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Simona Tagli: dopo voto di castità voglio tornare ad amare, van bene Siffredi o Vacchi

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“Ho fatto un voto di castità il 10 dicembre 2009, giorno della Madonna di Loreto, ma ora sono pronta a romperlo perché ho voglia di tornare ad amare. Se non fosse sposato, romperei il voto con Rocco Siffredi o con un uomo che mi piace moltissimo, Gianluca Vacchi”. Così la conduttrice Simona Tagli annuncia la voglia di tornare a vivere la sua vita sentimentale e sessuale intervistata da Monica Setta a Storie di donne al bivio weekend, nella puntata in onda sabato 19 ottobre, alle 15.30 su Rai2. Alla giornalista Tagli racconta dei suoi uomini.

“Tutti grandi amatori perché per me il sesso è sempre stato importante – dice – Tra Alberto di Monaco e Antonio Zequila la palma di amatore numero uno va al Principe. Quando l’ho conosciuto io, mille anni fa, eravamo giovani e lui era libertino. Amava danzare, cantare e divertirsi. Anche Zequila merita la lode come amante ed è un gentiluomo”. Dall’unione con Francesco Ambrosoli, invece, è nato il grande amore della sua vita, la figlia Georgia di diciannove anni. “Mi sono dedicata totalmente a lei e il mio voto di castità era legato soprattutto alla mia dedizione al ruolo di mamma – spiega – Non mi sono affatto pentita di avere rinunciato agli uomini per tanto tempo, ma ora torno ad amare”. Ex concorrente del Grande Fratello, nella casa Tagli sembrava essersi “avvicinata” all’attrice Beatrice Luzi. “Lì in realtà ho capito che amo gli uomini e che voglio tornare ad avere una relazione stabile”, commenta. Anzi, aggiunge, “ho conosciuto un uomo e penso che, al di là di Siffredi e Vacchi, annuncerò a breve il mio fidanzamento”.

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Coldiretti, nei campi italiani mancano 100mila lavoratori

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Nei campi italiani mancano 100mila lavoratori per garantire la raccolta dei prodotti e la lavorazione dei terreni, ma anche le attività di trasformazione e quelle più specialistiche, con il rischio di minare la sovranità alimentare del Paese in un momento di forti tensioni internazionali. A denunciarlo è Coldiretti in occasione dell’incontro sul lavoro in agricoltura a Palazzo Rospigliosi a Roma.

Le imprese che assumono dipendenti in agricoltura, secondo l’organizzazione agricola, sono oltre 185.000 ed occupano circa 1 milione di lavoratori, per oltre 120 milioni di giornate di lavoro, di cui circa 1/3 è rappresentato da occupati provenienti da altri Paesi, con rumeni, indiani, marocchini, albanesi e senegalesi in testa alla classifica delle nazionalità più presenti. Una presenza importante – commenta Coldiretti – che non basta però a coprire le necessità delle imprese agricole, anche per alcune lacune nell’attuale normativa, a partire dal meccanismo del click day, con poche quote e non tempestive rispetto alle esigenze di stagionalità del settore agricolo.

Capita spesso, infatti, che il lavoratore – sottolinea l’organizzazione – arrivi quando le attività di raccolta per le quali era stato chiamato sono già terminate. Per superare le attuali difficoltà occorre – sostiene Coldiretti – passare ad una gestione diretta e controllata dei flussi migratori e le ultime modifiche introdotte alla normativa sul decreto flussi rappresentano un passo importante verso la semplificazione e il rispetto dei tempi di ingresso dei lavoratori, che vanno ora implementate con un maggiore coinvolgimento delle associazioni datoriali e dei consolati. In questo modo sarebbe più facile anche far emergere situazioni di sfruttamento lavorativo e caporalato.

In tale ottica – rileva l’organizzazione – serve anche potenziare la Rete del lavoro agricolo di qualità attraverso sistemi di premialità per le imprese che vi aderiscono e rendendo sempre più efficienti i servizi sul territorio per far incontrare domanda e offerta, con il coinvolgimento delle realtà locali e, soprattutto, degli enti bilaterali agricoli territoriali. Coldiretti denuncia infine la grave carenza di lavoratori che rischia di limitare fortemente la crescita dell’industria alimentare italiana con oltre 60.000 figure professionali da individuare nei prossimi 5 anni.

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Body shaming su social, sindaca di Latina ‘denuncerò’

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“Continuano le offese social sul mio aspetto fisico. Mi riservo di adire le vie legali” .Lo sottolinea, in una nota, la sindaca di Latina Matilde Celentano. “E’ intollerabile – prosegue la sindaca – che debba essere giudicata non per l’operato che attiene alla funzione di sindaco, ma per il sospetto di ricorrere alla chirurgia estetica. Sono consapevole di essere un personaggio pubblico e mi prendo anche le critiche, ma deve finire questo attacco alle donne che fanno ricorso ad interventi migliorativi della propria estetica, dietro i quali ci potrebbero essere problemi psicologici e di salute”.

“Ho già chiarito pubblicamente i motivi per i quali il mio fisico ha subito modifiche transitorie, dovute alle terapie a cui mi sono sottoposta per la cura di un tumore, ma in ogni caso – prosegue Celentano – anche qualora fossi ricorsa a interventi di chirurgia estetica, nessuno ha il diritto di giudicare non soltanto me ma tutte le donne che avessero fatto scelte simili. Lo trovo un attacco becero e irrispettoso della persona”. “La derisione del corpo e la discriminazione di una persona per il suo aspetto fisico sono configurabili nel body shaming. Una pratica che va fortemente condannata. In queste ore, ho trovato scritto sui social commenti di questo genere: ‘Io l’ho incontrata una sera a cena e vi assicuro che adesso è tutta rifatta in viso, ecco i soldi che fine fanno. Ride, sti politici è tutto un magna magna’. E ancora: ‘Le labbra a canotto no’. E poi altri insulti ricevuti nella giornata di ieri che si aggiungono a quelli dei mesi passati subiti durante la malattia. Ce ne è abbastanza per indurre chiunque a reagire facendo ricorso alle vie legali” conclude la sindaca di Latina.

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In Italia aumentano poveri alimentari, 500mila in più

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La povertà alimentare torna a crescere in Italia con 500mila persone in più colpite da deprivazione materiale. Nel 2023 sono 4,9 milioni gli italiani – l’8,4% della popolazione over 16 – che non hanno potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni. A lanciare l’allarme, alla vigilia della Giornata mondiale dell’Alimentazione promossa dalla Fao, è il quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid dal quale emerge anche che 2,9 milioni di italiani (il 5,8%) non si è potuto permettere di mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese. E i dati sono sempre più allarmanti anche a livello globale.

Nel mondo, secondo l’ultima analisi di Save the Children, più di 17,6 milioni di bambini sono nati in condizione di fame nel 2023, un quinto in più rispetto al 2013, pari a 33 bambini affamati ogni minuto, 1 ogni 2 secondi. Le cifre dell’Onu parlano di 733 milioni di persone che soffrono la fame per guerre, shock climatici e crisi economiche e 2,8 miliardi sono privati di una alimentazione corretta. Un problema, quello della scarsa qualità della nutrizione, che riguarda sempre più italiani, con solo il 5%, secondo l’indagine ‘Arianna’ condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che segue la dieta mediterranea “a causa di un’occidentalizzazione delle abitudini alimentari”.

La deprivazione alimentare materiale, precisa ActionAid, significa l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni; quella sociale è il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. In Italia, tra il 2019 e il 2022, la deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%, un risultato a cui hanno contribuito le misure come il Reddito di cittadinanza. Tuttavia, nel 2023, la loro diffusione è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l’8,4% – 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni – per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% – 2,9 milioni di italiani. Ciascuna voce sale di circa 500mila unità: nel 2022 erano stati infatti 4,37 milioni (il 7,5% della popolazione con almeno 16 anni di età) per la deprivazione materiale, mentre erano 2,4 milioni (4,8%) per quella sociale.

Tra il 2019 e il 2023, il numero di chi riceve aiuti alimentari Fead (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari (dati del ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro). “Sebbene gli aiuti alimentari siano aumentati – commenta Roberto Sensi, responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia – soprattutto a seguito della pandemia, rimangono una risposta necessaria ma insufficiente. È fondamentale implementare un sistematico monitoraggio a livello locale che non si limiti alla dimensione economica dell’accesso al cibo, ma consideri anche aspetti come la socialità, le relazioni e il benessere fisico ed emotivo delle persone”. Per aiutare le famiglie colpite dalla povertà alimentare la Coldiretti ha lanciato, sempre in vista della Giornata dell’Alimentazione, la spesa sospesa nei mercati contadini di Campagna Amica mentre arriva dalla Società Italiana di Pediatria il progetto ViviSmart a scuola che coinvolge oltre 50 Istituti per l’educazione alimentare.

Di necessità della trasformazione dei sistemi agricoli alimentari per combattere la piaga della fame nel mondo ha parlato qualche giorno fa il vicedirettore generale della Fao, Maurizio Martina, secondo il quale “bisogna intensificare gli sforzi soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo”. La giornata mondiale dell’alimentazione (che si celebra nel giorno della nascita della Fao il 16 ottobre del 1945) “non è solo un momento celebrativo – ha sottolineato – ma deve essere un momento di grande responsabilità per i governi in primis ma anche per i cittadini”. Nel mondo sono circa 2 milioni i bambini, secondo l’Unicef, che soffrono di malnutrizione acuta grave e che rischiano di morire a causa della mancanza di fondi per l’acquisto di alimenti terapeutici.

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