Si allarga sempre di più l’uso dei tabelloni pubblicitari ed elettorali come spazi espositivi per opere artistiche. L’appropriarsi, da parte dell’arte, di spazi comunicativi importanti e prima di tutto non chiusi soltanto in eleganti sedi espositive è sempre più recepito da artisti, curatori e prima di tutto fruitori delle esperienze e delle opere degli artisti. Sviluppatosi negli U.S.A., ma forse con genia europea, il movimento delle esposizioni e delle mostre con immagini stampate in grandi dimensioni e affisse sui cartelloni pubblicitari, che fino ad ora sono serviti solo alla comunicazione per i prodotti commerciali o per la propaganda politica, rientra sempre più frequentemente nei concetti allestitivi delle mostre d’arte. Anche le odierne normative AntiCovid19 hanno dato una spinta importante a questi tipi di preparazione, facendo superare i pericoli inerenti gli assembramenti e i distanziamenti normati in locali chiusi, ma le motivazioni, non si fermano solo a questo dato prettamente organizzativo e di tutela della sicurezza, ma rientrano nelle filosofie curatoriali che di volta in volta si abbracciano per far si che la fruizione delle opere sia consentita al maggior numero di persone, oppure che sia parte integrante di un luogo, che rimanga come ricordo di una comunità, che testimoni la presenza delle popolazioni o che sia ingigantito il messaggio che l’artista vuole sottoporre al maggior numero di fruitori, anche quelli occasionali e di passaggio.
Tante sono state le esperienze in questo anno e in questa ripresa di dinamismo che ci spinge verso una nuova “normalità” con segni e motivazioni diverse, da Milano a Ravenna o nei festival fotografici di Ragusa e in Garfagnana con le foto stampate in gigantografia per le strade della città, a Reggio Emilia dove il comune ha ripreso le attività con la mostra su tabelloni, di giovani artisti, a Livorno, dove disegnatori in una notte hanno invaso le piazze “attacchinando” le loro opere su tutti i pannelli pubblicitari del centro come a Rotondi e Buonalbergo, dove si sono indagati i territori e le popolazioni per poi farli rincontrare sui grandi cartelloni pubblicitari ed elettorali. Mostre, “mostre a Cielo aperto”, come si leggeva nel cartellone pubblicitario del premio fotografico Siena Award nel 2018. Ora i billboard, i tabelloni da allora e ancor prima di allora sono oramai strumenti accreditati per la diffusione dell’arte, sia essa fotografica che, come verrà proposto a Saviano, di altri campi artistici. A Saviano, la galleria Saaci, Venerdi 18 Settembre alle 19,30 inaugurerà Snòdo, mostra che ci offre uno scorcio importante del panorama del territorio adiacente al mercato comunale accerchiato da quattordici cartelloni pubblicitari, da dove spiccano le firme dei marchi commerciali o le facce, sempre sorridenti, dei candidati politici, Saaci, presenta insieme alla curatrice Valentina Apicerni i lavori di 14 artisti: Cesare Accetta, Aniello Barone, Giuseppe Caccavale, Timothée Chalazonotis, Flaviana Frascogna, Salvatore Manzi, Olivier Menanteau, Pino Musi, Coutarel Odilon, Pier Paolo Patti, Felix Policastro, Antonello Scotti, Ciro Vitale e Nicola Zucaro, invitati a relazionarsi con un tessuto urbano simile a tutte le periferie a panorama zero, sempre anonimo ma attraversato da identità come tutti i luoghi di transizione e di confine. Nelle parole della curatrice si intende una nuova motivazione, tra le altre prima sondate, che rafforza la potenza della riappropriazione di spazi che diffondano la bellezza: “Quando il riversarsi delle pratiche artistiche nei luoghi non deputati alle mostre — in maniera ufficiale o non autorizzata — e la loro ibridazione o contestazione delle strategie di marketing, sono operazioni già consolidate nella storia, fare un intervento d’arte in un contesto urbano utilizzando strutture pubblicitarie, non è un atto provocatorio ma il proseguire una necessità: “basta vincoli di sistema”. Se poi tali operazioni hanno trovato nel tempo maggior responsabilità d’essere nelle zone periferiche e nelle province, fuori dal traffico visivo delle città, è perché è lì che molte volte essi acquisiscono la nomea quanto la legittimità dei gesti di opposizione (…) Questi totem, reperti di un’archeologia postindustriale, come i “Monumenti di Paissac” disegnano un panorama zero in cui le opere tendono alla rovina ancora prima di essere costruite ed “invece di provocare in noi il ricordo del passato, sembrano volerci far dimenticare il futuro”. Ma è nel rimosso delle città, nel negativo fotografico della musealizzazione della cultura che riesce a sopravvivere la biodiversità e il rifiuto è un altrove ancora possibile. Derive entropiche per eccellenza sono i nonluoghi, dai campi profughi ai passaggi necessari al movimento, come le stazioni, le reti stradali e gli svincoli. Snòdo, termine di uso frequente, ma improprio, per svincolo, è un’operazione site-specific che all’arte pubblica ruba solo il pretesto per appropriarsi di uno spazio comune. Snodare come sciogliere, liberare dai nodi, è un invito a slegarci dalla trama delle narrazioni già conosciute, e dare presenza a zone di transizione. Questi luoghi, nella loro identità anarchica, hanno la prerogativa di essere astorici. E quando non c’è una storia, il prima e il dopo convergono nel sempre presente, l’oggi dei Passages in cui “uscire di casa come se si giungesse da un luogo lontano; scoprire il mondo in cui già si vive; cominciare la giornata come se si sbarcasse da una nave proveniente da Singapore” o imbarcarsi in una odissea suburbana”.
Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Con gli “attacchi” e le “reazioni scomposte” di “esponenti del governo” sul caso del giudice di Catania, Iolanda Apostolico, “lo scopo perseguito è evidente: intimorire ogni giudice che dovesse assumere un’interpretazione non gradita o allineata ad un certo indirizzo politico”. E’ quanto mette nero su bianco l’Associazione nazionale magistrati in un documento approvato ad ampia maggioranza al termine del direttivo dell’associazione che è stato, di fatto, dedicato al caso del giudice siciliano che per primo ha bocciato il decreto Cutro non convalidando i trattenimenti di otto tunisini richiedenti asilo. L’associazione conferma lo “stato di agitazione sui temi dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura” e ha deliberato la convocazione di una assemblea generale con all’ordine del giorno “gli attacchi alla giurisdizione e la pesante denigrazione dei singoli magistrati che hanno adottato provvedimenti in materia di protezione internazionale”.
Unici a votare contro i rappresentati di Magistratura Indipendente che avevano presentato una propria mozione. La decisione di Mi è stata stigmatizzata dai magistrati di Area. Nel documento approvato si afferma che “i cittadini italiani assistono da giorni ad attacchi e reazioni scomposte di esponenti del governo che – senza confrontarsi con il merito della decisione di un giudice del Tribunale di Catania in materia di protezione internazionale – investono con grande risonanza mediatica e insistenza la persona, gli affetti e la vita del magistrato – situazione che ha reso doverosa anche l’apertura di una pratica a tutela da parte del Csm, di cui auspichiamo un celere esame”. L’obiettivo, a detta dell’Associazione, è da un lato intimorire i giudici e dall’altro “persuadere i cittadini che decisioni sgradite, non in linea con le scelte del governo, siano solo frutto di esercizio strumentale e, quindi, deviato della giurisdizione e di contrapposizione politica”.
E ancora: “siamo in presenza di un attacco di straordinaria gravità che sposta volutamente l’attenzione dalla discussione sul merito del provvedimento” sui migranti ai “comportamenti tenuti al di fuori dell’esercizio delle funzioni” da un magistrato. L’Anm chiede, quindi, “con forza alla politica di riflettere sugli effetti dannosi per i cittadini di simili operazioni di delegittimazione, volte ad indebolire la credibilità del potere giudiziario e l’indipendente esercizio della funzione giudiziaria”. L’associazione delle toghe sollecita, inoltre, al Garante per la privacy di “adottare tutte le opportune iniziative a tutela dei magistrati che sono stati e che saranno oggetto di intrusioni indebite nella loro vita privata in conseguenza del contenuto dei loro provvedimenti”. Al ministro della Giustizia, poi, chiede di “precisare il contenuto e le finalità del mandato conferito agli ispettori” sul caso Apostolico.
A Tora e Piccilli, nel borgo di Foresta, da dove parte il sentiero per le Ciampate del Diavolo, incontri FORESTART. L’evento, voluto dalla Galleria Primo Piano, da Magazzini Fotografici e dallo Spazio Kromia, nomi che si confermano tra le realtà fotografiche più interessanti del panorama napoletano e meridionale proiettate, sempre più decisamente, nello scenario nazionale ed europeo. la ricerca, lo studio, la continuità, la linea editoriale artistica insieme all’ opera di valorizzazione dei giovani autori sono i loro punti di forza. Linguaggi come il fotogiornalismo, la fotografia di ricerca, la fotografia d’arte e quella d’ambiente, si fondono e sfociano nel lessico della fotografia autoriale. 22 fotografi giovani e meno giovani in esposizione, alcuni di loro già conosciuti e presenti ai primi posti nelle classifiche di importanti premi, altri alle prime mostre, altri ancora con pubblicazioni su importanti testate nazionali e internazionali con trascorsi e presenti professionali solidi, ma comunque, tutti accomunati da un futuro nel quale sentiremo molto spesso parlare di loro. i 22 si sono incontrati fisicamente o attraverso le loro fotografie a Tora e Piccilli, nella località Foresta, antico borgo con 18 abitanti nell’alto casertano, sulla strada dell’Abruzzo, che si è animata, durante l’inaugurazione, di un foltissimo pubblico accorso a salutare Antonio Maiorino Marrazzo e Massimo Pastore, animatori della rassegna ForestArt che li vede durante tutto l’anno organizzatori di eventi culturali connessi al piccolo borgo e Donatella Saccani di Kromia che insieme a loro e a Yvonne De Rosa di Magazzini Fotografici hanno selezionato gli autori in mostra. Un allestimento che si sviluppa nelle case disabitate da tempo, ma in via di rifacimento, del piccolo borgo. Le abitazioni, di una bellezza antica, con camini, dispense, cellai e pochissimi componenti d’arredo rimasti abbandonati nel corso degli anni, si sono rianimate ospitando le foto degli autori che le hanno accompagnate nella scoperta di nuovi orizzonti e nuovi mondi, auspicando una veloce, ma meditata rigenerazione.
Le foto della Galleria sono di Mario Laporta/KONTROLAB per quanto concerne l’inaugurazione , seguite da una delle foto degli autori in mostra
per informazioni e visite contattare il numero 3518015422
Visitatori alla mostrafotografica collettiva FORESTART morganizzata dalla galleria Primo Piano e da Magazzini Fotografici e Kromia a Foresta nel comune di Tora e Piccilli nell’alto Casertano.
ph. Mario Laporta/KONTROLAB
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Le foto di Douglas Kirkland sono entrate nella storia. Come quelle a Marilyn Monroe, ancora oggi tra le immagini piu’ belle che siano mai state scattate all’attrice. Leggendario il suo servizio fotografico realizzato nel 1961 per la rivista Look Magazine, dove Kirkland, appena ventiquattrenne, assistente di Irving Penn, immortalo’ la divina a letto avvolta solo da lenzuola di seta bianche (e Chanel n. 5), trasformandola nell’icona del cinema piu’ sexy di tutti i tempi. L’artista canadese e’ morto nella sua casa a Los Angeles, a 88 anni, dove viveva con la moglie Francoise, con cui lavorava insieme da decenni. Nato il 16 agosto del 1934 in Canada, Kirkland ha fotografato piu’ di 600 grandi celebrita’, e’ stato “special photographer” sul set di oltre 150 film (titoli del calibro di 2001: Odissea nello Spazio, La mia Africa, Moulin Rouge, Titanic. Il Grande Gatsby, Australia, I Fantastici 4). Nel 2014 era venuto in Italia per accompagnare A life in pictures, una mostra-evento dal titolo calzante, a Venezia nell’ambito della Mostra del cinema, prodotta da Vanity Fair in collaborazione con l’Istituto Luce Cinecitta’. Le domande cadevano sempre la’, su Marilyn e quella notte storica. “Marilyn si presento’ con tre ore di ritardo – aveva raccontato Kirkland – poi scomparve per un momento e torno’ indossando solo un accappatoio. Non c’era luce stroboscopica, solo un semplice proiettore costante che ha contribuito a produrre le ombre laterali”. Kirkland si arrampico’ su una ringhiera sopra di lei e comincio’ a scattare. Marilyn lo guardava, gli sorrideva seducente e con quegli scatti l’ha consegnata al mondo per sempre. “Sapeva esattamente cosa fare, i suoi movimenti, le mani, il suo corpo era semplicemente perfetto. Era la piu’ sexy. Meglio di chiunque altro. Emotivamente, ha fatto bene ogni cosa. Ha espresso proprio quello che volevo”, aveva detto. Kirkland e’ entrato a far parte di Look Magazine poco piu’ che ventenne e successivamente di Life Magazine. Durante l’eta’ d’oro del fotogiornalismo degli anni ’60/’70 i suoi incarichi spaziavano dalla Trans Siberian Railway al Giappone, dalla moda al cinema. Ha fotografato la mitica Coco Chanel al lavoro e le star di centinaia di film con indimenticabili servizi dedicati al mondo della moda e dello spettacolo. Oltre a Marilyn, per lui hanno posato le piu’ grandi celebrita’ internazionali del cinema, dell’arte e della musica, da Mick Jagger a Sophia Loren, da Coco Chanel a Elizabeth Taylor, a Marlene Dietrich e Andy Warhol, da Brigitte Bardot a Sofia Loren, a Michael Jackson, da John Lennon a Nicole Kidman, da Paul Newman a Peter Falk, Sharon Stone e decine di altri. Le sue foto sono state esposte in tutto il mondo, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti prestigiosi, a livello internazionale, tra cui il LUCIE Award for Outstanding Achievement in Entertainment Photography. Gia’ nel 2008, Vanity Fair gli aveva dedicato una retrospettiva alla Triennale di Milano. Fino a qualche tempo fa ha continuato a lavorare nella sua villa-studio sulle colline di Los Angeles, tenendo lezioni pubbliche allo Smithsonian Institute, all’Art Center College of Design di Pasadena e nei Kodak Center di Hong Kong, Singapore e Taiwan. A lui e’ stato dedicato un documentario, That Click: raccontava l’uomo che ha dato un volto alla cultura pop per 60 anni, ritraendone le star.