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Síndrome del pene piccolo e chirurgia che spesso fa danni fisici e psicologici

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Pompe, allungatori, iniezioni di grasso, chirurgia… Le tecniche per accrescere la taglia del sesso maschile, secondo uno studio, sono in genere poco efficaci e portatrici di numerose complicazioni sia fisiche che psicologiche. Tutte queste tecniche promettono di allungare di qualche centimetro il pene a uomini complessati dalla taglia del proprio organo. Secondo l’articolo pubblicato salla Sexual Medicine Reviews, la rivista della Societa’ per la medicina sessuale, sarebbe preferibile, tanto per cominciare, un approccio psicologico. “Oltre ai rischi fisici, molti uomini spendono ingenti somme di denaro che, in caso di risultati deludenti, possono aumentare significativamente il loro senso di vergogna e problemi psicologici, anche se non hanno alcun problema. all’inizio”, dice Gordon Muir, urologo del King’s College Hospital di Londra e coordinatore dello studio. I ricercatori hanno analizzato 17 studi condotti su oltre 1.200 uomini senza un problema morfologico prima del loro ricorso a diverse tecniche di allungamento o allargamento del proprio pene. La grande maggioranza di loro, aveva una ‘taglia’ considerata normale. L’efficacia del trattamento e’ valutata a partire dalla soddisfazione del paziente, dall’aumento delle dimensioni del sesso e da eventuali complicazioni, se disponibili.

In generale, “la metodologia degli studi era scarsa sia nella selezione dei pazienti che nella valutazione dei risultati”, osservano i ricercatori. Solo due terzi dei partecipanti erano stati seguiti dopo il trattamento. Tra le tecniche non chirurgiche, gli espansori del pene (dispositivi di allungamento meccanico) hanno aumentato le dimensioni di meno di due centimetri in media, mentre le pompe per vuoto non hanno mostrato efficacia. I metodi per preparazioni iniettabili, acido ialuronico, grasso o talvolta piombo silicone fanno registrare un qualche aumento della circonferenza del pene ma gli autori avvertono di “un alto tasso di complicanze” (deformazioni asimmetriche, comparsa di noduli infiammatori, ecc). Quanto agli interventi chirurgici, per sezione del legamento sospensivo del pene piu’ spesso, o per innesto di derma, “alcuni uomini hanno riportato un aumento significativo delle dimensioni, tuttavia, le complicanze non erano rare”. Inoltre, “nessuna verifica indipendente” delle loro dichiarazioni e’ stata fatta, insiste Gordon Muir, e questo indebolisce considerevolmente le conclusioni degli studi in questione. Secondo uno studio su oltre 15.500 uomini pubblicato nel 2015, anche da ricercatori del King’s College, la lunghezza media di un pene e’ di 9,16 centimetri a riposo e 13,12 centimetri in erezione, e la sua circonferenza, sempre in media, passa da 9,31 centimetri a riposo a 11,66 centimetri in erezione

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Esteri

Kiev, distrutte tonnellate armi russe anche da Corea nord

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Lo stato maggiore ucraino ha confermato che le forze di Kiev hanno colpito due depositi militari russi che contenevano “migliaia di tonnellate di munizioni”. “Questa notte l’arsenale di Tikhoretsk a Krasnodar è stato colpito”, ha scritto lo stato maggiore, definendo il magazzino “uno dei tre più grandi depositi di munizioni degli occupanti ed è uno dei più importanti nel sistema logistico delle truppe russe”. Al momento dell’attacco “era presente un treno per consegnare almeno 2.000 tonnellate di munizioni, anche dalla Corea del Nord”. Inoltre, l’Sbu “ha colpito” un deposito di armi vicino a Oktyabrskoye, nella regione di Tver.

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Esteri

Raid a Beirut, decapitata l’ala militare di Hezbollah

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Poco dopo le quattro del pomeriggio, quando in Israele stava per cominciare Shabbath, nella zona di al Jamus, sobborgo di Beirut e quartier generale da Hezbollah, è scoppiato l’inferno. Due missili di precisione sparati da un caccia, un F35 ha detto la sicurezza libanese, hanno colpito un edificio residenziale: in un ambiente ricavato sottoterra c’erano il capo militare di Hezbollah – e stretto confidente di Hassan Nasrallah – Ibrahim Aqil e i suoi comandanti. Secondo l’esercito israeliano, sono rimasti tutti uccisi, almeno dieci oltre Aqil. Le foto pubblicate sui siti in Medio Oriente mostrano quel che rimane del palazzo a più piani, cioè macerie, fumo e polvere.

Secondo le autorità libanesi, che all’inizio hanno parlato di bambini tra i morti, ci sarebbero 12 vittime e quasi 70 feriti. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha commentato gli ultimi avvenimenti parlando di “nuova fase della guerra”, dando corpo al concetto espresso da un anonimo funzionario con Walla: la soluzione diplomatica per il momento non si vede all’orizzonte e quindi “Israele si è tolto i guanti con Hezbollah”. Come dire, l’escalation è già in corso, è questa, con queste modalità, e non ci saranno boots on the ground, almeno per il momento. Come del resto ha confermato l’Idf, chiarendo che dopo l’attacco a Beirut non intende allargare il conflitto.

Insomma, prima con le migliaia di esplosioni di cercapersone e dispositivi wireless, ora con l’omicidio mirato dei capi militari, la strategia dell’Idf e del Mossad sembra voler evitare un nuovo vasto fronte al confine nord. Quello di oggi intanto è stato il terzo attacco dell’aeronautica israeliana in Libano dall’inizio della guerra. Nel mese di luglio un raid ha eliminato il numero 2 e capo di stato maggiore del gruppo sciita filoiraniano Fuad Shukr. A gennaio era stata la volta del vice leader di Hamas, Saleh al Arouri, che in quel periodo si trovava nella capitale libanese. Aqil, che secondo l’Idf aveva preso il posto di Shukr come capo di stato maggiore, era appena stato dimesso dall’ospedale dopo che il suo cercapersone era esploso ferendolo martedì scorso. Il meeting dei vertici militari del partito di Dio per decidere sulle nuove mosse contro Israele non ha avuto esito: un altro duro colpo ai miliziani sciiti che da anni progettano “il 7 ottobre della Galilea”.

Un piano per occupare il nord dello Stato ebraico, razziare, rapire e uccidere quanti più civili possibile, ha accusato il portavoce dell’Idf dopo che l’esercito aveva già confermato la responsabilità del raid. La giornata è stata particolarmente difficile anche per le comunità del Golan e dei territori del nord, che fin dalla mattina sono stati bersagliati da almeno 200 razzi lanciati dal Libano. La cittadina di Metulla, al confine, è stata centrata con missili Flak, prodotti in Iran: lo stesso tipo di quello che in luglio ha ucciso 12 tra bambini e adolescenti drusi a Majdal Shams, nel Golan. Nel 350mo giorno di guerra, la metà delle case di Metulla è danneggiata dai razzi, molte sono completamente distrutte. Hezbollah ha pure annunciato di aver preso di mira con razzi Katyusha “il principale quartier generale dell’intelligence” di Gerusalemme nella regione settentrionale in risposta agli attacchi nel sud del Libano. Ma al momento non ci sono conferme. L’Idf da parte sua ha continuato a rispondere distruggendo lanciatori di missili nel sud del Libano e “strutture terroristiche”.

In una brevissima dichiarazione a tarda sera, il premier Benyamin Netanyahu ha commentato dicendo che “gli obiettivi sono chiari e le azioni parlano da sole”. Gli Usa si sono tirati fuori affermando di non essere stati informati dell’attacco a Beirut. Ma il presidente Joe Biden ha affermato che la sua amministrazione sta lavorando per consentire alle migliaia di sfollati israeliani e agli abitanti del sud del Libano di tornare alle loro abitazioni dopo quasi un anno. E ha aggiunto che “non rinuncia agli sforzi per una tregua a Gaza”. Hamas invece ha condannato il “brutale” attacco a Beirut, di pari passo con l’Iran, che ha stigmatizzato la “follia israeliana”. “Il regime sionista subirà una risposta distruttiva da parte del fronte della resistenza”, ha minacciato il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami, in una lettera inviata a Nasrallah.

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Ambiente

Brasile, la siccità torna ad uccidere i delfini in Amazzonia

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La siccità torna ad uccidere i delfini rosa del lago Tefé, nell’Amazzonia brasiliana. Nell’ultima settimana ne è morto in media uno al giorno, secondo quanto dichiarato da Miriam Marmontel, responsabile del progetto di ricerca sui mammiferi acquatici amazzonici presso l’Istituto Mamirauá all’Agenzia Brasil. Nel 2023, più di duecento esemplari erano morti a causa delle eccessive temperature dell’acqua. Tuttavia, in questo caso gli esperti non associano ancora le morti al calore, quanto piuttosto alla siccità che ha ridotto la profondità dell’acqua, esacerbando la coabitazione tra i delfini e gli esseri umani. “Il canale è profondo due metri, largo al massimo cento.

Gli animali si concentrano in quest’area ed è attraverso questo stesso canale che passano le barche, anche quelle più grosse, che accedono al Tefé”, spiega Marmontel. L’Istituto, che monitora costantemente la temperatura dell’acqua, allerta comunque rispetto a brusche variazioni. “Normalmente, il lago durante l’anno varia tra i 22 e i 32 gradi centigradi. Abbiamo già documentato temperature di 27 gradi al mattino e un picco di 38 gradi tra le quattro e le sei del pomeriggio. Quindi si tratta di una grande variazione, di 10 gradi centigradi in dodici ore”.

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