E’ scontro sul fisco. Cgil, Cisl e Uil, di nuovo compatti, bocciano l’impianto della riforma, contestando innanzitutto il metodo ma anche il merito. Il governo si prepara a portare il disegno di legge delega giovedì in Consiglio dei ministri, apre il giro di incontri con le parti sociali ricevendo a Palazzo Chigi i sindacati – domani mattina sarà la volta delle associazioni di impresa e categoria e degli ordini professionali -, rilancia la portata dell’intervento strutturale: “una rivoluzione” dopo 50 anni dall’ultima riforma complessiva che risale agli anni ’70. Ma i sindacati non ci stanno: finora, attaccano, e a 48 ore dalla convocazione del Cdm non c’è stato un confronto “vero”, ma solo una “informativa”. E, in assenza di risposte, non solo sul fisco ma anche sugli altri temi aperti – dalle pensioni alla sicurezza sul lavoro – si dicono pronti a valutare iniziative di mobilitazione.
Compresa la Cisl. Dopo lo sciopero di Cgil e Uil i loro rapporti erano rimasti più freddi. Ora le posizioni riconvergono verso l’unità di azione. Una presa di posizione che arriva alla vigilia del congresso della Cgil, che si apre domani a Rimini, dove venerdì prenderà la parola dal palco anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. L’attesa è sul suo intervento. Il governo, intanto, assicura “la massima apertura al dialogo e al confronto” durante tutto l’iter parlamentare di approvazione della delega fiscale e dei successivi decreti attuativi, considerando che ci sono due anni a disposizione. La questione, per i sindacati, è sul dialogo ma anche sui contenuti, seppur al momento del tutto “sommari”, attaccano. Di fatto non piace loro la strada della riduzione delle aliquote Irpef, da 4 a 3 scaglioni, e l’estensione della flat tax. Al tavolo a Palazzo Chigi con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il viceministro Maurizio Leo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, non manca un vivace scambio di battute.
Per i sindacati ci sono la vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, il leader della Cisl, Luigi Sbarra, il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. Il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, è già a Rimini per preparare l’apertura del congresso, il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, a Firenze per un’assemblea già fissata in precedenza. L’incontro con il governo “non è andato bene né sul merito né sul metodo. Così non va proprio. E’ mancato il coinvolgimento e non siamo d’accordo né sulla riduzione Irpef, perché va a favorire i redditi alti e altissimi, né sulla flat tax, che è fuori dalla dimensione della progressività prevista dalla Costituzione”, afferma Fracassi all’uscita. Cgil, Cisl e Uil, che da tempo hanno una piattaforma unitaria sul fisco, insistono sulla necessità di ridurre le tasse a partire dai redditi medi e bassi da lavoro e da pensione e da “chi le paga sino all’ultimo centesimo”, insiste Sbarra, che rimarca “l’inadeguatezza” del metodo e “l’urgenza” di avere risposte. “Bisogna accelerare il confronto su previdenza, salute e sicurezza, qualità e stabilità del lavoro. Se il governo risponde, bene; diversamente siamo pronti a valutare insieme a Cgil e Uil le iniziative di mobilitazione da mettere in campo”.
Altro tema cruciale è la lotta all’evasione, che il governo intende “perseguire con forza”, puntando a incentivare anche il rientro dei capitali, a semplificare gli adempimenti e in generale ad arrivare ad “un fisco amico”. I 20 miliardi recuperati quest’anno dovrebbero andare ai lavoratori e ai pensionati e al taglio del cuneo di 5 punti già quest’anno e non nell’arco della legislatura, sostiene la Uil. Il governo risponde ai sindacati rilanciando l’obiettivo di una riforma “il più possibile concreta e condivisa” ma anche rimarcando che l’intervento mira a favorire il lavoro dipendente, oltre che a ridurre la pressione fiscale per le aziende.