Peppe Guida; Andrea Delfini, patron Nero lifestyle.

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Caso clinico raro: puntura d’ape sull’iride

Un uomo di 55 anni di Philadelphia ha subito una rara e grave disavventura quando è stato punto da un’ape sul bulbo oculare. Il pungiglione, rimasto conficcato nell’iride, ha causato complicazioni significative. La vicenda è stata descritta nel New England Journal of Medicine e sottolinea i rischi associati alle punture di insetti negli occhi.

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Un caso clinico raro e doloroso è stato recentemente documentato sul New England Journal of Medicine. Un uomo di 55 anni di Philadelphia è stato punto da un’ape direttamente sul bulbo oculare, con il pungiglione rimasto conficcato nella delicatissima zona dell’iride.

Il giorno dell’incidente, l’uomo si è recato immediatamente al pronto soccorso, ma i medici non sono riusciti a rimuovere completamente il pungiglione uncinato dell’ape. Due giorni dopo, la situazione è peggiorata: l’occhio sanguinava e la vista era diminuita. In un successivo intervento, i medici hanno scoperto che il pungiglione era incastrato nel tessuto trasparente tra l’iride e la sclera, causando rossore e gonfiore della cornea.

I sanitari hanno infine estratto il pungiglione e prescritto colliri contenenti farmaci antibatterici e steroidi, che hanno permesso una graduale riduzione dell’infiammazione e il recupero della vista.

Le punture di api, vespe e calabroni sull’occhio possono provocare gravi complicazioni a causa del potente veleno degli imenotteri. L’Accademia Americana di Oftalmologia ha evidenziato che queste punture possono innescare una serie di problemi, tra cui cheratopatia tossica, neurite ottica, sclerite tossica, endoftalmite tossica, glaucoma e cataratta. Altre possibili complicazioni includono abrasioni e cicatrici corneali e perdita di cellule endoteliali.

Questo caso sottolinea l’importanza di un intervento tempestivo e adeguato per gestire le punture di insetti negli occhi, per prevenire danni permanenti alla vista e altre gravi complicazioni oculari.

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Economia

Successione Del Vecchio, ancora non c’è accordo tra i figli eredi

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È morto Leonardo Del Vecchio, dall’orfanotrofio di Milano a capo di Luxottica

La chiusura della successione di Leonardo Del Vecchio, fondatore della Luxottica, è stata nuovamente rinviata a data da destinarsi. I sei figli del fondatore, Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente, insieme ai due legatari, la vedova Nicoletta Zampillo e suo figlio Rocco Basilico, non hanno ancora trovato un accordo.

Al centro delle tensioni c’è la governance della Delfin, la holding lussemburghese che controlla il gruppo EssilorLuxottica e ha partecipazioni significative in Covivio, Mediobanca e Generali. La diversità di vedute si è manifestata chiaramente durante l’assemblea di inizio giugno, quando i soci sono stati chiamati ad approvare il bilancio e la distribuzione dei dividendi. Mentre il bilancio è stato approvato, la distribuzione dei dividendi è stata bloccata dall’opposizione di Luca, Clemente e Paola. La distribuzione richiedeva i due terzi dei voti, ma ha ricevuto solo cinque voti favorevoli su otto, consentendo solo una distribuzione minima pari al 10% degli utili.

I tre soci contrari alla distribuzione vogliono che si raggiunga prima un accordo unanime per modificare lo statuto della Delfin. Solo allora sarebbero disposti a far decadere il beneficio di inventario e procedere con il pagamento dei legati e la chiusura della successione. D’altra parte, Marisa, Leonardo Maria, Zampillo e Basilico ritengono che sia meglio chiudere subito la successione e poi definire il nuovo statuto della Delfin.

Le proposte di modifica dello statuto includono:

  • Una scadenza temporale del consiglio di amministrazione della Delfin, attualmente a tempo indeterminato.
  • Una soglia più alta rispetto all’attuale 10% per la distribuzione minima dei dividendi.
  • Modalità di uscita nel caso uno degli otto soci voglia lasciare la compagine azionaria.

Nonostante i progressi nei negoziati, manca ancora la piena volontà da parte di alcuni membri della famiglia di modificare quanto deciso da Leonardo Del Vecchio, che aveva escluso qualsiasi familiare dal consiglio di amministrazione della Delfin.

In assenza di un accordo familiare, una svolta potrebbe arrivare dal tribunale. Francesco Milleri, presidente e amministratore delegato di EssilorLuxottica e presidente della Delfin, ha intentato una causa contro lo stato di graduazione sull’inventario deciso da alcuni eredi. Questo contenzioso è entrato nella fase decisionale e richiederà ancora diversi mesi per arrivare a un verdetto.

La gestione della successione è passata nelle mani del notaio Cesare Gattoni, a seguito di divergenze tra la famiglia e Mario Notari sull’ammontare della parcella. Notari, scelto come consulente da Leonardo Del Vecchio e indicato nei cda di Delfin ed Essilux, è ora coinvolto in un altro contenzioso legale con la famiglia.

La situazione resta complessa e delicata, con la speranza che le parti possano trovare un accordo che rispetti la volontà di Leonardo Del Vecchio e permetta alla Delfin di operare con una governance stabile e condivisa.

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Esteri

Nuovi spiragli di tregua, ‘per Israele progressi’

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Si apre un nuovo spiraglio per un accordo sul cessate il fuoco e sugli ostaggi a Gaza. L’ufficio del premier Benyamin Netanyahu, per conto del Mossad, ha fatto sapere che i mediatori dell’intesa hanno trasmesso a Israele “il riferimento” di Hamas sulle linee generali dell’intesa. Un riferimento – hanno sottolineato i miliziani palestinesi – che contiene “nuove idee” per porre fine alla guerra che dura da quasi nove mesi. E stando a quanto scrive Axios, che cita due alti funzionari israeliani, lo Stato ebraico avrebbe colto importanti progressi nella nuova risposta di Hamas. Secondo le fonti, aprirebbe infatti la porta a negoziati più dettagliati che potrebbero sfociare in un accordo sul cessate il fuoco e il nodo degli ostaggi nella Striscia. Israele – ha sottolineato l’ufficio di Netanyahu – “sta esaminando il riferimento e darà la sua risposta ai mediatori”.

Con il bilancio delle vittime in aumento e le ostilità che non cessano, entrambe le parti sono sotto una crescente pressione internazionale per concordare un cessate il fuoco nella Striscia. E nel frattempo, la guerra non dichiarata tra Israele e Hezbollah scivola ogni giorno di più verso una escalation militare totale. Solo oggi dal Libano sono arrivati, in una unica tornata, oltre 100 razzi dopo l’uccisione da parte di Israele di un alto comandante dei miliziani sciiti, alleati dell’Iran, che hanno aperto le ostilità l’8 ottobre scorso a distanza di un giorno dall’attacco di Hamas. Il comandante ucciso, come ha confermato l’Idf, è Abu Ali (o Muhammad Nimah) Nasser, responsabile di uno dei tre settori del Libano sud. Comandava, secondo le stesse fonti, il gruppo Aziz, una delle 3 divisioni regionali di Hezbollah al confine con Israele. E’ stato colpito in un attacco con un drone ad al Hawsh, a est di Tiro, 90 chilometri a sud di Beirut. Ricopriva un incarico, ha spiegato l’esercito, pari a quello di Taleb Abdallah, altro comandante militare di Hezbollah ucciso l’11 giugno scorso.

“Nasser – ha detto il portavoce militare – era responsabile del lancio dei missili anti tank e dei razzi dal sud-ovest del Libano verso Israele”. A dare il quadro sempre più pericolante della situazione è stato lo stesso ministro della difesa israeliana Yoav Gallant. I tank in uscita dall’operazione di terra a Rafah “possono arrivare fino al fiume Litani”, ha detto, riferendosi al fiume in Libano a circa 16 chilometri a nord della frontiera con Israele. “Stiamo colpendo duramente Hezbollah e – ha aggiunto – siamo in grado di intraprendere qualsiasi azione necessaria in Libano o a raggiungere un accordo da una posizione di forza. Preferiamo un accordo, ma se la realtà ce lo impone, sapremo combattere”.

La linea del fiume Litani è quella oltre la quale Israele vuole ritornino gli Hezbollah. “Il Libano diventerà sicuramente un inferno senza ritorno per i sionisti, in caso portassero avanti qualunque aggressione contro il Paese”, ha minacciato invece il ministro degli esteri dell’Iran, Ali Bagheri, aggiungendo che “la resistenza libanese ha giocato un ruolo attivo sul piano operativo e diplomatico, con la conseguente formazione di una forza deterrente nel caso in cui scoppiasse una guerra”.

La situazione di conflitto a Gaza, dove l’Idf continua ad operare nel sud della Striscia, e la crescente tensione al nord, senza dimenticare l’attentato terroristico che a Karmiel è costato la vita ad un soldato, non ha impedito ad Israele, secondo l’ong Peace Now, di prendere due provvedimenti molto contestati. Il primo riguarda la designazione di “terra statale” di 2.965 acri nella Valle del Giordano, idonei dunque per lo sviluppo futuro: il maggiore intervento di questo tipo dalla firma degli Accordi di Oslo del 1993. Al tempo stesso, l’ong ha fatto sapere che a giorni il Consiglio di pianificazione discuterà piani per la costruzione di 6.016 unità abitative in dozzine di insediamenti ebraici in Cisgiordania.

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