Si ferma in semifinale, al cospetto del favoritissimo Novak Djokovic, al termine di un match più equilibrato di quanto non suggerisca il punteggio, e costellato di occasioni sprecate, la corsa di Jannik Sinner sui prati di Wimbledon: più rimpianti che rimorsi per l’italiano n.8 al mondo, che deve rimandare la sua prima finale Slam. “Sono ovviamente deluso, ma vedo anche aspetti positivi in questa sconfitta – le parole di Sinner -. Credo che sia stato un match molto più equilibrato di quello dell’anno scorso (perso al quinto set, ndr), con più occasioni. Sento di essermi avvicinato al migliore al mondo”. Tre set, in poco meno di tre ore, assicurano al campione serbo, n.2 del seeding, la 35esima finale Slam in carriera, un primato assoluto. Sulla sua strada il serbo trova Carlos Alcaraz.
Prima finale a Wimbledon per lo spagnolo: in meno di due ore il 20enne liquida Daniil Medvedev. Al termine di un match a senso unico Alcaraz si impone con un triplo 6-3, ottenendo l’11/a vittoria consecutiva sull’erba (prima di Wimbledon, ha vinto il Queen’s). Il fenomeno di El Palmar è non solo il terzo spagnolo a raggiungere la finale di Wimbledon, dopo Manuel Santana e Rafa Nadal ma anche il quarto più giovane di sempre (a 20 anni e 72 giorni) a giocarla. In perfetta parità, i precedenti (mai sull’erba) con Djokovic: lo scorso anno sulla terra rossa di Madrid si era imposto in tre set Alcaraz, quest’anno nella semifinale del Roland Garros ha prevalso Djokovic in quattro set.
Alla 18/a partecipazione ai Championships, Djokovic, che spera di eguagliare di record di otto successi detenuto da Roger Federer, sale a nove finali sui prati di Church Road, dove allunga a 34 la sua striscia di vittorie consecutive: l’ultima sconfitta risale al 2017 (dopodiché ha trionfato per quattro edizioni consecutive), sul Centre Court – dove oggi ha superato Sinner con il punteggio di 6-3, 6-4, 7-6 – non perde da 10 anni, ovvero dalla finale 2013 contro Andy Murray: da allora 44 vittorie. Numeri da fenomeno ribaditi dalle 21 semifinali Slam vinte (su 22 disputate) dal 2015 ad oggi, e le 92 vittorie nei 102 match disputati sui prati londinesi. I numeri testimoniano la distanza che c’è ancora con Sinner, oltre che anagrafica (14 anni e 86 giorni) anche in termini di match giocati, tornei Slam, esperienza.
Oggi ha certamente dato una mano al serbo, ed è mancata a Sinner. “A 21 anni non puoi essere già completo, sarebbe persino un peccato se lo fossi. Significa che ho ancora margini di crescita. Devo giocare più match di questo tipo. Ma sono felice del torneo perché ho giocato con la giusta tensioni ogni match”, le parole di Sinner, bravo a costruirsi tante occasioni ma non abbastanza per trasformarle. A cominciare dalle due sprecate nel primo game del primo set. Nel gioco successivo Djokovic gli strappa il servizio e, scampato ad una terza palla break che Sinner manda in rete, chiude il set in 33′. Nonostante l’italiano vanti una migliore percentuale di prime (63%), più punti con la prima (70), più vincenti (12-5), e il serbo abbia vinto solo 6 punti alla risposta, il match del 21enne di San Candido parte in salita. Subendo nuovamente in apertura di set il break letale: nel terzo game, Djokovic alla terza palla-break consecutiva, complice un dritto fuori misura di Sinner, scappa avanti. Nel game successivo l’italiano ha subito la palla per il contro-break, ma il suo dritto finisce in rete: dopo cento minuti il serbo è avanti due set. Un vantaggio che Sinner avrebbe potuto dimezzare nel terz, se avesse trasformato almeno uno dei due set point nel decimo gioco. Ma prima di rovescio quindi di dritto manda fuori. Decisivo il tie-break: anche qui si porta avanti 3-1, ma uno sciagurato doppio fallo ristabilisce la parità: scampato il pericolo, Djokovic non si ferma più e chiude in due ore e 47′ al primo match-point. Per diventare il terzo giocatore, oltre i 36 anni, in finale a Wimbledon, nell’era Open. “Mi piace credere di star giocando il miglior tennis della mia vita – le parole di Djokovic -. Cerco di non guardare l’età come fosse un fattore o una distrazione. I 36 anni sono i nuovi 26 anni”.